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La Chiesa nella storia

St. Mary Fresco inside Hagia Sophia (Istanbul). – it

Kengoora / Flickr CC

Dimensione Speranza - pubblicato il 06/06/14

La realtà della Chiesa viene espressa mediante le immagini bibliche, viste nella loro realizzazione e presentate secondo le articolazioni del vissuto ecclesiale, con accentuazioni differenziate

di Marino Qualizza

Sviluppo e cambiamenti dell’immagine della Chiesa

L’attenzione alla storia della Chiesa in senso teologico è una scelta abbastanza recente, in quanto esce dal superamento di una visione statica che pensava la Chiesa come una realtà eterna ed immutabile, calata dall’alto. La ripresa della dimensione storica come sviluppo e mutamento, ha permesso una conoscenza prima impensabile, ma in linea con lo sviluppo biblico, che riguarda i due Testamenti, come abbiamo mostrato nei capitoli precedenti. La messe di nuove acquisizioni che questo indirizzo ha offerto, ci permette di stabilire anche delle periodizzazioni che inglobano i XX secoli del cammino ecclesiale.

Tratteremo in primo luogo dei primi tre secoli sotto il segno della Chiesa mistero. Dopo la svolta costantiniana si parla della Chiesa come impero; questo è il periodo più lungo, perché si protrae per più di mille anni e presenta volti contrastanti. Segue il tempo della Chiesa nel mondo moderno; è una Chiesa posta in questione in Occidente e dà luogo alle diverse confessioni ecclesiali. Un capitolo particolare sarà dedicato al periodo dell’illuminismo, del romanticismo e della restaurazione; ci presenta la Chiesa come istituzione e società. Infine la Chiesa fra i due concili Vaticani.

Questo il lungo arco di tempo che presenteremo seguendo le linee offerte da Mysterium Salutis 7 267-339, con il valido contributo di Heinrich Fries. Alla fine indicherò altra bibliografia per ulteriori approfondimenti.

La Chiesa come mistero

La ricchezza peculiare dei primi tre secoli cristiani è costituita dalla esperienza vissuta del mistero, cioè dell’iniziativa di Dio nei riguardi dell’umanità e che si esprime nel dono di Cristo e della sorgente di grazie che ne scaturisce mediante i sacramenti, in modo che i credenti diventano comunità vivificata dallo Spirito. È una comunità che vive in tempi difficili, segnati da persecuzioni che mettono a dura prova la fede dei credenti. Ciò che caratterizza questa comunità è la libertà della fede di fronte alle difficoltà, intese come verità della adesione e fedeltà a Cristo. E’ una Chiesa che vive la comunione come realtà compatta, non come contrapposizione di parti.

La realtà della Chiesa viene espressa mediante le immagini bibliche, viste nella loro realizzazione e presentate secondo le articolazioni del vissuto ecclesiale, con accentuazioni differenziate. La prima immagine ed anche designazione è quella di nuovo popolo di Dio. L’indicazione è particolarmente importante, perché sintetizza tutta la storia della salvezza e ne dà una visione teologica. Il punto di partenza è l’alleanza al Sinai, dove Dio costituisce il suo popolo, che è tale, perché ha Dio come iniziatore e creatore. Dal Sinai l’orizzonte si apre fino all’origine dell’umanità, dove appunto inizia anche la Chiesa, ecclesia ab Adam, ecclesia ab Abel, come dirà s. Agostino. Questa apertura fino all’origine dell’umanità ha una valenza speciale, perché fa coincidere la storia della salvezza con l’inizio dell’umanità, mettendo in luce il suo progetto unitario voluto da Dio. Non è una storia naturale, ma di grazia e di amore divini.

Un altro titolo è dato alla Chiesa intesa come corpo. Il riferimento a san Paolo è palese, tanto in Rom 12 e 1Cor 12, come realtà locale, quanto come realtà cosmica in Ef 1 e Col 1. In questo secondo caso si mette in luce la forza e la potenza di Cristo che agisce all’ interno della Chiesa mediante i doni dello Spirito e le realtà sacramentali, soprattutto l’eucaristia. Una ulteriore designazione è casa o tempio di Dio. In stretto collegamento con il vangelo di Giovanni che indicava Gesù come tempio di Dio, anche i cristiani si mettono in questa linea. La Chiesa non è un edificio in cui si raduna, ma è lei stessa questo edificio che diventa ed è presenza di Dio. Da qui si comprende come nei primi tempi e non solo per difficoltà politiche, i cristiani non avevano templi di pietre, ma le pietre vive erano essi stessi, come leggiamo in 1Pt.

