Mentre i suoi compagni festeggiavano, a fine partita Cavani è andato a consolare uno per uno gli azzurri
Mentre tutti i suoi compagni di nazionale festeggiavano in mezzo al campo la qualificazione dell’Uruguay, Edison Cavani si è diretto verso la panchina dell’Italia e ha consolato uno per uno gli azzurri. Carezze, abbracci, strette di mano. Poi lo scambio di maglia con Ciro Immobile.
Testimone pubblico
Un grande gesto per l’Atleta di Cristo che aveva dichiarato ai tempi del Napoli "Considero un privilegio poter utilizzare la mia popolarità di calciatore per testimoniare della mia fede pubblicamente e con notevole risonanza mediatica". Edinson Cavani non ha mai nascosto le ragioni della sua maturazione personale e professionale. "Il mio segreto? Credere in Dio come guida della mia vita. Lui è la mia fede e la mia risorsa".
Amante del settimo giorno
Edison ama la vita di comunità e ha trascorso il capodanno del 2011 in compagnia dei suo correligionari in quel di Castel Volturno, proprio dove si allenava con il Napoli. Ha chiamato uno dei suoi figli Bautista e appena arrivato al Napoli aveva chiesto a Lavezzi di cedergli la maglia numero 7. Nessun vezzo da star, nessuna volontà di emulare chissà quale idolo dell’infanzia, la cifra in questione ha un chiaro valore simbolico, non a caso l’uruguaiano ha indossata il 7 anche a Palermo.
Vita, calcio e fede
"Aprite il cuore e seguite gli insegnamenti di Gesù Cristo, la vostra esistenza cambierà in meglio" è il messaggio di evangelizzazione degli Atleti di Cristo. E l’attaccante uruguaiano lo ripete tutti i giorni, oltre a testimoniarlo nelle 86 pagine che danno forma al suo libro "Quello che ho nel cuore – Vita, calcio e fede" un’autobiografia che racconta l’uomo prima del calciatore.