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Gli azzurri raccontati dal loro “don”

Don Massimiliano Gabbricci

© gonews.it

Credere - pubblicato il 20/06/14

Don Massimiliano Gabricci è il padre spirituale della Fiorentina e della Nazionale

di Elisa Chiari

A bordo campo sta a suo agio, si vede che è abituato. Anche se quello di Coverciano non è precisamente il suo campo. Don Massimiliano Gabbricci è cappellano della Fiorentina, ma da quando il Commissario tecnico è Cesare Prandelli ha adottato anche la “parrocchia temporanea” degli azzurri, almeno nei periodi in cui i ragazzi si allenano al centro federale alle porte di Firenze.

Ha l’aria ruspante e bonaria e sta al gioco di chi gli chiede se sia in cerca di pecorelle smarrite: «Né più né meno che in mezzo agli altri ragazzi, sui campi della vita. Il calcio ne è una finestra, certamente particolare, ma non diversissima dal resto. Partecipo in punta di piedi. Ascolto, se serve conforto. Per chi crede, e ce ne sono, mi metto a disposizione, senza imporre».

Col Ct il rapporto è di profonda stima: «Non la definirei amicizia, ma solo per rispetto, nel senso che so che, sia per me sia per Prandelli, l’amicizia è un concetto molto serio, impegnativo, che richiede maggiore consuetudine. Lo stimo molto, credo di poter dire – senza violare nessun segreto – che è un uomo di fede solida, matura, con un senso alto della coscienza».

Non sempre è così, attorno ai bordi del campo, ma sta scritto «non giudicare», anche se capita che, proprio lì sulla riga bianca, sia stretto il confine tra fede e superstizione: «Accade, sì, che un segno della croce sia un gesto automatico, ma tante altre volte dietro un braccialetto con la croce c’è una sensibilità profonda che magari non ti aspetti in quel contesto. Attorno al campo, a quei livelli, si consumano emozioni forti: mi è capitato, ad esempio, in fase di ultima selezione, quando i 30 convocati dovevano diventare 23, che qualcuno che si sentiva precario mi abbia detto: “Don, stammi vicino”».

Poi, certo, nella consuetudine, non manca il rischio di prendersi, per contrappasso, uno scherzo da prete: «Ricordo con Buffon una volta: mi passava vicino e mi diceva, sornione: “Mi raccomando, don, prega per me”. A un certo punto, a tavola chiedo a Prandelli: “Mister, ma insomma, si può sapere che succede a Buffon?”. “Domenica c’è Juventus–Fiorentina!”». Una trappola in piena regola: indurre il don, cuore viola nonché tifoso del Palio contradaiolo della Lupa, a pregare per il “nemico”, contando sulla distrazione. Rischi del mestiere, per un cappellano serio ma non serioso.

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