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La profonda fede dei giocatori di baseball e football americano

Jugadores de football americano rezando – it

© Smiley N. Pool, Staff

Religión en Libertad - pubblicato il 10/06/14

Amano l'Eucaristia, la preghiera e la successione apostolica

John Harbaugh ha 51 anni, è un ex giocatore e ora allenatore di football americano e vincitore del SuperBowl 2013. Cattolico praticante, ha recentemente partecipato alla cena e alla messa di Catholic Athlets for Christ (Atleti cattolici per Cristo) e a maggio ha concesso un’intervista al National Catholic Register, in cui ha continuato ad esprimere chiaramente le sue convinzioni cristiane.

Le sue risposte mostrano una fede che va ben oltre quello che ha imparato a casa o in parrocchia, una formazione seria e un interesse personale nell’ottenerla.

"La messa mi ricorda che ogni sacerdote, oggi, può tracciare il proprio lignaggio fino a Gesù. C’è una successione ininterrotta di vescovi che nei secoli hanno ordinato sacerdoti, in modo che tutti i sacerdoti cattolici siano veramente uniti a Gesù nei sacramenti. Questo è qualcosa di straordinario e insostituibile che oggi ci offre la Chiesa", ha dichiarato rispondendo alle domande sulla sua decisione di ripristinare una messa regolare per i giocatori e per i membri dello staff tecnico dei Baltimore Ravens che vorrebbero parteciparvi.

John confessa che il suo versetto preferito del Vecchio Testamento è Proverbi 3,5: "Confida nel Signore con tutto il cuore e non appoggiarti sulla tua intelligenza".

Ha dovuto metterlo in pratica, perché lui e sua moglie non avevano figli e questo li rattristava molto: "Alla fine abbiamo deciso di lasciar stare le cose che sfuggono al nostro controllo e di affidarle a Dio", ricorda John. "Abbiamo compreso che se Dio non ha voluto darci figli, questo era il meglio per noi. Lui agisce sempre per il nostro bene, anche se non sembra".

"Ebbene, questa decisione non solo ha portato pace alla mia mente, ma paradossalmente ci ha portati ad avere nostra figlia, che ha ora dodici anni", sottolinea John. "Quando abbiamo smesso di chiedere le cose come le volevamo noi e abbiamo riconosciuto la superiorità e la saggezza di Dio, tutto è andato molto bene".

E aggiunge che il suo libro preferito del Nuovo Testamento è il Vangelo di San Giovanni, in particolare Giovanni 14, 15: "Se mi amate, osserverete i miei comandamenti"

"È una grande spiegazione", dice, "di come l’amore e l’obbedienza vadano mano nella mano. Possiamo dire di amare Dio, ma questo diventa verità solo se osserviamo i suoi comandamenti… Quando la volontà di Dio diventa il desiderio del nostro cuore, si realizzano i suoi grandi progetti per la nostra vita".

Il trio di lanciatori cattolici

La qualità teologica delle risposte di un laico che esercita una professione di alto livello le cui esigenze lasciano poco tempo per altre cose evidenzia l’importanza di una buona educazione cattolica ricevuta durante l’infanzia e la giovinezza.

Trent Beattie ne parla con molta naturalezza nelle sue interviste per National Catholic Register, in cui queste stelle sportive si distinguono anche per una fede studiata e vissuta a fondo.

È il caso di Joe Wieland, di 24 anni, lanciatore del San Diego Padres e figura emergente del baseball, che si sta riprendendo da un grave infortunio al gomito.

Ricorda che inizialmente non pensava molto alla religione, fino a quando si rese conto che tutte le sue abilità sportive "erano dovute alla bontà e alla generosità di Dio". Ha anche frequentato alcuni ritiri spirituali che hanno rafforzato la sua fede.

E dichiara che ciò che più lo attrae della Chiesa è l’Eucaristia: "In ogni Messa avviene un miracolo sopra all’altare. Non lo vediamo con i nostri occhi, ma il pane e il vino si trasformano nel Corpo e nel Sangue di Gesù. È un vero miracolo e io mi sento privilegiato di parteciparvi".

Difende anche il sacramento della confessione: "Tutti cadiamo, quindi non possiamo ricevere l’Eucaristia, abbiamo bisogno di essere nella grazia. Per questo è così utile la confessione. A molte persone viene l’angoscia fino al punto di evitarla, ma non dobbiamo prestare attenzione a come ci sentiamo prima della confessione, ma a come ci sentiamo dopo".

"Non c’è niente come il fatto che ci venga detto che Gesù, attraverso la bocca del sacerdote, ha perdonato i tuoi peccati", aggiunge. "Essere onesti su ciò che è stato fatto di sbagliato è molto umiliante, ma la grazia che si riceve in cambio ne vale la pena. Anche se non sono stati commessi peccati mortali, è un sollievo sbarazzarsi di quelli veniali che sono stati accumulati".

Justin de Fratus, lanciatore 26enne dei Filadelfia Phillies, offre risposte simili. Cresciuto come cattolico, ha testimoniato con un DVD riguardo altri giocatori cattolici praticanti come lui che hanno "acceso il fuoco della fede", addormentata dalla scarsa pratica religiosa che una vita di continui viaggi implica.

Infine, un infortunio nel 2013 che considera "una benedizione di Dio" gli ha permesso di fermarsi, pensare e vedere ciò che conta davvero nella vita: "Amare Dio e fare la sua volontà".

Tra le cose più entusiasmanti della Chiesa lui dichiara il fatto di "essere parte di una comunità di credenti. Alcune persone tendono a vedere la religione come qualcosa ‘tra Dio e me’ e nessun altro. Però bisogna ricordare che quando Dio si fece uomo fondò una Chiesa alla quale dovrebbero appartenere tutti i suoi seguaci", ha indicato Justin. "Mi piace molto questo aspetto fraterno dell’essere cristiani: sei in una squadrar, la squadra di Dio".

Abituato a vivere in ambienti protestanti, cita come "di maggiore importanza" il fatto "che la Chiesa cattolica è stata fondata di rettamente da Gesù Cristo. Come cattolici, siamo in grado di andare a ritroso nella nostra discendenza attraverso i vescovi nei secoli, fino ai primi, agli apostoli, e quindi, certamente, Gesù stesso… Senza un’autorità centrale basata sul Papato, ogni persona crea una religione propria e si moltiplicano le denominazioni".

A completare il trio di lanciatori Jeff Suppan, di 39 anni, attuale compagno di de Fratus intervistato da Beattie quando stava nei Milwakee Brewers. Andato in pensione a gennaio, ora può realizzare il progetto che aveva confidato allora: "Andare a messa quotidianamente".

È un grande ammiratore di S. Teresa di Gesù Bambino e vede la preghiera come "la cosa più importante per chiunque. Non importa dove sei o cosa stai facendo, devi pregare ogni giorno. La comunicazione con Dio è un aspetto essenziale della vita cristiano. Non c’è nulla che possa sostituirla".

E dà un consiglio: "Procurati un direttore spirituale che sia fermo nella fede. Senza il suo consiglio, quasi sicuramente ti sbaglierai nelle percezioni che hai di te stesso e degli altri, e questo ti porterà a compiere decisioni sbagliate".

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