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​La svolta di Obama sull’ambiente

Pollution

© SHUTTERSTOCK

Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 03/06/14

Le centrali elettriche americane dovranno ridurre le loro emissioni di gas inquinanti del 30 per cento entro il 2030

Se l’inquinamento dell’ambiente è un problema ormai gravissimo che può essere risolto solo con l’impegno di tutti i Paesi del mondo, gli Stati Uniti hanno deciso di dare il buon esempio: l’Environmental Protection Agency, l’agenzia federale che si occupa della difesa dell’ambiente, ha annunciato che le centrali elettriche americane dovranno ridurre le loro emissioni di gas inquinanti del 30 per cento entro il 2030, rispetto ai livelli registrati nel 2005. Lo ha stabilito con decreto l’amministrazione Obama: una decisione “storica” secondo Al Gore, premio Nobel per la Pace e autore del film ambientalista Una scomoda verità.

Il taglio delle emissioni di CO2 del 30% deciso dall’amministrazione Obama, così come promesso  durante la prima campagna elettorale per le elezioni presidenziali, concede molto autonomia e flessibilità ai singoli Stati, liberi di attuare le strategie che ritengono più opportune per raggiungere l’obiettivo federale. Ogni Stato avrà degli obiettivi stabiliti dal Governo centrale da raggiungere e potrà sfruttare il mix energetico disponibile sul suo territorio e più conveniente per ridurre le emissioni climalteranti (green style.it 3 giugno).

Secondo il Piano elaborato dal governo di Washington la forte riduzione delle particelle inquinanti di anidride carbonica, ossido di azoto e di iossido di zolfo nell'atmosfera faranno calare anche i rischi di asma e malattie respiratorie. Stando agli esperti, grazie al decreto firmato da Obama si salveranno 6600 vite e eviteranno 150 mila casi di asma l'anno (repubblica.it 3 giugno).

La decisione di Obama è stata accolta in modo contrastante. Gli ambientalisti hanno accolto positivamente l’iniziativa del presidente, anche se parte di essi ritiene che aver fissato la riduzione sui parametri del 2005 e non su quelli più elevati del 2012, configuri una concessione alle pressioni delle industrie. Decisamente contrari repubblicani e legislatori statali che si occupano delle centrali a carbone e temono costi eccessivi per l’attuazione della riforma.

In realtà molti Stati americani hanno già attuato con successo dei programmi per la riduzione delle emissioni. Iowa e Minnesota generano fino al 20 per cento della loro energia da fonti rinnovabili, mentre gli Stati del Sud-Est come il Nord Carolina dipendono dal nucleare. La California e nove Stati del Nord-Est hanno adottato programmi di cap-and-trade. Più in difficoltà sarebbero invece gli Stati del Rust Belt, dipendenti quasi completamente dalle centrali a carbone (green style.it 3 giugno).

Secondo i repubblicani la svolta ecologista di Obama comporterà la perdita di circa 250 mila posti di lavoro l'anno e un enorme aumento dei costi pubblici, circa 50 miliardi, sempre l'anno, nonché delle bollette. Secondo gli esperti della Casa Bianca, invece, il piano di riduzione delle emissioni, oltre a indicare una via per salvare il pianeta, al livello macro-economico dovrebbe creare ricchezza tra i 55 e i 93 miliardi di dollari, tantissimi se comparati ai costi stimati tra i 7,3 e gli 8,8 miliardi di dollari. "Il Piano per la riduzione delle emissioni di gas ridurrà i prezzi dell'energia e tutelerà la salute degli americani", ha tagliato corto Barack Obama, durante una conference call organizzata dalla American Lung Association. "Ogni volta che affrontiamo questo problema – ha assicurato il presidente – tutte le peggiori previsioni vengono poi smentite dai fatti" (repubblica.it 3 giugno).

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