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“Prova 15 giorni di clausura”: l’iniziativa di un convento carmelitano

Carmelitan nuns

© Public Domain

Monache carmelitane.

Religión en Libertad - pubblicato il 15/05/14

Sfruttando un permesso speciale, in 10 anni si è passati da 9 a 26 vocazioni

La prima cosa che si sente entrando nel convento delle carmelitane di Valladolid-Campo Grande (www.carmelitasvalladolid.es, Spagna) sono le voci allegre delle monache.

Voci disinibite, anche rumorose, che spezzano il silenzio delle mura con una gioia che sembra dar ragione alla frase di Santa Teresa che ha accolto il visitatore all'ingresso: “Questa casa è un cielo, se può esistere sulla terra”.

Non è quello che ci si aspetterebbe di trovare in un convento di clausura, ma le sorprese sono solo all'inizio. In un'epoca di indifferenza religiosa, decristianizzazione e mancanza di vocazioni, questo monastero è riuscito a triplicare i suoi membri in dieci anni, passando da 9 a 26.

C'è di più: solo negli ultimi quattro anni, questa comunità religiosa è raddoppiata, e lo ha fatto grazie all'ingresso di donne giovani, con titoli di studio e formazione, che credono di aver trovato in questa casa il senso della propria vita.

La giovialità e l'energia non erano forse infrequenti nei tempi gloriosi, quando non mancavano persone disposte a donare la propria vita a Dio, ma sono più difficili da trovare negli ordini religiosi attuali, che soffrono per l'invecchiamento e la mancanza di rinnovamento. Un problema che non si riscontra in questa casa del Paseo de Filipinos, in cui l'80% delle residenti (21 su 26) ha meno di 45 anni e c'è un significativo gruppo di ventenni, a cui si aggiungeranno a breve altre tre che hanno chiesto di entrare nell'ordine.

La comunità è assai variegata e singolare. Sono finite qui una donna che cantava in un gruppo di heavy metal, un'ingegnere della Renault, una boxeur… anche una religiosa delle Piccole Sorelle degli Anziani Abbandonati, che dopo 23 anni di attività sociale in quell'ordine ha optato tre anni fa per un cambiamento di vita radicale e ha fatto il salto verso la clausura.

Sembra evidente che tra queste mura accade qualcosa. Le religiose del Campo hanno in realtà una storia breve a Valladolid, perché vi sono giunte solo nel 2005 provenienti dal convento di San José de Medina di Rioseco. All'epoca erano una comunità esigua, come la maggior parte del genere, ma in meno di dieci anni la situazione è radicalmente cambiata.

E ora che si celebra il IV centenario della beatificazione della santa di Avila e si prepara il quinto centenario della sua nascita, queste figlie di Santa Teresa mostrano un vigore invidiabile e usano Internet per rompere i limiti della loro clausura volontaria, postando in rete le loro preghiere e attività.

“Non c'è alcun segreto. Semplicemente, viviamo la nostra vocazione con la maggiore autenticità possibile”, ha spiegato la priora, Olga María del Redentor, originaria di Bilbao e in gran parte responsabile del cambiamento che sta vivendo la congregazione. Una donna che parla in modo franco e colloquiale e che, pur rispettando le norme, non dimentica che è il sabato ad essere fatto per l'uomo e non viceversa.

Il cambiamento che guida implica una notevole flessibilità di alcune regole della clausura, ma soprattutto un nuovo atteggiamento.

Le carmelitane del Campo Grande invitano la gente a pregare con loro e si vedono come testimoni e ambasciatrici della fede in un mondo che sostiene di non credere.

“La piaga principale di oggi non sono le povertà materiali, a cui in un modo o nell'altro si fa fronte, ma la perdita di coscienza da parte dell'uomo della sua vita interiore. Nella nostra società, tutto è montato per non risvegliare quell'uomo interiore e per anestetizzarlo, perché così lo si manipola meglio. Si cerca di far sì che non sia consapevole della sua dimensione trascendente, e questo porta a un vuoto e a una crisi di valori”, ha osservato la priora. “Quello che non si può spegnere è la sete. E l'uomo cerca di placarla, anche se a volte lo fa seguendo vie sbagliate”.

Pregare perché la fede si faccia strada nella società è stato sempre uno degli impegni della clausura.

