Un’immersione nell’itinerario spirituale e nella dimensione “mistica” della giovane ebrea olandese uccisa ad AuschwitzLe tue lezioni sono dure, mio Dio, lascia che io sia la tua buona e paziente allieva. Sento di essere uno dei molti eredi di un grande patrimonio spirituale. … Come posso ringraziarti, mio Dio, per tutto il bene che fai affluire in me, ininterrottamente. Per tutta l’amicizia, per i molti pensieri fecondi, per il grande amore che c’è in me e che io riesco a riversare in tutto, a ogni passo.
Tra i testimoni del nostro tempo travagliato, uno spazio particolare l’ha conquistato ultimamente la figura straordinaria di Etty Hillesum (1914-1943), la giovane ebrea olandese uccisa ad Auschwitz e ormai divenuta una figura di riferimento spirituale, con la sua esperienza di vita e la sua morte tragica, per credenti e non credenti.
Attraverso le pagine del suo diario Diario, scritto tra l’8 marzo 1941 e il 13 ottobre 1942, e delle Lettere – inviate da Amsterdam e dal campo di Westerbork tra l’agosto 1941 e il 7 settembre 1943 – è possibile ricostruire i passaggi di un itinerario interiore, che si snoda tra ricerca psicologica ed esperienza spirituale: «La mia vita è un ininterrotto “ascoltare dentro” me stessa, gli altri, Dio».
Dando voce direttamente ai testi di Etty Hillesum, Antonio Gentili delinea nel libro “Sarò io ad aiutare Dio” (Àncora Editrice, 2014) il percorso spirituale della giovane ebrea olandese tenendo come sfondo uno schema che si rifà al magistero degli antichi Padri: “Dal mondo esterno a quello interiore e di qui a Dio”. La prima tappa di questo suo cammino è la progressiva presa di distanza dai legami familiari e sociali, causa di profonde inquietudini: la caotica situazione sentimentale, il conflitto con i genitori che la porta a separarsene e a farsi assumere da un vedovo pensionato di cui diventerà amante e, infine, la drammatica realtà della Shoah. Da qui, in parallelo, un progressivo rientro in sé e la conseguente ricerca interiore consentono a Etty, guidata e stimolata dai consigli dello psicanalista Julius Spier, di liberarsi da condizionamenti interni ed esterni e ritrovare così “il suo centro e radicarsi in quel puro essere attraverso il quale cominciò a manifestarsi come in filigrana il volto di Dio”. Un Dio così intimo e profondo che a volte sembrano invertirsi i ruoli, in uno scambio in cui non è solo Dio a venire in soccorso dell’uomo, ma è anche l’uomo ad interagire con Dio. Di fronte all’”inferno assoluto” della Shoah, Etty infatti disse: «Quando domani Dio non sarà più in grado di aiutare noi, saremo noi a dover aiutare Dio», conservandone le tracce nel cuore umano.
Erede del grande patrimonio spirituale della tradizione ebraico-cristiana, Etty Hillesum rivelò un acuto senso degli eventi storici, in un mondo travolto nel turbine della guerra e nel dramma di un popolo destinato allo sterminio. Approdata alla fine del 1942 al campo di Westerbork, osserva questo «frammento di storia dell’umanità… triste e vergognoso: un vero manicomio di cui toccherà vergognarci per te secoli. Il sole splende sulla mia faccia e sotto i nostri sguardi avviene una strage: tutto è così impensabile».
Nella gravità di tutta la situazione però, Etty fu capace, grazie alla lezione di Spier, di inquadrare la propria vicenda e trovare la forza di affrontare il dolore. Così, in una lettera dal campo, annota amaramente come «la gente non vuole riconoscere che a un certo punto non si può più ”fare” – nel nostro caso contrastando un destino infame – ma soltanto essere e accettare». E tornando sulla questione nelle pagine del Diario, scrive: «Il solo modo per trovare armonia è accettare le contraddizioni, anche se per accettare la propria rovina si ha bisogno di forza interiore. Come si porta, si sopporta e risolve il dolore, così si riesce a mantenere intatto un pezzetto della propria anima».
Il radicato convincimento che l’uomo porta in sé l’immagine di Dio, apre la strada alla paradossale affermazione che «Una cosa diventa sempre più evidente in me, e cioè che Tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare Te, e in questo modo aiutiamo noi stessi». L’amore verso Dio si traduce così nel donarsi agli altri: «Partirò dal principio di aiutare Dio il più possibile, e se questo mi riuscirà, allora vuol dire che saprò esserci anche per gli altri». Sorretta dalla sua incrollabile fede nella vita, Etty ne sa cogliere la bellezza oltre il “qui e ora”: «Vivere è un bene ovunque, anche dietro il filo spinato e dentro le baracche tutte spifferi, purché si viva con l’amore necessario nei confronti degli altri e della vita».
Il libro di Antonio Gentili rappresenta un’immersione nell’itinerario spirituale e nella dimensione “mistica” della vita di Etty Hillesum, una delle testimonianze più memorabili ed elevate che ci ha consegnato il Novecento: un “pozzo” al quale attingere le risorse per una riflessione personale e arrivare a poter leggere in sé e negli altri un’immagine di Dio.
«Dobbiamo osare il gran salto nel cosmo, e allora si che la vita diventa infinitamente ricca anche nei suoi più profondi dolori». Etty Hillesum
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Antonio Gentili, barnabita, dopo aver operato per anni nella Casa di ritiri spirituali di Eupilio (CO), ha dato inizio a un nuovo centro di spiritualità a Campello sul Clitunno (PG), dove tiene, con collaboratori, Corsi di preghiera profonda e Settimane di digiuno e meditazione per la purificazione integrale. Ha pubblicato numerose opere con Àncora, tra cui Dio nel silenzio. Manuale di meditazione (11 edizioni), Le ragioni del corpo. I centri di energia vitale nell’esperienza cristiana, I nostri sensi illumina. Saggio sui cinque sensi spirituali, A pane e acqua. Pratica e spiritualità del digiuno. Ha curato la prima edizione italiana integrale degli scritti di autore anonimo inglese del XIV secolo, La nube della non-conoscenza, più volte riedita. Per Appunti di Viaggio sta pubblicando, con il titolo Apprendere a meditare, il Corso base (La preghiera del cuore) e il Corso di approfondimento (In silenzio davanti a Dio).