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L’eccellenza del Caritas Baby Hospital? E’ merito di Dio!

Caritas Baby Hospital

© Corrado Paolucci/Aleteia

Aleteia - pubblicato il 23/05/14

E' l'unico ospedale pediatrico in Cisgiordania ed è un fiore all'occhiello in fatto di cure sanitarie e di amore all'umano

“Io sono qui per obbedienza alla missione, se fosse dipeso dalla mia volontà avrei fatto altro. Ma mi sono fidata del Signore e vedo che quando Lui opera per me sono più felice!”. Si potrebbe riassumere con queste parole di suor Lucia Corradin l'opera del Caritas Baby Hospital, struttura che sorge alle porte di Betlemme. Oltre 80 posti, eccellenza sanitaria nel ramo pediatrico. L'origine del suo prestigio? La suora non ha dubbi: “Viene da Dio!”


© ATS Pro Terra Sancta / Miriam Mezzera

Il buon samaritano svizzero
Tutto nasce da un religioso svizzero che nel 1952, mentre era in cammino verso la Basilica della Natività, incontra un uomo intento a seppellire suo figlio morto per denutrizione. Lì scatta l'intuizione: entrare nei campi profughi, riunire i bimbi denutriti e prendersi cura di loro. E così il 24 dicembre 1952 nasce l'opera con i primi 14 bambini, inaugurata poi ufficialmente nel 1978 come struttura sanitaria che si mantiene ancora oggi grazie a donatori privati.


© ATS Pro Terra Sancta / Miriam Mezzera

La visita di Benedetto XVI
Suor Lucia, di origini vicentine (a Betlemme dal 2002) è entusiasta del Caritas Baby Hospital ma ha ben chiaro cosa viene prima: “I bambini mi insegnano a vivere. Un piccolo che soffre non solo chiede le medicine ma soprattutto umanità e vicinanza. E noi siamo qui per questo”. Poi si sofferma sulla visita di papa Ratzinger che nel 2009 ha incontrato i bambini del centro pediatrico. “Ci ha dato un compito: essere testimoni di vera speranza in un luogo pieno di contraddizioni”.


© Aleteia / Corrado Paolucci

Non facciamoci rubare la speranza!
“Canterò nel coro per la Santa Messa con papa Francesco nella piazza della Mangiatoia e non vedo l'ora!”. Suor Lucia sorride con il suo accento veneto ancora perfettamente intatto. E prima di tornare nei reparti parla proprio di papa Bergoglio: “Quando dice di non farsi rubare la speranza lo dice a gente come noi. Io credo che il nostro compito non sia solo di costruire un'isola felice, ma di andare oltre, verso le periferie. Di non aspettare solo che le persone bisognose arrivino qui, ma di andare noi verso di loro”. In altre parole la cultura dell'incontro.


© Aleteia / Corrado Paolucci

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