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Allarme per un nuovo scambio di embrioni al Pertini

Caso Stamina

© Public Domain

Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 19/06/14

All’ospedale romano, però, non risultano i dati dei denuncianti e minaccia una contro denuncia per calunnia

L’ospedale Sandro Pertini di Roma stavolta è intenzionato a difendersi: non ci sta ad essere accusato per un nuovo scambio di embrioni dopo quello scoperto ad aprile scorso. Anche perché non mancano i motivi di dubbio.

La denuncia del sospetto nuovo scambio è firmata da Giacomo Gentili: ai primi di dicembre si è recato insieme alla moglie al Pertini per un ciclo di fecondazione assistita. “Io e Maria ci siamo sposati 10 anni fa – ha raccontato Gentili ad Affariitaliani.it – Da allora abbiamo fortemente voluto un bambino, senza riuscirci. Siamo una coppia fortemente religiosa e ci siamo chiesti mille volte se fosse giusto o meno affidarci alla fecondazione assistita, poi a dicembre del 2013 abbiamo deciso di ricorrere all'aiuto della medicina. Il protocollo va a buon fine, l'inseminazione artificiale sembra apparentemente perfetta e dopo qualche giorno abbiamo la conferma che uno degli embrioni si è impiantato con successo nell'utero di mia moglie. Può immaginare la nostra gioia” (il messaggero.it 18 giugno).

La gioia però ha durata breve perché dopo essersi sottoposta ad amniocentesi di controllo, i prossimi genitori hanno scoperto che "il profilo genetico del feto non è compatibile né con quello materno né con quello paterno" (rainews.it 19 giugno).

I due vengono messi di fronte a un terribile dilemma: “I medici ci hanno messo davanti ad una scelta. Avevamo sette giorni di tempo per decidere se tenere quella che avevamo scoperto essere una bambina, oppure effettuare un aborto terapeutico. Ma abortire ci è sembrato un delitto a tutti gli effetti. Non ci importa di sapere chi siano i genitori, la nostra bambina avrà un padre e una madre che si prenderanno cura di lei” (il messaggero.it 18 giugno). La coppia si è rivolta all'associazione Agitalia per chiedere un risarcimento danni in sede civile di un milione di euro. I futuri genitori non sono stati richiamati dall'ospedale per un controllo in seguito al primo scandalo scoppiato ad aprile (rainews.it 19 giugno).

Ma il Pertini, che già aveva rilevato in una nota che non risulta alcuno scambio di embrioni, ha intenzione di presentare una denuncia per calunnia (repubblica.it 19 giugno). Dal registro della sala operatoria della procreazione medicalmente assistita dell’ospedale romano non esiste “alcun nominativo riconducibile ai denuncianti”. A questo si aggiunge quanto dichiarato dalla genetista del San Camillo, Paola Grammatico, che ha parlato di “manomissione di dati su altri referti”. La denuncia per calunnia del Pertini si appunterebbe anche contro un successivo comunicato dell'associazione Agitalia che aveva denunciato il presunto scambio di embrioni nel quale si sostiene che una paziente del centro di fecondazione assistita del Pertini avrebbe assistito a modalità di catalogazione del materiale genetico definite "barbariche": ovvero "le provette venivano messe in scatoloni con su scritto il cognome del paziente" senza ricorso a codici a barre e a metodi che "scongiurassero lo scambio di embrioni" (repubblica.it 19 giugno).

Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti che ha rimarcato la gravità di un eventuale procurato allarme: “se qualcuno ha tentato una truffa – ha affermato il governatore del Lazio – ne dovrà pagare le conseguenze, su questo non c'è dubbio. A tutela della legalità, della professionalità degli operatori e anche per rendere chiaro a tutti che su questi temi non si scherza” (repubblica.it 19 giugno).

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