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Cosa sappiamo della seconda venuta di Cristo?

apocalipsis – it

© Edal Anton Lefterov

Julio de la Vega-Hazas - Aleteia - pubblicato il 24/05/14

Il tempo attuale – con le catastrofi naturali e le guerre - lascia presagire che siamo vicini?

Salve. La vostra pagina mi piace molto e ho imparato tante cose leggendo i vostri articoli. Qualche giorno fa, chiacchierando con alcuni amici del gruppo giovanile della parrocchia che frequento, è uscito fuori il discorso della parusia o seconda venuta. Potete darmi qualche informazione su questo, se è possibile?
Salvador Pérez

Se chiede informazioni “secche” sulla parusia, la risposta è piuttosto semplice: veda i capitoli 16 e 24 del Vangelo di San Matteo, il capitolo 17 di San Luca, il 14 di San Giovanni e il 2 della seconda Lettera ai Tessalonicesi. Potrei aggiungere che ci sono elementi nell'Apocalisse e in qualche altra fonte, ma questo complicherebbe un po' le cose.

È chiaro che il problema non sta nelle fonti di informazione, ma nel modo in cui si devono interpretare. Si è scritto molto su questo, opinioni per tutti i gusti… e molto poco da parte dell'insegnamento magisteriale della Chiesa. Se si consulta la parte corrispondente del Catechismo della Chiesa Cattolica (nn. 1038-1041), si noterà che non si dice nulla di come sarà la seconda venuta di Gesù Cristo, nonostante i capitoli menzionati del Nuovo Testamento. Si dice solo che verrà nella sua gloria (qui il riferimento è il capitolo 25 di San Matteo) per procedere al giudizio finale, e che non sappiamo quale sarà la data. Si scartano così in quanto falsi tutti i tentativi di calcolo o presunte rivelazioni che profetizzano una data specifica per la fine del mondo.

Per il resto, i riferimenti biblici sono complessi, e in questa sede non c'è spazio per un'analisi dettagliata, né tanto meno per raccogliere tutte le interpretazioni che sono state fornite. Ci limitiamo quindi a tratteggiare alcune linee generali relative al significato dei testi biblici che si riferiscono alla fine del mondo.

1. In primo luogo, si può dedurre dai testi profetici del Nuovo Testamento che sarà preceduta da un tempo catastrofico, nel senso più letterale del termine. Ci saranno catastrofi sia naturali che prodotte dall'uomo, anche se sembra che queste ultime saranno le più gravi, e includeranno persecuzioni contro i cristiani. Ciò è menzionato nell'Apocalisse con uno scenario e un linguaggio figurativo che non bisogna prendere alla lettera: non apparirà una piaga di cavallette con testa di leone né nulla di simile. Il tempo attuale lascia presagire che siamo vicini? La cosa certa è che non sembra, almeno al momento. Ci sono guerre, ci sono calamità, ma non più di quelle che ci sono sempre state; la differenza attuale è che siamo informati su tutto ciò che accade nel mondo.

2. In secondo luogo, è evidente che nei cosiddetti “discorsi escatologici” del Signore – quelli rivolti agli Apostoli sui tempi finali – si mescolano parole riferite alla caduta di Gerusalemme (dell'anno 70) e altre riferite alla fine del mondo. L'interpretazione tradizionale è separare certe immagini dalle altre, nell'idea che Gesù concordava con la concezione all'epoca generalizzata che associava i due eventi. Oggi si tende a vedere questa fusione in modo un po' diverso, secondo il quale la caduta di Gerusalemme, con tutta la sofferenza che ha comportato, è segno di quello che accadrà alla fine del mondo. Il Signore, quindi, offre un'immagine più vicina per dare un'idea di ciò che vuol dire riguardo alla fine dei tempi.

