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Papa: la Coppa del Mondo sia una “festa della solidarietà tra i popoli”

Pope Francis during audience with “Arma dei Carabinieri” 2 © Sabrina Fusco

© Sabrina Fusco / ALETEIA

Aleteia - Centro Televisivo Vaticano - pubblicato il 11/06/14

Videomessaggio contro il razzismo e sui valori dello sport inviato in apertura dei Mondiali di calcio del Brasile

Pubblichiamo di seguito il videomessaggio in lingua originale – con il testo della traduzione – inviato da papa Francesco in occasione dell’apertura dei Mondiali di calcio di Brasile 2014, che verrà letto durante la cerimonia inaugurale che si terrà il 12 giugno.

Cari amici,

è con grande gioia che mi rivolgo a tutti voi in occasione dell’apertura della Coppa del Mondo 2014, in Brasile.

Vorrei inviare un caloroso saluto agli organizzatori e ai partecipanti, così come ad ogni atleta e tifoso. E anche a tutti gli spettatori che allo stadio o in televisione, alla radio e su internet accompagneranno questo evento che supera le frontiere di lingua, cultura e nazione. 

La mia speranza è che oltre ad essere una festa dello sport questa Coppa del Mondo possa tramutarsi nella festa della solidarietà tra i popoli. Questo suppone però che le competizioni calcistiche vengano considerate per quello che in fondo sono: un gioco e allo stesso tempo un’occasione di dialogo, di comprensione, di arricchimento umano reciproco. 

Lo sport non è soltanto una forma di intrattenimento, ma anche e direi soprattuto un strumento per comunicare valori che promuovano il bene della persona umana e aiutino nella edificazione di una società più pacifica e fraterna. Pensiamo alla lealtà, alla perseveranza, all’amicizia, alla condivisione, alla solidarietà. Infatti sono molti i valori e le qualità incoraggiati dal calcio, che si rivelano importanti, non solo in campo, ma in tutti gli aspetti della esistenza, concretamente nella costruzione della pace. Lo sport è scuola di pace, ci insegna a costruire la pace.

In questo senso vorrei sottolineare tre lezioni della pratica sportiva, tre atteggiamenti essenziali per la causa della pace: la necessità di allenarsi, il “far play” e l’onore tra gli avversari.  

In primo luogo lo sport ci insegna che per vincere bisogna allenarsi. Possiamo vedere nella pratica sportiva una metafora della nostra vita. Nella vita occorre lottare, allenarsi, e sforzarsi per ottenere risultati importanti. Lo spirito sportivo diventa così un’immagine del sacrificio necessario per crescere nelle virtù che costruiscono il carattere della persona. Se per migliorare una persona ha bisogno di esercitarsi molto e continuamente, quanto più sforzo dovrà essere speso per raggiungere l’incontro e la pace tra gli individui e i popoli? Occorre allenarsi tanto.

Il calcio può e deve essere una scuola capace di dare vita a una cultura dell’incontro che permette la pace e l’armonia tra i popoli. Qui viene in nostro aiuto una seconda lezione della pratica sportiva, impariamo ciò che il “far play” del calcio può insegnarci. Per giocare in una squadra è necessario pensare innanzitutto al bene del gruppo, non a se stessi. Per vincere occorre superare l’individualismo, l’egoismo, tutte le forme di razzismo, intolleranza e strumentalizzazione della persona umana. Non solo nel calcio l’egoismo rappresenta un ostacolo per il buon risultato della squadra, perché quando siamo egoisti nella vita e ignoriamo le persone che sono attorno a noi, tutta la società ne è danneggiata.

L’ultima lezione dello sport, utile per la pace, è l’onore tra i contendenti. Il segreto della vitoria in campo, ma anche nella vita sta nel saper rispettare sia il compagno di squadra che l’avversario. Nessuno vince da solo né in campo, né nella vita. Che nessuno sia solo e si senta escluso. Attenzione: no alla segregazione, no al razzismo. Se è vero che al termine di questo Mondiale soltanto una squadra nazionale potrà alzare la Coppa in segno di vittoria, imparando le lezione che lo sport ci insegna, tutti saranno vincitori e potranno rafforzare i legami che ci unisce. 

Cari amici, vi ringrazio per l’opportunità che mi è stata concessa di rivolgervi queste parole, in particolare ringrazio la presidente del Brasile, la Signora Dilma Rousseff, che saluto. Assicuro le mie preghiere affinché non manchino le benedizioni su tutti. Possa questa Coppa del Mondo svolgersi in totale serenità e tranquillità, sempre nel rispetto reciproco, nella solidarietà e nella fraternità tra gli uomini e le donne che si riconoscono membri di una unica famiglia. 
Grazie mille.

[Traduzione a cura di Clarissa Oliveira]

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