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“Chi chiede asilo lo chiede a te”

Congolese refugees – it

© Walter ASTRADA / AFP

Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 17/06/14

Il Centro Astalli per i rifugiati lancia una campagna di sensibilizzazione in prossimità della Giornata mondiale del rifugiato 2014

E' un messaggio contro la paura, dello straniero, del diverso, di chi ha bisogno, di chi chiede di poter condividere delle risorse che, soprattutto in questo momento, appaiono limitate. Si intitola “Chi chiede asilo lo chiede a te – la vera sicurezza è l’ospitalità” la campagna di sensibilizzazione che il Centro Astalli per i rifugiati di Roma lancerà il 18 giugno in prossimità della Giornata mondiale per il rifugiato 2014 (che si celebra il 20 giugno). Protagonisti del colloquio sulle migrazioni, previsto alle 18 all'Università Gregoriana, saranno don Virginio Colmegna, Enrico Letta, p. Giovanni La Manna e Ignazio Marino. Altri protagonisti della cultura italiana come Erri De Luca, Enzo Bianchi, Pupi Avati, Melania Mazzucco, Gad Lerner, Giovanni Maria Flick hanno "regalato" al Servizio per i rifugiati dei gesuiti una frase autografa di commento allo slogan “Chi chiede asilo lo chiede a te” che saranno veicolati dai canali di comunicazione del Centro Astalli. Aleteia ne ha parlato con p. Giovanni La Manna, direttore del Centro Astalli.

Perchè questo titolo e perchè questa campagna?

La Manna: Il desiderio è di sensibilizzare l'opinione pubblica affinchè tutti si sentano toccati dalla responsabilità dell'accoglienza, un obbligo di giustizia che nasce dal rispetto della convenzione di Ginevra che l'Italia ha firmato. Con questa firma il nostro Paese si è impegnato ad accogliere coloro che scappano da guerre e contesti nei quali dignità e diritti umani sono violati. Fino a quando ognuno non senta forte in coscienza l'indegnità della situazione dei migranti e dei rifugiati alla quale assistiamo da troppi anni, credo sarà difficile spezzare la chiusura del nostro sistema Paese per aprirlo alla giustizia e alla piena umanità e aprire anche alla trasformazione di tutta l'Europa. Aspettiamo che il nuovo Parlamento e la nuova Commissione europei si rendano protagonisti di un cambiamento delle attuali politiche di chiusura e contrasto in politiche rispettose delle persone. Il silenzio e l'assenza dell'Unione europea dinanzi anche a fenomeni tragici come la morte in mare di centinaia di persone in cerca di un futuro per sè e i propri cari ci spaventa, ci preoccupa, rischia di farci smarrire i valori che fondano l'Unione europea e nei quali vogliamo riconoscerci sempre. Papa Francesco ci ha ricordato che l'Europa ha perso le sue radici ed è un continente stanco, invecchiato, che va aiutato a prendere coscienza di questa realtà per poterne uscire fuori al più presto, restituendo dignità agli stessi cittadini europei.

Negli ultimi giorni ed ore stanno sbarcando sulle coste siciliane centinaia di immigrati: si può continuare a parlare di "emergenza"?

La Manna: No, se vogliamo essere onesti. L'emergenza è un fenomeno che non ci si aspetta. Noi da anni assistiamo all'arrivo di gommoni e barconi di migranti. Non si tratta quindi di un evento nuovo e in grado di spiazzare. Sappiamo bene, ad esempio, quante siano le persone costrette a scappare dalla Siria in cerca di rifugio e il peso maggiore dell'ospitalità lo stanno sopportando i paesi confinanti cioè la Giordania e il Libano, che sono piccoli e con risorse limitate. Così come sappiamo quante persone stanno già aspettando di potersi imbarcare in Libia per compiere la traversata che li porterà in Italia. Il termine "emergenza" è, quindi, del tutto improprio. Purtroppo il numero delle persone in fuga continua a crescere a dimostrazione della nostra incapacità di mettere pace nel mondo. Sono più di tre anni che è in corso il conflitto in Siria e le persone scappano dalla guerra: non è un fatto che si possa ignorare. Occorre reagire con coraggio e dignità per affermare il rispetto dei diritti di tutti. Stiamo chiedendo ripetutamente all'Unione europea di stabilire canali umanitari sicuri. L'operazione Mare nostrum aiuta a salvare molte vite ma non è sufficiente. Noi vogliamo che ogni singola vita umana venga salvaguardata. E se si vogliono colpire i trafficanti bisogna sottrarre loro questo commercio molto lucroso; oggi, invece, non c'è un'alternativa praticabile, per chi scappa dalla Siria, per arrivare in modo regolare e in sicurezza in Italia e in Europa.

Qual è oggi la situazione dei rifugiati in Italia?

La Manna: Difficile. L'Italia è un paese di transito. Chi riesce ad arrivarci non intende però fermarsi perchè è consapevole che non esistono per lui prospettive di futuro. Occorre pensare per l'Italia un nuovo modello di accoglienza che tenga conto di queste necessità e desideri. I richiedenti asilo e i rifugiati, invece, incontrano molte difficoltà perchè il sistema di accoglienza è insufficiente. Noi non ci stanchiamo di interrogare le istituzioni su quale progettualità esprima il nostro sistema per i profughi. Da qualche settimana assistiamo all'apertura delle chiese in Sicilia, a Palermo, per poter ospitare le persone sbarcate che non possono, evidentemente, essere lasciate per strada. Ma è necessario un sistema intelligente e capace di assorbire i numeri degli arrivi – del tutto prevedibili – assicurando un'accoglienza dignitosa per chi chiede asilo politico. L'accoglienza deve essere progettuale: fin dall'inizio, l'obiettivo deve essere non solo soddisfare le esigenze primarie, ma instaurare relazioni sane che mirino all'integrazione e all'autonomia delle persone prese in carico. Ciò che viene messo in atto adesso, invece, non solo offende la dignità delle persone, ma in un tempo di risorse limitate provoca uno spreco che dovrebbe essere evitato a tutti i costi.

Dal 1° luglio l'Italia assumerà la presidenza dell'Unione europea e tra le questioni che metterà sul tavolo ci sarà senz'altro quella dell'immigrazione. Quali sono le vostre attese?

La Manna: Noi continuiamo a sperare che l'Italia possa impegnare autorevolezza e credibilità per accompagnare tutta l'Unione europea ad affrontare la questione migranti e rifugiati con nuova consapevolezza. Più dignità per le persone e meno preoccupazione per la crisi economica, perchè la nostra vera crisi è culturale ed umana. Chiediamo all'Europa di ripensare tutta l'organizzazione in materia di asilo politico per offrire alle persone che fuggono dai conflitti e dalle torture un'accoglienza che è doverosa, proprio perchè sono state firmate delle convenzioni internazionali in questa materia. L'Unione europea in questo momento ha poco di "unione" e ogni Paese gioca per conto suo e in difesa, perdendo di vista il valore della persona umana. Chiediamo all'Italia di fare fino in fondo e con coraggio il suo dovere per rendere concreti quei valori in cui tutti crediamo, a partire dal valore della vita umana. Basta morti nel Mediterraneo, tutti devono poter aver salva la vita. Trasformiamo il cimitero che è diventato il Mediterraneo in un luogo di incontro di culture diverse, così com'è sempre stato nella storia.

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