Si mobilita la Caritas, attraverso la rete di Caritas Europa, per la solidarietà con le popolazione dei Balcani colpite dall’alluvione più devastante da 120 anni a questa parte. Sott’acqua sono andate intere zone del nord della Bosnia e nella zona di Sarajevo e nella zona della Serbia ad est di Belgrado lungo i fiumi Sava e Drina.
Le persone colpite sono 1 milione, più di un quarto della popolazione. Lo ha detto il ministro degli esteri bosniaco Zlatko Lagumdzija. Più di 100 mila case ed edifici sono inagibili e 1 milione di persone sono rimaste senza acqua corrente. "Le conseguenze delle inondazioni sono disastrose, simili a quelli sostenuti dal Paese durante la guerra negli anni ’90", ha detto Lagumdzija. Il governo ha chiesto di evacuare 12 villaggi (repubblica.it 19 maggio). Intanto si contano i morti e il bilancio continua a peggiorare, tra ieri e oggi sono stati recuperati i corpi senza vita di almeno 47 persone e si teme che il numero possa salire quando le acque cominceranno a ritirarsi. In Bosnia-Erzegovina, le autorità di Sarajevo temono anche per il possibile insorgere di epidemie, a causa delle migliaia di carcasse di animali nelle zone allagate.
E’ la più grave alluvione da oltre un secolo e ha travolto case, chiese, moschee e strade. I villaggi sono stati devastati dalle frane causate dalle piogge torrenziali, mentre le autorità avvertono che le mine inesplose, che giacciono sottoterra dalle guerre dei Balcani, pongono nuovo potenziali rischi (qn.quotidiano.net 19 maggio). La situazione più critica si è registrata nel Cantone Posavina, nella capitale Sarajevo e nella regione di Tuzla, zone centrali del paese, come anche nelle città di Gorazde e Bijeljina. Tutto il nord del paese è allagato e le città di Maglai e Doboj sono state completamente immerse nell’acqua. Centinaia di persone sono state evacuate dalle loro case in 14 comuni, tra cui Doboj, Maglaj, Brcko District, Olovo, Bijeljina, Lukavac, Kladanj, Srebrenica, Gradacac e Zvornik (repubblica.it 19 maggio).
Il sito di Lettera 43 riporta che “le autorità serbe hanno fatto sapere di non voler comunicare nuovi dati aggiornati dei morti per non creare panico e choc nella popolazione già molto provata dalla furia delle intemperie. Massicce operazioni di evacuazione anche in centri abitati importanti come Sremska Mitrovica (sito rilevante per l’ archeologia romana), Sabac, Obrenovac (Lettera 43 19 maggio). Le mine rappresentano un grave problema. La stima è di 120 mila mine, in 9. 416 campi segnalati, ma l’acqua le può portare ovunque e il fango rendere impossibile o ardua la loro rilevazione. Le mine inesplose, disperse in prossimità dei centri abitati sarebbero una tragedia nella tragedia. Il governo della Serbia ha lanciato il suo Sos all’Europa, ma nel frattempo sono tantissimi i volontari serbi – studenti, operai, ma anche affiliati alle società sportive di canottaggio, rafting e sport estremi – che si stanno muovendo (Vita.it 18 maggio).
Anche Papa Francesco ha invitato alla preghiera e allertato i canali della solidarietà, mentre lo sceicco Mohammed bin Zayed Al Nahj di Abu Dhabi ha donato un’ingente somma per l’emergenza. In una nota la Caritas italiana ha fatto sapere che per il momento la necessità maggiore riguarda i soldi per coprire le spese della prima emergenza. Gli operatori della Caritas stanno visitando i centri maggiormente colpiti e nei prossimi giorni verranno precisate le altre necessità materiali (caritasitaliana.it 19 maggio).