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La fine del diritto all’obiezione di coscienza?

Nicola Zingaretti

© Public Domain

Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 26/06/14

Il Governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, con un provvedimento amministrativo ha cancellato i diritti dei medici obiettori per "salvaguardare la 194"

Se per legge può rifiutarsi secondo coscienza di operare un’interruzione volontaria di gravidanza, non può sottrarsi al suo compito di cura all’interno dei consultori familiari. Sarebbe questo il motivo che ha spinto il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti (PD), ad emanare un decreto sulla riorganizzazione dei servizi medici per la salute della donna.

«In merito all’esercizio dell’obiezione di coscienza tra i ginecologi», si legge nel decreto: «si ribadisce come questa riguardi l’attività degli operatori impegnati esclusivamente nel trattamento dell’interruzione volontaria di gravidanza. Al riguardo, si sottolinea che il personale operante nel consultorio familiare non è coinvolto direttamente nell’effettuazione di tale pratica, bensì solo in attività di attestazione dello stato di gravidanza e certificazione attestante la richiesta inoltrata dalla donna di effettuare Ivg».

Il dovere di garantire le cure nei consultori riguarda anche la contraccezione. «Per analogo motivo», continua infatti il decreto: «il personale operante è tenuto alla prescrizione di contraccettivi ormonali, sia routinaria che in fase post-coitale, nonché all’applicazione di sistemi contraccettivi meccanici», come la spirale (L’Espresso, 24 giugno).

“Non faccio aborti, ma ritengo che non sia giusto esasperare il diritto all’obiezione di coscienza”. Così Paolo Scollo, presidente della Sigo, Società italiana di ginecologia e ostetricia, primario all’ospedale Cannizzaro di Catania, che in una intervista a Repubblica, definisce come “ragionevole” la scelta di Zingaretti. Secondo il primario ci sono dei limiti entro i quali applicare questo diritto : “La ragionevolezza. Se una paziente viene da me perché vuole abortire, io applico la legge. Cerco cioè di capire le sue ragioni, provo anche a dissuaderla, ma poi rispetto la decisione e faccio il certificato. Non si deve esasperare il concetto dell’obiezione di coscienza.” E prosegue precisando come – secondo lui – andrebbe esercitato il diritto all’obiezione: “Se ci riferiamo al medico del consultorio che si rifiuta di fare un certificato, la risposta è sì, è una esasperazione. Dunque è giusto il “richiamo” fatto dalla Regione Lazio. Se invece parliamo di un ginecologo che per coscienza non vuole fare aborti, la risposta è che non c’è nessun abuso ma soltanto il rispetto per le scelte etiche di ogni individuo” (La Repubblica, 25 giugno).

Tuttavia il Presidente PD del Lazio Nicola Zingaretti, avrebbe attuato questa nuova direttiva senza confrontarsi con l’Aula consiliare e – secondo la consigliera di opposizione Olimpia Tarsia – in contrasto con il dettato della 194: «Scopro tutto ora e non mi sembra vero. Evidentemente Zingaretti temeva il confronto in Consiglio e quindi ha scelto di agire direttamente, violando palesemente la legge 194: all’articolo 9 si specifica che l’obiezione di coscienza vale anche per i percorsi descritti dagli articoli 5 e 7, proprio quelli relativi alla certificazione. Non c’è possibilità di interpretare diversamente la norma». Eppure, sempre nelle linee guida regionali, si legge che per analogo motivo il personale è tenuto a prescrivere i contraccettivi, compresi quelli abortivi come la Iud o la pillola del giorno dopo. «Peccato che sia l’opposto. Infatti, per analogo motivo legato all’articolo 9 della legge 194, si prevede che il medico non sia obbligato a prescrivere abortivi» (Tempi, 24 giugno).

Su questo stesso punto arriva un commento arriva anche da Paola Ricci Sindoni e Domenico Coviello, presidente e copresidente nazionali dell’Associazione Scienza & Vita che spiegano l’arbitrio della legge: “Il provvedimento contenuto nelle linee guida per i consultori emanato dal Governatore del Lazio Nicola Zingaretti travalica la Legge 194, ponendo un limite illegittimo al diritto all’obiezione di coscienza del personale e, allo stesso tempo, bypassando la prima parte della legge” e spiegano: “Per quanto riguarda l’obbligatorietà delle prescrizioni della pillola del giorno dopo e il coinvolgimento forzato del personale nelle procedure di certificazione, sottolineiamo che la legge 194 esime gli obiettori non solo dai gesti d’aborto ma anche dalle procedure dell’art. 5 (certificazione di preludio)” (Associazione Scienza&Vita, 26 giugno).

Sempre sul fronte politico delle opposizioni, l’incredulità di Federico Iadicicco, dirigente nazionale di Fratelli d’Italia: “Non mi sarei mai aspettato da Zingaretti un atto così ostile nei confronti della libertà della persona, la libertà di un medico di non accostare in nessuna maniera la sua professionalità a pratiche soppressive della vita umana, della vita indifesa per antonomasia. Vorrei chiedere a Zingaretti: dove siamo arrivati? Come si può tutelare qualsiasi pulsione proveniente dall’io e dalle sue voglie e poi invece costringere un medico a compiere atti contrari alla sua coscienza?” E prosegue con un appello: “Ripensaci Zingaretti, te lo chiedo per carità, non lasciarti travolgere dalla follia nichilista che inesorabilmente sembra avanzare ovunque ed in particolar modo nella sinistra italiana ed europea” (Notizie Pro Vita, 25 giugno).

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