Aleteia logoAleteia logoAleteia
giovedì 28 Marzo |
Aleteia logo
Approfondimenti
separateurCreated with Sketch.

​No alla concorrenza tra scuola statale e paritaria

children in kindergarten – it

© woodleywonderworks /Flickr

Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 18/06/14

Il congresso della Federazione italiana delle scuole materne chiede un confronto aperto tra laici e cattolici sulle istituzioni culturali per favorire il bene comune

“Alla grigia omologazione, che la ‘teoria del Gender’ vorrebbe indurre nei rapporti educativi già dalla più tenera età noi rispondiamo attraverso la massima di un grande educatore: mi riferisco a don Milani e al suo celebre I care, “’Mi interessa’”. E’ il “guanto di sfida” gettato dal segretario generale della Federazione italiana scuole materne (Fism), Luigi Morgano, nell’aprire a Roma i lavori del Congresso nazionale che celebra i 40 anni della sua storia.

La Fism riunisce 7.800 scuole dell’infanzia no profit paritarie di ispirazione cristiana, presenti in 4.800 comuni italiani (più della metà del totale) con quasi 500 mila alunni e un personale di 45 mila unità. Dal punto di vista della distribuzione geografica il 57,7% delle scuole dell’infanzia paritarie Fism è al Nord, il 13,4% al Centro e il 28,9% al Sud. La regione con la maggior concentrazione è la Lombardia che da sola rappresenta il 37,7% del Nord e il 21,8 di tutta l’Italia. Una realtà che si interseca con quella della scuola statale dando risposta a necessità che questa non è in grado di soddisfare.  

C’è una forte motivazione valoriale alla base della scelta delle scuole paritarie dell’infanzia di ispirazione cristiana anche da parte di genitori non praticanti, come dimostra una ricerca curata dall’Ipsos presentata nel corso del congresso. Il 27 per cento dei genitori del campione interpellato ha risposto che sceglie questo tipo di scuola perché “offre un modello educativo di ottima qualità”, il 18 per cento perché “si ispira a valori nei quali io credo”, il 14 per cento perché “ne ho sentito parlare molto bene da altri genitori” e il 13 per cento perché “ha delle strutture di ottima qualità”.

Il tasto dolente per la libertà di scelta educativa è, da sempre, quello economico. Ogni bambino che frequenta una scuola dell’infanzia paritaria, sottolinea la Fism, costa allo Stato circa 450 euro all’anno contro i 6.116 euro del costo di ogni alunno della scuola dell’infanzia statale. Grazie all’intero sistema delle scuole dell’infanzia paritarie (comprese quelle comunali) lo Stato ogni anno risparmia 4 miliardi di euro.

Per questo, Morgano ha denunciato un “trattamento iniquo” da parte dello Stato: “se lo Stato italiano dovesse sostituire il servizio delle scuole dell’infanzia paritarie con quello delle scuole dell’infanzia statali, l’aggravio, per il solo pagamento del personale, sarebbe di 4 miliardi di euro annui, cui aggiungere gli investimenti per gli edifici e, a carico dei Comuni, gli oneri di gestione”. Per il segretario generale della Fism il sostegno economico è elemento irrinunciabile della parità e “l’inserimento delle scuole paritarie nel sistema nazionale di istruzione, in forza del servizio pubblico svolto, deve comportare l’equità nell’accesso al sistema, senza condizionamenti economici non solo per gli alunni, ma anche per il personale docente”.

E’ proprio qui che si pone, secondo il presidente nazionale della Fism, Redi Sante Di Pol, la sfida che l’organismo dovrà affrontare nei prossimi anni assieme alle altre associazioni della scuola cattolica : “concorrere a realizzare un dinamico sistema nazionale di istruzione, costituito da scuole autonome statali e paritarie che superi gli obsoleti modelli statalistici, accentratori e burocratizzati dei secoli scorsi, e che sia in grado di affrontare le sfide di una società complessa e che si avvia verso la multiculturalità. Diventa pertanto urgente che il dibattito e il confronto, all’interno e all’esterno della Fism, non si pongano solo sul piano di una concorrenza tra scuola statale e scuola paritaria”.

Stop quindi alla contrapposizione tra “laici e cattolici” e sì, invece, ha concluso il presidente, a un “responsabile confronto” su come “liberare tutte le energie della società e porre i cittadini in grado di essere non solo passivi fruitori di servizi, ma partecipi della gestione di strumenti ed istituzioni culturali e formative che concorrano al conseguimento del bene comune”.

Tags:
educazionescuola cattolica
Top 10
See More