Le carmelitane del Campo Grande, però, fanno un altro passo. Hanno deciso non solo di pregare, ma anche di dare testimonianza, di accogliere chi è alla ricerca e aiutarlo a trovare un senso. È un po' come andare incontro al mondo, ma senza rinunciare all'isolamento dal mondo che comporta la scelta fatta.

Per questo, tutti i giovedì sera, alle 21.30, le monache aprono le proprie porte perché chi lo desidera possa accompagnarle nell'adorazione.

È anche una buona occasione per sentirle cantare, perché hanno già registrato due dischi e ne hanno altri due in preparazione, uno dei quali di temi teresiani.

Una formula innovativa e un carisma nuovo, che hanno contato prima sul sostegno dell'arcivescovado di Valladolid e hanno poi ricevuto la conformità da Roma, e che in breve possono portare alla costituzione di una nuova fondazione religiosa.

La data chiave è il 3 luglio 2012. È stato allora che la Santa Sede ha concesso un permesso speciale che abbraccia la più radicale delle innovazioni del convento: possono aprire la porta a ragazze che non sanno se dedicarsi alla vita religiosa.

Le ragazze potranno convivere con loro al massimo per quindici giorni per conoscere in prima persona il loro stile di vita e la loro spiritualità. Nessun altro ordine di clausura ha il permesso di fare qualcosa di simile, ma è chiaro, i risultati parlano da sé. Sembra che con queste religiose si realizzi il detto “conoscerle è amarle”.

“Noi sentiamo che questo è ciò che ci chiede Dio, e che è un bene per il popolo di Dio”, ha sottolineato Olga María del Redentor. “Dicono che c'è una decristianizzazione, ma cosa diamo noi per compensarla? Perché non possiamo offrire ciò che abbiamo in modo comprensibile, soprattutto essendo convinte, come siamo, che sia il meglio?”.

La sua esperienza permette di constatare che le persone arrivano al convento con una povertà spirituale “impressionante”. “Molte sono perdute e non sanno come pregare. Devi condurle per mano”, ha spiegato.

La priora non si stupisce. “L'uomo di oggi è sempre più disumanizzato ed è più freddo. Le relazioni tra le persone tendono ad essere più superficiali e abbiamo meno legami affettivi. Se ciò avviene con gli altri uomini, immaginatevi cosa accade con Dio. Noi lo insegniamo, gli altri lo scoprono, piace loro e si 'attaccano'. E non possono più fare a meno di Lui”.

“Se però si cambia tanto, perché mantenere la clausura? Non sarebbe più facile andare verso il mondo dal mondo?”, è la domanda inevitabile del giornalista. “Non possiamo dare ciò che non abbiamo. Abbiamo bisogno di salvare questo spazio di clausura, perché se non siamo piene non possiamo dare”, è la risposta.

“La cosa meno importante sono le limitazioni materiali e formali. Ciò che fa la clausura è creare uno spazio di libertà per vivere serenamente, senza interferenze da parte di tutto ciò che contamina all'esterno. Qui puoi esprimere i tuoi sentimenti e i tuoi affetti senza che nessuno ti etichetti. Fuori non è così facile”.

Lottare contro le convenzioni del mondo non è ad ogni modo una via semplice. Può essere che qualche cambiamento si stia generando all'interno di queste mura, ma fuori tutto resta uguale, e la scelta della clausura è vista con incomprensione, quando non con stupore o rifiuto. Anche come una forma di sottomissione della donna. La conseguenza è che la notizia delle nuove vocazioni in genere non suscita gioia nelle famiglie, né tra gli amici o nell'ambiente più prossimo. Avviene più che altro il contrario.

La mia famiglia in teoria crede, ma…”

È quello che è accaduto a Esther de la Eucaristía, madrilena di 31 anni postulante da dieci mesi.

“La mia famiglia in teoria crede in Dio, ma non ha capito nulla. Avevano quasi assimilato il fatto che potessi diventare suora, ma la clausura è sembrata una follia. Mi dicevano che avrei perso la mia libertà, che era come mettermi in un carcere. È molto difficile. Sono arrabbiati con me, come se li avessi traditi. Sentono di avermi perso, e mi trattano come se fossi morta”.

Il convento non è il castello di Dracula

Gli ordini di clausura sono abituati a questo rifiuto. “È comprensibile. La famiglia ha l'idea che un convento di clausura sia un luogo oscuro e terribile”, ha spiegato la priora.

