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​Democrazia 2.0: più liberi di partecipare?

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Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 04/06/14

E’ necessaria una regolamentazione sovranazionale per assicurare la libertà di accesso ma tutelare da possibili abusi

La Rete rappresenta una straordinaria opportunità data al nostro tempo di intensificare i rapporti tra le persone e anche di far entrare i cittadini nei palazzi delle istituzioni avvicinandoli ai luoghi in cui si decide la cosa pubblica: sulla positività di questo processo sono tutti d’accordo. Occorre, tuttavia interrogarsi, sui problemi che possono nascere nell’era della comunicazione globale per la tutela dei diritti degli individui e per l’esercizio stesso della democrazia quando si ipotizzi di sostituire la cabina elettorale con il tasto “invio” del computer. Di "Democrazia 2.0: Costituzione e partecipazione" si è parlato nella tavola rotonda organizzata dall'Unione cristiana imprenditori e dirigenti (Ucid) di Roma, a margine della quale Aleteia ha intervistato Ruben Razzante, docente di diritto dell'informazione e della comunicazione all'Università cattolica di Milano e alla Lumsa di Roma.


La Rete pone al diritto nuove questioni da affrontare: quali sono le potenzialità e quali i rischi?

Razzante: I rischi sono notevoli perché c’è in ballo la tutela di alcuni diritti fondamentali come la privacy, la reputazione, l’onore, il diritto d’autore. Spetta alle autorità sovranazionali regolamentare una materia così complessa perché le leggi nazionali non possono risolvere problemi di questa portata pur intervenendo in materia. L’obiettivo è quello di realizzare un bilanciamento nella tutela dei diritti e fare in modo che i cittadini siano effettivamente tutelati anche quando navigano in Rete.

E le potenzialità?

Razzante: Esistono senz’altro enormi potenzialità partecipative che si realizzano nella capacità di avvicinare cittadini che vivono anche in paesi e continenti diversi. Dialogo, partecipazione, confronto sono tutti frutti maturi della democrazia in Rete. Internet ha avuto il pregio di colmare le distanze che si erano create nel mondo fisico.

Internet potrebbe davvero portare – come si afferma da più parti – al passaggio dalla democrazia rappresentativa a quella diretta? Il Movimento 5 Stelle rappresenta un esperimento in questa direzione.

Razzante: Non credo si tratti di un processo destinato a compiersi in modo totale. La democrazia rappresentativa rimane insostituibile e, inoltre, resta l’esigenza di preservare le mediazioni – dei gruppi, dei partiti, dei movimenti – che è una mediazione fisica, non può essere virtuale. Non si può sostituire la democrazia dei partiti con la democrazia dell’audience, dello share e del numero di utenti o di “mi piace”.

Un contributo determinante per l’evoluzione del diritto in materia di Internet viene dalla giurisprudenza. Di grande rilievo è la recente sentenza della Corte europea che afferma il cosiddetto “diritto all’oblio”…

Razzante: E’ la sentenza 13 maggio del 2014. E’ molto importante aver riconosciuto il diritto all’oblio, cioè il diritto a veder deindicizzati i contenuti pubblicati negli archivi dei giornali. La sentenza non afferma il diritto a veder cancellate del tutto le notizie scomode per il soggetto interessato, ma consente di ripulire la Rete da materiali inutili che non sono più attuali. Non riguarda, tuttavia, il lavoro dei giornalisti che devono continuare ad archiviare tutti i materiali, senza soluzione di continuità, perché è giusto poter ritrovare negli archivi dei giornali ogni notizia pubblicata.

Si può dire che sia stato affermato un principio di civiltà giuridica?

Razzante: Sicuramente. Il diritto all’oblio, nell’ottica di bilanciamento dei diritti di cui parlavamo prima, consente un migliore equilibrio tra tutela della privacy e diritto ad essere informati.

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