Farida Belghoul, paladina antirazzista negli anni '80, coinvolge oggi i genitori in una campagna di boicottaggio contro l'indottrinamento gender nelle scuole francesi
di Federico Cenci
C’è un filo conduttore nell’impegno sociale di Farida Belghoul. Negli anni ’80 scendeva in strada come capofila del “movimento beur”, formato da frotte di giovani nordafricani che invocavano integrazione nella società francese. Oggi, dopo quasi trent’anni di “riposo” dall’attività pubblica, una nuova emergenza sociale l’ha spinta a spendersi in prima persona, sfruttando la sua incontestabile dote di trascinatrice. Si tratta della diffusione dell’ideologia di genere, che “è mortifera” e fa parte di “un progetto mondiale il cui obiettivo è fare in modo che i bambini perdano tutti i punti di riferimento”.
Il Foglio
, che testimoniano il livello di consapevolezza che questa icona dei diritti civili, di origine algerina, ha maturato rispetto al fenomeno, il quale “tende a far perdere ai bambini anche l’ultimo caposaldo che permetteva loro di identificarsi in qualcosa di radicato e solido: la loro identità sessuale”.
In Francia il gender ha iniziato a insediarsi tra i banchi di scuola da qualche anno, quando ancora la stragrande maggioranza dei cittadini non avrebbe mai osato immaginare che un progetto educativo potesse essere così sovversivo da minare finanche le basi del diritto naturale. Ora, il progetto ha raggiunto il suo apice. “Con il pretesto ingannevole della ‘lotta per l’uguaglianza e contro l’omofobia’” il ministro dell’Istruzione, Vincent Peillon, “sulle tracce del suo predecessore Luc Chatel”, ha fissato l’obiettivo per l’inizio della prossima stagione scolastica di ufficializzare l’educazione gender nelle scuole.
Sarebbe l’imprimatur istituzionale a una realtà già esistente nei fatti: “centinaia di scuole sono coinvolte nel progetto, che ha come scopo dichiarato quello di ‘decostruire gli stereotipi di genere’”. E per stereotipi di genere, questi “giacobini dell’identità sessuale”, intendono la differenza tra filles e garçons, l’attitudine di una bambina a giocare con le bambole e di un bambino con le macchinette. Per Farida Belghoul tutto questo è folle. “Piaccia o meno ai sostenitori del gender – sbotta la pasionaria – la differenza sessuale è all’origine dell’umanità. La riproduzione umana avviene grazie a questa differenziazione che è da sempre alla base del mondo in cui viviamo, e che l’ideologia del genere vuole distruggere in maniera sorniona, alle spalle dei genitori”. È “un progetto chiaro e organizzato, che dobbiamo assolutamente fermare”, ribadisce.
Per fermarlo, ha promosso e organizzato un movimento di boicottaggio dal nome Journée de Retrait de l’Ecole (“un giorno al mese senza scuola”). Alla sua idea hanno aderito entusiasticamente oltre settanta comitati e migliaia di genitori finora disimpegnati da attività di questo tipo. Essi stessi si sono prodigati, innescando un tam tam che – correndo velocemente attraverso sms, poste elettroniche, social network e passaparola – ha raccolto una valanga di adesioni. Molte scuole francesi si sono ritrovate così semi-vuote, in segno di protesta contro l’educazione a tinte “arcobaleno”.
La campagna di boicottaggio ha spaventato il Governo, a tal punto che il ministro dell’Istruzione Peillon ha precipitosamente convocato quei genitori (cattolici, musulmani, non credenti…) che avevano deciso di ritirare i propri figli da scuola, per spiegar loro che l’indottrinamento gender agli alunni è solo una credenza frutto di quell’ossessione da complotto tipico di “reazionari” e ordita dalla “estrema destra negazionista”. Ma l’imperituro esercizio, peculiare della gauche, di agitare lo “spettro nero” non ha sortito stavolta l’effetto desiderato.