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Istituzione e “corpo vivo” nel mondo: raccontare la Chiesa oggi

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Emanuele D'Onofrio - Aleteia - pubblicato il 15/05/14

Un manuale spiega l’informazione religiosa e la sintonizza sulle linee guida di Benedetto XVI e papa Francesco

I grandi eventi che hanno investito l’immensa comunità cattolica nell’ultima decina d’anni, dalla morte di Giovanni Paolo II con i suoi funerali, le elezioni dei due pontefici inframmezzati dalla novità assoluta della “rinuncia” di Benedetto XVI, per non parlare delle beatificazioni fino alle canonizzazioni di questi ultimi giorni, tutto questo ha imposto ritmi imprevisti e modalità spiazzanti ai media abituati a seguire le vicende della Chiesa. E’ mancato, dunque, per stare al passo con una realtà ed un mondo che è sembrato mettersi a correre all’improvviso, il tempo per una riflessione su come le cose stessero cambiando, e su come occorresse ripensare gli strumenti per raccontarle.

Questa lacuna trova oggi il suo rimedio: Teoria pratica del giornalismo religioso. Come informare sulla Chiesa cattolica: fonti, logiche, storie, personaggi(EDUSC, Roma, 2014), propone, come scrive il suo curatore Giovanni Tridente nell’introduzione, “un primo tentativo di analisi sistematica della copertura informativa riguardante la Chiesa cattolica in generale, e il ‘mondo vaticano’ in particolare”. Si parte, per questo, dalle “pietre miliari” che sono le direzioni indicate da Papa Benedetto e da Papa Francesco: la definizione della Chiesa come una realtà “viva” e “giovane” da parte del primo, e l’incoraggiamento a chi fa informazione sulla Chiesa a conoscerne “la sua ‘vera natura’”, “il suo cammino nel mondo, con le sue virtù e con i suoi peccati”, e “le motivazioni spirituali che la guidano e che sono le più autentiche per comprenderla” da parte del secondo. Alla redazione del libro, che accompagna sezioni di testimonianze “dal campo” ad altre più teoriche, hanno contribuito moltissimi tra i professionisti più noti del settore, da Marco Tosatti al Reverendo José Maria La Porte. Aleteia ha chiesto a Giovanni Tridente di raccontarci quest’opera.

Da quale urgenza nasce questo manuale e a chi si rivolge?

Tridente: Questo manuale nasce senz’altro dall’urgenza tipica di qualsiasi professione di svolgere al meglio il proprio compito, avendo come riferimento il bene delle persone a cui l’attività è indirizzata. In questo caso concreto, trattandosi dell’informazione sulla Chiesa cattolica, abbiamo assunto la necessità di venire incontro all’esigenza di professionalità e formazione di quanti sono chiamati a raccontarla, fornendo loro alcuni fondamentali strumenti di base, necessari a svolgere un servizio informativo il più possibile fedele alla verità. Lavorando con professionalità, infatti, si fa del bene a se stessi, alla realtà che viene raccontata e alle persone a cui le nostre cronache sono rivolte. Ecco perché il target di questo manuale, che mi permetto di considerare finora unico nello stile e nell’impostazione, è duplice: da una parte ci sono i professionisti che fanno, casomai per la prima volta, il loro ingresso nel campo dell’informazione religiosa e hanno quindi necessità di conoscerne gli aspetti più propri per poter iniziare a lavorare; dall’altra, i tanti studenti delle Facoltà di giornalismo e di comunicazione, ai quali spesso non viene offerta una panoramica così completa sul giornalismo religioso – e più nello specifico sulla Chiesa cattolica – come può accadere invece per il settore politico o sportivo.

Cosa deve comprendere, prima di tutto, chi inizia oggi a raccontare la Chiesa?

Tridente: Per poter raccontare adeguatamente le vicende della Chiesa bisogna partire dalla consapevolezza che si tratta di una realtà con un duplice aspetto: è senz’altro una realtà viva, contemporanea dell’uomo, che partecipa del momento storico che ciascuno di noi si trova a vivere. Al tempo stesso, è anche una realtà spirituale, animata da motivazioni che superano la semplice ragione umana e che trovano risposta soltanto in una visione trascendente. Questi due elementi non si possono scindere in maniera sistematica, perché si finirebbe per snaturare l’essenza stessa della Chiesa, mostrando una lettura limitata e poco coerente dei fatti che la riguardano. Per fare un esempio: è vero che in quanto istituzione la Chiesa ha una propria struttura giuridico-amministrativa, ma ciò non può essere letto o descritto in maniera unidirezionale, perché questa stessa struttura è funzionale al suo permanere nel mondo e serve a dare conto dell’essenza spirituale che la caratterizza, che è in definitiva quella di trasmettere la novità del Vangelo ad ogni creatura. Diversamente – e ciò spesso purtroppo accade -, possono darsi letture e descrizioni che presentano inevitabili accostamenti dell’istituzione religiosa a qualunque altra entità politica o aziendale. E ciò è totalmente sbagliato.

C’è una differenza tra l’informazione religiosa in Italia e in altri grandi Paesi cattolici?

Tridente: L’informazione religiosa in Italia ha delle caratteristiche diverse – e diremmo migliori – rispetto a quelle degli altri grandi paesi cattolici proprio perché è “avvantaggiata” dalla vicinanza geografica e culturale della Sede del Vicario di Cristo. Non a caso, è un Italia che si è sviluppata la figura del cosiddetto "vaticanista", cioè di colui che per un giornale si occupa a tempo pieno delle informazioni che provengono dal Vaticano, appunto. Molto spesso, e ci sono diversi studi sulla copertura informativa della Chiesa cattolica che lo dimostrano, i vaticanisti nostrani fungono da fonte qualificata per i colleghi della stampa estera, che si occupano delle informazioni sulla Chiesa soltanto in alcune grandi occasioni: Giubileo, Sinodo, rinuncia al Pontificato, canonizzazioni, ecc. Questa attenzione sporadica, fa sì che la persona che in un determinato momento è chiamata a raccontare una realtà attinente alla Chiesa, molto spesso non abbia acquisito tutte quelle conoscenze di base che le permettano di offrire ai propri lettori una cronaca ben circostanziata e soprattutto priva di errori o inesattezze. Ecco perché è fondamentale una buona formazione; e quale migliore possibilità, per chi viene da fuori dell’Italia, di leggersi una buona guida per acquisire i primi rudimenti?

La Chiesa sta trovando la forza di rinnovarsi. Il giornalismo che la racconta è pronto a seguirla su questo cammino? Ha bisogno di rinnovarsi, negli schemi narrativi e nel linguaggio, anch’esso?

Tridente: Nel giornalismo, l’unico cammino veramente necessario è lo sforzarsi di svolgere sempre il proprio lavoro con professionalità, riconoscendo gli effetti disastrosi che una cattiva informazione procura a ogni singola persona e alla società intera. Ciò vale anche nel caso dell’informazione sulla Chiesa. È evidente che per raccontare adeguatamente una realtà che si distingue in larga parte dagli schemi classici di qualunque altra istituzione, richiede uno sforzo supplementare e un continuo cambio di paradigma. Ma in fondo è questo il compito dell’informatore: "tradurre" in un linguaggio accessibile a tutti, la "complessità" di un determinato accadimento, perché da quel fatto le persone possano trarne un utile beneficio. Fatta salva, in ogni circostanza, la verità.

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