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Le reazioni all’intervista di monsignor Galantino

Nunzio Galantino – it

© DR

Lucandrea Massaro - Aleteia - pubblicato il 15/05/14

Il mondo dei movimenti pro vita cattolici turbati dalle parole del segretario della CEI

Non è passata inosservata l’intervista che monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della CEI, ha rilasciato al Quotidiano Nazionale il 12 maggio scorso. Non solo ai lettori – cattolici e non – del Bel Paese, ma anche oltreoceano, le parole del vescovo sono arrivate e hanno provocato sconcerto e attenzione.

Monsignor Galantino nella sua intervista ad un certo punto dice al suo interlocutore: «Pensiamo alla sacralità della vita. In passato ci siamo concentrati esclusivamente sul no all’aborto e all’eutanasia. Non può essere così, in mezzo c’è l’esistenza che si sviluppa. Io non mi identifico con i visi inespressivi di chi recita il rosario fuori dalle cliniche, che praticano l’interruzione della gravidanza, ma con quei giovani che sono contrari a questa pratica e lottano per la qualità delle persone, per il loro diritto alla salute, al lavoro». La frase sui “volti inespressivi” ha generato in varie parti del mondo una reazione negativa da parte dei molti gruppi pro-life attivi, proprio nelle forme di gruppi di preghiera davanti alle cliniche abortive, così come riporta Marco Tosatti su Vatican Insider (15 maggio) elencando articoli apparsi sia nel mondo anglosassone che ispanofono.

A riportare un commento dall’Inghilterra è la Nuova Bussola Quotidiana (15 maggio), che pubblica la lettera che John Smeaton, direttore della britannica Society for the Protection of the Unborn Child (SPUC, Società per la protezione del bambino non nato), che ha inviato a monsignor Nunzio Galantino:

Sua Eccellenza,
Ho letto i suoi commenti, citati oggi da
The Tablet, in cui diceva, fra le altre cose, che lei non si “identifica con i visi inespressivi di chi recita il rosario fuori dalle cliniche che praticano l’interruzione della gravidanza”.
Io spero che lei sia stato frainteso. La prego di farmi sapere se questo è il caso.
Ho pensato di farle sapere che io mi identifico con le persone che pregano il rosario, fuori dalle cliniche che praticano l’aborto, indipendentemente dal fatto che i loro volti siano espressivi o meno.
Solo mezzora fa ho ricevuto un messaggio da un meraviglioso gruppo in Inghilterra che organizza, a costo di grandi sacrifici personali, gruppi di preghiera fuori dalla clinica abortista di Twickenham, nell’Ovest di Londra. Il messaggio recita: «Pregate molto per “Lucia”, incinta di 20 settimane. Il suo aborto è programmato per la settimana prossima a Twickenham».
Io ho pregato per Lucia. L’ho fatto prima di scriverle. Mentre scrivo, posso chiederle di pregare per lei e di chiedere ad altri di farlo?”

L’intervista del presule arriva quasi nello stesso momento in cui a Bologna, dopo quindici anni ininterrotti di iniziativa di preghiera inaugurata da Don Oreste Benzi (sul quale è stata aperta una causa di beatificazione) davanti agli ospedali dove si praticano le interruzioni di gravidanza, viene messa in discussione. Da alcuni giorni infatti l’attività dei molti volontari davanti al “Sant’Orsola” sono messe a rischio dalle pressioni dell’UAAR sulla giunta cittadina (La Nuova Bussola Quotidiana, 14 maggio).

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