3. Nelle Lettere – non nei Vangeli – si menziona un personaggio misterioso. San Giovanni lo definisce l'anticristo; San Paolo, nella seconda Lettera ai Tessalonicesi, si riferisce a lui come all'iniquo. Chi è? Se leggiamo il secondo capitolo della prima Lettera di San Giovanni, tendiamo a pensare che l'Anticristo, propriamente, sia Satana, e ricevono il suo nome per derivazione gli uomini su cui questi ha un'influenza particolarmente forte. Ciò che sembra dedursi è che si tratta di una persona concreta, particolarmente legata al diavolo. Non c'è consenso tra gli esperti sulla scelta di una spiegazione o dell'altra, ma prevalgono i sostenitori della seconda, ossia che si tratti di una persona specifica.

4. Saranno giorni difficili per la fede. San Paolo dice che ci sarà un'apostasia generalizzata. Gesù si è riferito a questo con altri termini: “Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti” (Mt 24, 24). È una cosa talmente chiara nelle fonti che il Catechismo della Chiesa Cattolica lo raccoglie (anche se senza pronunciarsi sulla natura dell'anticristo): “Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terra svelerà il 'mistero di iniquità' sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell'apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell'Anti-Cristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l'uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del suo Messia venuto nella carne” (n. 675).

5. Si può azzardare qualche precisazione su quanto detto. Il Signore ha dato come segno il fatto di vedere “l'abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo santo” (e aggiunge “chi legge comprenda”) (Mt 24, 15). San Paolo riferisce queste parole sull'Anticristo: “s'innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio” (2 Tes 2, 4). Nel mondo ebraico, si intendeva l'abominio della desolazione come la profanazione del tempio di Gerusalemme realizzato dal re Antioco Epifane, collocando una statua di Zeus nel tempio di Gerusalemme. Nel contesto di San Matteo, in cui si combina la caduta di Gerusalemme con la fine del mondo, si profetizza in primo luogo che il tempio cadrà quando sarà profanato non realizzandosi più sacrifici e verrà utilizzato per fini estranei al suo, il che è avvenuto anni dopo. Ma questo è anche un segno della futura profanazione dell'aspetto più sacro del cristianesimo, il sacrificio dell'altare, la Santa Messa. Se si smette di celebrare questo sacrificio nel mondo, la sua sopravvivenza perde senso, perché si taglierebbe il canale attraverso il quale giungono i frutti della redenzione realizzata da Cristo sulla Croce. E questa usurpazione segna effettivamente la grande apostasia degli ultimi tempi. Si potrebbe aggiungere che questa interpretazione si “incastra” bene con il messaggio dell'Apocalisse, una delle cui chiavi principali è quella liturgica, ma spiegarlo in questa sede sarebbe lungo e laborioso.

6. Nella Scrittura ci sono dei riferimenti che permettono di pensare che siamo ancora lontani dalla fine dei tempi. In questo contesto si potrebbero sottolineare la conversione di Israele (cfr. Rom 11, 25 e ss.) e le parole del Signore raccolte in Mc 13, 10: “Ma prima è necessario che il Vangelo sia proclamato a tutte le genti”.

Alla vista di tutto ciò, possiamo interrogarci, ed è la domanda più interessante, sul senso di tutto questo. Lo troviamo nel Vangelo stesso. La venuta di Cristo nel mondo presuppone la sconfitta del grande avversario. Quando sembrava che il Signore fosse sconfitto, perché “falliva” nella sua missione, e quando è arrivato il momento del principe delle tenebre (cfr. Lc 22, 53), tutto sembrava fare pensare che fosse questo il vincitore. Proprio in quella che sembrava essere la sua vittoria, però, si verificava la sua totale sconfitta – sulla Croce –, con Cristo vincitore del diavolo, del peccato e della morte. Qualcosa di simile, in base agli indizi di cui disponiamo, avverrà con la sua seconda venuta. Quando sembra che il demonio esca vincitore nella storia, irrompe la vittoria finale di Cristo glorioso. Si tratta quindi di una drammaticità che sottolinea il carattere assoluto ed eterno della vittoria divina.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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