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Famiglia e matrimonio: prove di dialogo tra diritti

Gay marriage

© Chris Howey/SHUTTERSTOCK

Emanuele D'Onofrio - Aleteia - pubblicato il 03/06/14

Una tavola rotonda metterà a confronto diritto civile e diritto canonico

Non sarà solo un confronto tra giuristi. Discutere di diritto vuol dire innanzitutto andare a fondo sui principi naturali e storici sui quali esso si è via via evoluto. Allora affrontare un dibattito su come un tema specifico sia trattato in due corpi giuridici differenti, uno civile e costruito su principi laici, l’altro canonico e dunque costruito sui principi dottrinali ed etici della fede cattolica, significa afferrare le ragioni del proprio tempo storico. E quando la Storia sembra voler produrre uno strappo nel tessuto naturale dell’uomo, come sta avvenendo oggi sulle questioni che riguardano la coppia e la famiglia, è giusto “fermare gli orologi” e discuterne. È quanto avverrà sabato 7 giugno, nella sede dell’Università degli Studi di Palermo (Aula Chiazzese, Dipartimento di Scienze Giuridiche, ore 9) quando esperti del settore parteciperanno ad una tavola rotonda sul tema “Matrimonio e famiglia nei due diritti”. L’iniziativa è promossa dalla Delegazione dell’Università Cattolica per la diocesi di Palermo, in sinergia con l’Associazione Amici dell’Ateneo del Sacro Cuore, l’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, l’Arcidiocesi di Palermo e l’Università degli Studi di Palermo, con il Patrocinio della Presidenza della Pontificia Accademia per la Vita. Tra i relatori ci sarà la dottoressa Anna Sammassimo, docente presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, che è stata raggiunta ed intervistata da Aleteia.

Perché un incontro famiglia e matrimonio, in questo preciso momento storico?

Sammassimo: Noi viviamo in un momento in cui c’è grande confusione proprio su questi due temi, il matrimonio e la famiglia. La confusione è prodotta da quelle correnti e tendenze che vorrebbero estendere la disciplina del matrimonio, ad esempio, anche alle coppie omosessuali, o comunque vorrebbero considerare famiglia anche quelle convivenze o quelle relazioni che famiglia in realtà non sono. Dico questo perché mi rifaccio a dei concetti non solo di diritto canonico, ma a dei concetti di diritto naturale. Istituzioni quali il matrimonio e la famiglia sono concetti che per noi cattolici – ma un po’ per tutti dovrebbe essere così – risalgono addirittura a prima dell’esistenza dello Stato e a prima dell’esistenza della Chiesa stessa. L’uomo in quanto essere sociale ha bisogno di creare una comunità anche con persone di sesso diverso. Penso al problema dei diritti rivendicati dalle coppie omosessuali: certamente ci sono delle realtà di fatto che non possiamo ignorare, però trattare in maniera uguale situazioni differenti non è il principio di uguaglianza. Le coppie omosessuali oggi dicono: “noi vogliamo il matrimonio perché altrimenti siamo discriminati”. Tuttavia non c’è discriminazione: il principio di uguaglianza è dare a ciascuno il suo, non trattare tutti allo stesso modo. Ovviamente le situazioni vanno regolate e vanno trovate delle soluzioni, ma non attraverso un’equiparazione che può creare solo confusioni e non tutelare l’identità di chi ancora crede nella famiglia e nel matrimonio tradizionali.

Oggi i due diritti, civile e canonico, vanno in direzioni diverse?

Sammassimo: Io credo, un po’ come la pensava Vico, che la Storia sia fatta di cicli e ricicli. Il problema c’è sempre stato, quantomeno dal punto di vista sociale. In questo momento in Europa sono 7-8 i Paesi che hanno legiferato sulle coppie omosessuali ritenendoli dei veri e propri matrimoni. In Francia si era cominciato con i Pacs, che comunque era una formula convenzionale alternativa, ed ora è stata approvata la legge sul matrimonio degli omosessuali. Quindi penso che in questo momento il problema giuridico e legislativo sia particolarmente urgente. A Palermo ci occuperemo del diritto civile italiano, ma al giorno d’oggi, con l’Italia che fa parte dell’Unione Europea, non possiamo non considerare il diritto europeo, soprattutto la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che ha anche emesso importanti decisioni sulla materia. In un periodo di globalizzazione non possiamo non considerare il Diritto di ogni singolo Stato, oltre al Diritto internazionale. Mi viene in mente ad esempio la Corte Costituzionale spagnola che su un ricorso presentato da 65 deputati aveva comunque dichiarato la legittimità della legge del 2005 che prevede il matrimonio tra omosessuali giustificandola in base al criterio di uguaglianza, anzi, affermando che ci sarebbe “un eccesso” di uguaglianza. La corte costituzionale spagnola l’ha messa in senso positivo, ma per me l’eccesso di uguaglianza equivale ad una forma di discriminazione. L’eccesso è sempre un “eccedere”, qualcosa che supera i limiti; quindi io qui vedo il contrario del principio di uguaglianza, dare a tutti la stessa cosa quando il principio di uguaglianza è dare a ciascuno il suo.

Tradizione e attualità, quanto contano nell’evoluzione del diritto?

Sammassimo: Ovviamente nel diritto canonico la tradizione è una parte importante, così come il diritto naturale. Sono quei principi che appartengono così internamente alla natura dell’uomo che non possono essere superati, e questo è appunto l’esempio e il caso dell’indissolubilità, e del fatto che il matrimonio sia tra un uomo e una donna. Però non è vero che il diritto canonico non si evolva con i tempi: pensiamo all’aggiornamento successivo al Concilio Vaticano II, quando pur rimanendo nella tradizione c’è stata una grande armonizzazione della normativa canonica con i tempi. Per quanto riguarda il diritto civile, esso risale al 1942: quello era un periodo in cui le legislazioni civili, come anche quelle antecedenti, avevano come unico punto di riferimento il diritto canonico. La nostra Costituzione, all’articolo 29, recita appunto che “la famiglia è quella società naturale fondata sul matrimonio”. Non si tratta di principi morali, ma di principi giuridici. In realtà il diritto canonico si viene ad innestare sul diritto romano, per cui abbiamo anche una base “laica”: sono esigenze che prescindono dalla religiosità, ma che attengono proprio alla natura umana. E poi ovviamente deve essere rispettato il diritto non dei cattolici, ma di tutti, perché vengano salvaguardate le proprie differenze.

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