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Chesterton, l’apologeta che ha saputo difendere la Chiesa senza nascondere i suoi peccati

Chesterton, Shaw, Belloc – it

© DR

Famosa foto del debate entre G.K. Chesterton y Bernard Shaw moderado por H. Belloc, 

Ignacio Pérez Tormo - Aleteia - pubblicato il 25/05/14

L'autore di “Eretici” esortava così i suoi lettori: “Io prendo il cristianesimo storico con tutti i peccati che si trascina dietro”

Chesterton osserva la realtà dal punto di vista della Creazione. Noi uomini, sottolinea, ci siamo stancati di vedere il Creatore dietro le cose.

“La realtà è diventata familiare all'uomo, che come conseguenza del primo peccato si è abituato e prova fatica. Ma se vedesse le cose per la prima volta, dal più ateo al più religioso, cadrebbe in ginocchio tremando di timore reverenziale”.

Chesterton, a cui piaceva molto disegnare, portava sempre con sé un pacchetto di matite colorate e dei pezzi di carta. “Il bianco”, affermava, “è un colore”. Nel racconto “Un pezzo di gesso”, pubblicato sul Daily News, diceva:

“In poche parole, Dio dipinge con un pennello ampio ma mai con tanta bellezza, e direi quasi in modo tanto attraente, come quando dipinge con il bianco”.

A volte, però, si rivelava il fondo oscuro. La Chiesa aveva bisogno di essere difesa dagli attacchi che riceveva.

Chesterton, l'apologeta: difensore della Chiesa

“Non è ancora nato il santo inglese che lavi le piaghe a un lebbroso”, diceva Chesterton con ironia. Il profilo dei convertiti inglesi fino a lui era sicuramente molto intellettuale, e non avevano, almeno i più noti, questo carisma concreto.

Il prolifico scrittore, tuttavia, ha fatto questo con la Chiesa. Era un apologeta. Ha difeso i cattolici riconoscendo tutti i loro peccati fin dal primo giorno. Accettando la Chiesa visibile “come qualsiasi altro sgradevole prodotto umano”.

L'autore di “Eretici” esortava così i suoi lettori: “Io prendo il cristianesimo storico con tutti i peccati che si trascina dietro”.

Su cosa si basa la sua difesa della Chiesa? Nel fatto che questa società ha un carattere soprannaturale. Se il cristianesimo fosse una mera invenzione umana, spiega ne “L'uomo eterno”, sarebbe caduto già da tempo.

“Quando Cristo – scrive con il suo stile personale –, in un momento simbolico, ha stabilito la sua grande società, ha scelto come pietra fondamentale non il brillante Paolo né il mistico Giovanni, ma un confuso, uno snob e un codardo; in una parola, un uomo. E su quella roccia ha costruito la sua Chiesa, che sussiste mentre ha visto cadere i regni e gli imperi fondati da uomini forti su uomini forti”.

Questa bravura nel difendere la Chiesa, oltre che alla Grazia, era dovuta alle attitudini che aveva acquisito in una delle sue occupazioni preferite: i dibattiti. In un'occasione, aveva un appuntamento per un dibattito con un uomo. Avrebbero dovuto difendere rispettivamente l'atteggiamento cattolico e quello anglicano. Giunto il momento, il suo avversario non si era presentato. Chesterton iniziò tranquillamente a difendere il cattolicesimo. Il suo avversario continuava a non apparire. Chesterton allora si alzò, si sedette all'altro lato del tavolo e iniziò la replica, difendendo l'anglicanesimo. Poi tornò al suo posto e iniziò a ribattere, punto per punto, a ciò che egli stesso aveva detto. Il tutto nel tempo che era stato previsto in origine per il dibattito.

Fin dal momento della sua morte si sono levate molte voci che hanno chiesto la beatificazione dello scrittore inglese. Attualmente non è in corso alcun processo di beatificazione, ma c'è un interesse preliminare, una predisposizione a studiare il caso da parte di un vescovo inglese. Ciò che conta per la beatificazione è un miracolo per sua intercessione.

Noi che lo amiamo tanto vorremmo che si dichiarasse beato Chesterton, quel ragazzo inglese che si è innamorato della Chiesa e, come gli operai della vigna dell'ultima ora della parabola, si è messo a lavorare con quelli che erano arrivati alla vigna la mattina ottenendo il suo salario senza suscitare le lamentele degli altri operai, che anzi gli hanno reso onore. Serve solo un miracolo. Un secolo dopo, come in quel divertente dibattito, riavrebbe l'ultima parola.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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