di Alessandro Notarnicola
L’agenda di Papa Francesco sabato 7 giugno segna un appuntamento molto importante: il Santo Padre, infatti, in occasione del 70 anniversario dalla fondazione, incontrerà le società del Centro Sportivo Italiano che occuperanno – festosamente si intenda – l’intera area di Piazza San Pietro lungo tutta Via della Conciliazione, allestendo un grande nonché immaginario campo da gioco o, se si preferisce, “un grande villaggio dello sport aperto a tutti”.
Fondato nel 1944 su iniziativa della Gioventù italiana di Azione Cattolica, quest’anno il Centro Sportivo Italiano (Csi) spegne settanta candeline. Pertanto, in seguito al decennale del 1955 celebrato alla presenza di decine di migliaia di atleti provenienti da tutta Italia per fare festa alla presenza di Pio XII in piazza S. Pietro, e dopo l’ultimo incontro dieci anni fa con Giovanni Paolo II in Aula Paolo VI, oggi Papa Francesco incontrerà le società sportive di tutt’Italia in piazza San Pietro.
«Benvenuti a questo incontro, che ricorda i sessant’anni della vostra benemerita Istituzione, fondata per evangelizzare il mondo dello Sport in Italia», ha detto San Giovanni Paolo II in occasione dell’incontro di Sabato 26 giugno 2004, «Vorrei riprendere in questa circostanza l’invito del Signore al ragazzo di Nain, che è stato il tema del mio recente pellegrinaggio apostolico in Svizzera, per riflettere anche con voi sul senso della vostra missione nella Chiesa e nella società. "Alzati! Ascolta! Mettiti in cammino!". Queste parole ho rivolto ai giovani raccolti nel Palazzo di ghiaccio di Berna lo scorso 5 giugno. Questo stesso invito ripeto a voi, cari amici del Centro Sportivo Italiano. Ciascuno di voi è chiamato a seguire Cristo e ad essere suo testimone nell’ambito sportivo», ha proseguito rivolgendosi ai tanti ragazzi, atleti e non, che affollavano l’Aula Paolo VI.
“Evangelizzare il mondo dello sport” e renderlo più sano, tale da poter essere vissuto senza dover far capo ad aspetti a volte bui e angoscianti, è uno degli obiettivi che la stessa società civile dovrebbe prefissarsi, mediante l’intervento riformista delle Istituzioni competenti e mediante il senso etico sito in tutti coloro che si occupano di sport: atleti, tecnici sul campo, tifoserie, forze dell’ordine, cronisti, commentatori e semplici spettatori.
È necessario promuovere una mentalità e una cultura sportiva che attraverso il "fare sport", non solo "il parlare di sport", faccia riscoprire la piena verità sulla persona.