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Giuseppe, il frate che gioca a rugby e confessa in spogliatoio

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Aleteia - pubblicato il 29/05/14
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26 anni, gioca nel Clan Catanzaro Rugby e sostiene vivamente San Paolo “Lo sport è un esercizio sia fisico sia spirituale. La chiesa non può che appoggiare questo tipo di cammino”
In campo placca e tallona, nello spogliatoio consiglia e unisce. E’ la storia di Giuseppe Laganà 26 anni, giovane frate dell’Ordine dei Minimi di San Francesco di Paola, riportata su ilLamentino.it del 28 maggio.

Tra messe e mischie
Oltre alla vocazione religiosa, Giuseppe, ha la passione per il rugby infatti è un giocatore del Clan Catanzaro Rugby, team che milita in serie C1. Da diversi anni è anche frate e chierico-studente presso la Comunità Parrocchiale di Santa Croce. Dopo la messa domenicale fra Giuseppe ripone l’abito religioso buttandosi (con il ruolo di “tallonatore”) nelle violente mischie con i colori del suo Catanzaro.

Una voce interiore
Fra Giuseppe ha iniziato a giocare a rugby a 13 anni quando è rientrato a Milazzo dalla Germania. E’ stato lo zio Massimo ad avvicinarlo alla palla ovale. “Nel corso della mia carriera – spiega fra Giuseppe – ho preso parte alla rappresentativa regionale di rugby, al torneo Aldo Milani di Rovigo, sono stato convocato in serie B. Poi, però, è maturata la scelta vocazionale”. Fra un allenamento e una meta, ha sentito una voce interiore. “La prima persona con cui mi sono confidato – rivela – è stato un sacerdote milazzese, padre Giuseppe Currò. Poi l’ho detto al mio compagno di banco Giovanni Buda una persona con cui ci siamo sempre sostenuti a vicenda specialmente nei momenti più difficili, e al mio amico Sergio Scibilia. In famiglia l’ho detto la sera prima della prova scritta della maturità. Mia madre era titubante, si è rassicurata quando è venuta al santuario dove mi ero trasferito”.

Grande uomo di spogliatoio
Negli spogliatoi Fra Giuseppe dispensa aiuti tattici sia ai più giovani che ai più esperti della squadra. Ma capita anche che diventi il confessore dello spogliatoio. Fra Giuseppe gioca solo le partite interne perché nelle trasferte, la domenica in parrocchia, ci sono impegni di comunità. “Quando gioco per gli avversari sono uno dei tanti, non mi presento con l’abito. Ma quando i miei compagni mi chiamano “fra Giuseppe” si stupiscono e nel corso del “terzo tempo” mi domandano della mia esperienzavocazionale.

Rugby di sani principi
Nel campo, però, mi faccio rispettare come giocatore di rugby. Non rispondo mai alle provocazioni. Nel rugby il segreto è quello di replicare con i fatti, o una meta o un placcaggio fatto bene”. Lo scorso 9 aprile fra Giuseppe Laganà ha presenziato a una conferenza dedicata alle scuole con tema “Sport, Chiesa e Legalità”. “Lo sport, come sosteneva San Paolo, è un esercizio sia fisico sia spirituale. La chiesa non può che appoggiare quando si fa questo tipo di cammino”. “Non sono mai stato dietro a questioni di categorie, classifiche o punteggi – continua – ho sempre giocato facendo del mio meglio per essere utile alla squadra. Del rugby mi piacciono valori e principi sani."