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Cina: proibito trasmettere la fede negli orfanotrofi religiosi

Niños chinos – it

© joan vila

Gaudium Press - pubblicato il 16/05/14

Il Governo comunista emana una direttiva ambigua

Una nuova restrizione alla libertà religiosa in Cina è stata resa nota il 5 maggio dal Ministero per gli Affari Civili e dall’Amministrazione statale per gli Affari Religiosi del Paese. “I gruppi religiosi che lavorano con i bambini orfani o in gravi condizioni non devono imporre il loro credo ai giovani”, segnala una direttiva del 30 aprile 2014, come ha reso noto Asia News.

L’avvertimento del Governo cinese può essere interpretato in vari modi, e la sua applicazione può trasformarsi in una minaccia per la libertà religiosa.

Tutto dipende da come verranno applicate le norme, ha spiegato una fonte cattolica anonima ad Asia News. “Siamo tutti d’accordo che gli orfani non possono essere obbligati a seguire la religione di chi gestisce l’orfanotrofio o la casa di cura in cui si trovano”, ha osservato. “D’altra parte, però, non sarebbe giusto impedire per esempio che in un orfanotrofio gestito da cristiani si insegni ai bimbi a pregare e a fare il segno della croce”.

Secondo altre fonti di istituzioni caritative religiose, la norma blocca una tendenza naturale a condividere le convinzioni che si ritengono giuste e benefiche. Per Zhang Liu, analista presso l’Istituto di ricerca sulla filantropia cinese, la legislazione dovrebbe promuovere queste iniziative private religiose di aiuto ai bambini. “Invece le ultime direttive restringono questo impegno”, ha dichiarato. In Cina esistono 463 orfanotrofi statali e 870 privati, 583 dei quali sono amministrati da gruppi religiosi. Lo Stato si prende cura di 95.000 degli oltre 570.000 orfani e bambini abbandonati del Paese.

Oltre al divieto di “imporre” le convinzioni religiose ai bambini, la nuova direttiva stabilisce la necessità di un’approvazione delle attività da parte di un funzionario statale. Questo nuovo controllo è in teoria innocuo, ha commentato la fonte anonima ad Asia News, “ma si tratta di vedere come si comporteranno i funzionari governativi, e cioè se in modo giusto e secondo la legge oppure arbitrariamente”.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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