“Se credi che tua figlia andrà a vivere nel castello di Dracula, con la strega, è logico che l'idea non ti piaccia. Per questo cerchiamo di farci conoscere, per far vedere che non è così. Dall'altro lato, abbiamo la vocazione e la grazia, mentre gli altri vedono solo i sacrifici. Noi sappiamo che ci allontaniamo da alcune cose ma ne troviamo altre”.

Vicecampionessa di boxe, in convento

Un rifiuto simile l'ha ricevuto anche Sara del Corazón de Jesús, 24 anni, postulante da 9 mesi.

Le sue amiche, cattoliche come lei, sono arrivate a dirle che il suo problema si sarebbe risolto con un paio di sedute dallo psicologo, ma sbagliavano.

Il suo è stato un cambiamento radicale. Sara aveva la vocazione militare che l'ha portata in una palestra di boxe per preparare le prove fisiche di ingresso nell'Esercito.

Una volta lì, il suo allenatore ha scoperto che era brava con i guantoni e l'ha esortata alla competizione. E in realtà non se la cavava male. È arrivata ad essere vicecampionessa di Madrid nei pesi “welter”, ma alla fine la sua vocazione religiosa ha cambiato tutto.

“Ma non volevi andare in guerra?”, ricorda che le hanno detto i suoi genitori, sorpresi, quando ha comunicato loro la sua decisione. “E sono qui. Il Signore mi ha fatto impazzire e ora cucio asciugamani custodie e piango di più. Prima piangevo solo di dolore, ora piango di gioia”, scherza.

Una notte la priora l'ha scoperta mentre dava pugni in aria nel cortile del convento. “Madre, il puledro ha bisogno di galoppare”, è stata la sua risposta di scuse. “Prima risolvevo tutto in modo brusco e a spallate. Qui impari un'altra via. Impari a obbedire per amore, a sorridere per amore, a lavare i piatti per amore. Sono molto felice, e non mi pento”.

Volevo essere una supermissionaria…”

L'oscurità che si associa agli ordini di clausura preoccupava all'inizio anche María de Jesús, 24 anni, con già quattro anni di esperienza in convento. “Ero in un momento negativo. Non avevo intenzione di diventare monaca di clausura, forse missionaria sì. Volevo salvare il mondo da sola. Essere una supersuora”, racconta.

“Poi, però, sono venuta in convento e ho capito che dovevo essere un pezzo del grande puzzle di Dio. Il primo giorno qui mi sentivo già come a casa. Ho visto che la superiora era abbastanza normale da farmi sentire a mio agio. All'epoca c'erano 13 monache e ho avuto una sensazione di famiglia e unità. Si sperimentava un modo di essere semplice e spontaneo”.

Ingegnere ma schiava

Femminista e donna di carattere, Carmen del Corazón de María, 34 anni, è entrata nell'ordine nel 2010 dopo aver lavorato per vari anni come ingegnere alla Renault.

Aveva un buon lavoro, denaro e riconoscimento professionale, ma ha scoperto che non bastava.

“All'epoca questa vita mi repelleva totalmente”, ricorda, “ma ho scoperto che sbagliavo. Qui ci sono norme molto precise e obbligate, ma sono molto liberatrici. Fuori, invece, avevo molti altri gioghi e non avevo una comunità e un ambiente affettuoso come questo”.

“Alla fine sono arrivata alla conclusione che 15 giorni di vacanze bellissime non mi compensavano per la schiavitù degli altri undici mesi”.

La giornata in convento

Orari di una monaca di clausura


6:30 Inizia la giornata.
7:00 Recita delle lodi e un'ora di preghiera mentale e Ora Terza
8:30 Messa e azione di grazie
9:15 Colazione
9:40 Lavoro. Le carmelitane del Campo Grande si occupano di fabbricare ostie per la Messa, ricamare tovaglie e lenzuola o custodie per libri. Altre attività sono la pittura di libri e la pasticceria. Registrano anche dischi.
12:30 Recita dell'Angelus, Ora Sesta e Rosario
13:00 Pranzo
14:00 Un'ora di ricreazione
15:00 Un'ora di riposo e raccoglimento. In silenzio
16:00 Recita dell'Ora Nona
16:20 Lettura spirituale
17:00 Altre due ore di lavoro. In certi giorni questo tempo viene dedicato alla formazione
19:00 Vespri, officio delle letture e un'altra ora di preghiera mentale
20:30 Cena
21:30 Un'ora di ricreazione. Il giovedì quest'ora viene sostituita da un esercizio pubblico di adorazione
22:30 Recita della Compieta e si va a letto

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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