Ciò rende la Chiesa come communio sanctorum. Non è una designazione arbitraria, ma la comprensione semplice e gioiosa della iniziativa gratuita di Dio, tutto è dono di Dio. Strettamente collegato è anche il titolo di sposa di Cristo, nel quale si afferma la fedeltà dell’amore di Dio e contemporaneamente si ricorda l’impegno della Chiesa di corrispondere a questo amore, cosa che non avviene automaticamente, perché la comunità storica è anche Chiesa dei peccatori. C’è una lunga testimonianza dei Padri della Chiesa da Clemente a Giustino, Ireneo, Origene che parlano con accenti anche coloriti della comunità come casta meretrix, dove si accenna alla conversione: è una Chiesa che viene dal peccato ed è purificata dall’amore di Dio. Il testo che viene ricordato nella descrizione di queste immagini è quello di Ef 5,25-30, la Chiesa lavata da Cristo e resa bella senza macchie né rughe.

A questa immagine si collega facilmente quella della Chiesa madre. È madre perchè le è stata donata la vita e a sua volta la dona mediante i sacramenti e nella adesione alla verità del vangelo. Così è spontaneo il richiamo di Eva e Maria, in riferimento alla creazione di Eva dal costato di Adamo e della Chiesa dal costato di Cristo, secondo Gv 19,34.

Accanto ai titoli che abbiamo ricordato, si aggiungono anche simboli e allegorie, tipici del modo di leggere le Scritture, ma non si ricavano solo dalle Scritture, ma anche da raffigurazioni tipiche della filosofia, mitologia e mondo religioso. Il più simpatico e colorito è il mysterium lunae. La prima osservazione è che la Chiesa, come la luna, non risplende di luce propria, ma è illuminata dal Cristo. E mentre il sole-Cristo brilla e illumina sempre, la Chiesa è sottoposta alla mutabilità dei tempi, vive le fasi lunari di luce e ombra, caratterizzate dalle difficoltà della storia e dalla infedeltà dei suoi credenti. La luna era associata anche all’idea della fertilità, per cui con essa vengono ricordate anche le funzioni della Chiesa come sposa e madre che genera e risplende.

Classico è anche il simbolo della nave, fabbricata con il legno della croce, il cui albero maestro si intreccia con l’antenna e forma una croce; il nocchiero è Cristo, come ci ricorda nel suo libro Hugo Rahner, l’ecclesiologia dei Padri, Paoline, Roma. La nave solca i mari ed affronta le tempeste ed i marosi, è sempre in pericolo di affondare, ma il Cristo la tiene a galla, per cui fluctuat, non mergitur, fluttua, ma non sprofonda. A questa immagine si collega strettamente quella dell’arca di Noè. Ne aveva trattato anche la prima lettera di Pietro, parlando del diluvio e della perdizione di tutti coloro che non erano nell’arca. Nel commento di san Cipriano si era giunti alla ardita affermazione ‘extra ecclesiam nulla salus’ fuori della Chiesa non c’è salvezza.

L’espressione ha dato luogo ad una interpretazione restrittiva che ha creato molti problemi nell’età patristica e li ha protratti fino ai nostri giorni, in particolare al concilio Vaticano II ed alle sue precisazioni. Si veda Lumen Gentium 16. Dall’arca si passa anche alla barca di Pietro con le indicazioni già sopra ricordate, ma anche con una sottolineatura particolare del ruolo di Pietro, dato che Cristo insegna dalla barca di Cristo.

Questi simboli sono stati elaborati in un contesto culturale platonico, che bene si adattava a quello ecclesiastico, almeno su questi livelli, perché aiutava a collegare la realtà celeste con quella terrestre. In un modo infinitamente più concreto e reale di quello platonico, gli scrittori ecclesiastici di questo periodo parlano del rapporto della Chiesa terrestre con quella celeste definitiva, perché fra le due c’è una continuità garantita dallo Spirito Santo. Dobbiamo notare solo fugacemente che i modelli platonici sono stati strumenti molto utili nel delineare la realtà della Chiesa che non era frutto della filosofia platonica, ma del dono di Dio.

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