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Sulle orme di Paolo e Barnaba

basilica S. Giovanni a Efeso (basilique saint Jean d’Ephèse) – it

Jacqueline Poggi / Flickr CC

Così, nel VI secolo, l’imperatore Giustiniano fece costruire una nuova, imponente basilica dedicata al santo: dell’edificio, tuttavia, oggi non rimangono che rovine. Non c'è traccia del corpo del santo.

Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 23/05/14

In Turchia per conoscere la Chiesa antica e comprendere quella moderna

Se le Sacre Scritture sono il luogo in cui Dio e uomo si raccontano – come ribadisce il tema dell’edizione 2014 del festival biblico di Vicenza -, quanto sarà più efficace e vivido tale racconto nei luoghi nei quali si è compiuto? Alla tre giorni della “Linfa dell’Ulivo”, ideata dall’Ufficio pellegrinaggi diocesano come introduzione al festival con un focus speciale sulle terre bibliche, il biblista p. Paolo Bizzeti s.j. ripercorre l’itinerario del primo viaggio apostolico di Paolo e Barnaba in Turchia. Seguire i passi dei due araldi della Parola, oltre che affascinante immersione nella storia biblica, diventa occasione di riflessione sull’attualità della Chiesa, come anticipa ad Aleteia p. Bizzeti.

Quando si parla di terre bibliche di solito si pensa a Israele e Palestina e non viene in mente la Turchia, mentre invece è una regione nella quale molti luoghi sono legati all’annuncio della Parola…

Bizzeti: E’ così e lo stesso vale per l’Egitto, la Siria, la Giordania, la Mesopotamia. Abramo, per esempio, viene da Ur dei caldei e l’esilio babilonese ha avuto un’importanza fondamentale nella storia del popolo di Dio così come i due secoli della dominazione persiana; lo stesso Ciro il grande è stato salutato un po’ come il Messia nel libro di Isaia. Per questo oggi, correttamente si parla di terre bibliche  e non soltanto di Terra Santa.

Dove portano le orme di Paolo e Barnaba?

Bizzeti: Il primo viaggio di Paolo e Barnaba si svolge in buona parte sul territorio dell’attuale Turchia. Nei pellegrinaggi che propongo si parte sempre da Antiochia sull’Oronte o Antiochia di Siria che oggi si chiama Antakya, al confine tra Turchia e Siria, con un percorso che fa tappa a Tarso, risale a Konia, l’antica Iconio, Perge, fino ad arrivare sulla costa, Efeso – il luogo di interi capitoli degli Atti, oltre che della Lettera agli Efesini -, Mileto: tutte città della Turchia e dell’Asia minore.

Leggere la Parola nel contesto nel quale è stata annunciata quale effetto produce?

Bizzeti: Posso rispondere con un esempio. L’anno scorso con un gruppo di giovani abbiamo ripercorso la strada da Perge in Panfilia ad Antiochia di Pisidia, l’altra Antiochia di cui parlano gli Atti. Questo racconto nel testo degli Atti occupa un versetto, ma leggerlo mentre si percorre in concreto la strada – salendo monti e scendendo per valli, costeggiando un lago – fa acquistare uno spessore alla Parola che non si potrà mai afferrare quando si legge a casa.

La presenza ormai minoritaria dei cristiani in questi luoghi quali riflessioni suggerisce?

Bizzeti: I cristiani oggi in Turchia sono lo 0,2 per cento della popolazione, quindi una minoranza piccolissima ma un tempo la comunità cristiana era molto fiorente. C’è una  zona della Cappadocia dove si contava una chiesa ogni 1,5 chilometri quadrati, mentre sull’altopiano dell’Anatolia, vicino ad Iconio, una zona si chiama ancora oggi “le mille e una chiesa” perché era piena di chiese. Come mai in questi luoghi che sono stati la vera culla del cristianesimo, con il passare dei secoli tale presenza è venuta meno? Una risposta molto superficiale attribuisce la responsabilità all’affermarsi dell’Islam, ma in realtà si tratta di un processo durato molti secoli e causato da una pluralità di fattori che richiede una rilettura della storia un po’ meno semplicistica di quella che siamo abituati a fare. Capire come mai il cristianesimo da religione in auge diventa pian piano sempre meno seguita, interroga anche la nostra società europea dove il fenomeno sembra ripetersi. Se si vanno a vedere le due realtà da vicino si scorgono diversi punti in comune. Soprattutto appare chiaro che quando il cristianesimo diventa la religione di tutti, perde di sapore ed efficacia e inizia un processo di declino. Guardare a come questo processo è stato già vissuto in precedenza può dare a noi preziose indicazioni.

Esiste un St. Paul trail per visitare questi luoghi a piedi, vero?

Bizzeti: Il St. Paul trail è un itinerario tracciato con criteri internazionali di trekking, lungo 500 chilometri, che ripercorre molte zone dell’itinerario fatto da Barnaba e Paolo nel primo viaggio apostolico. Nel Nord Europa è abbastanza conosciuto, meno in Italia. L’anno scorso l’ho percorso con un gruppo di giovani e sto cercando di renderlo noto anche attraverso la mia nuova guida sulla Turchia pubblicata dalle Edizioni Dehoniane. Il mio auspicio è che questi luoghi siano sempre più visitati, ma non in modo frettoloso o superficiale come accade spesso per il turismo religioso: per comprenderli in maniera adeguata, bisogna ripercorrerli Bibbia alla mano e contando su buoni approfondimenti storici e culturali.

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