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Cuba: la famiglia Paya ricevuta dal Papa

Pope Francis with Rosa María Payá

© Rosa María Payá

Rossoporpora - pubblicato il 15/05/14

Rosa Maria, figlia del defunto fondatore del Movimiento Cristiano Liberacion "a Cuba non sono stati fatti passi avanti in materia di libertà"

Lo scorso mercoledì 14 giugno, dalle 9.22 alle 9.45, papa Francesco ha ricevuto in udienza a Santa Marta la famiglia di Oswaldo Payà, il leader dell’opposizione democratica cubana morto in un incidente d’auto molto sospetto il 22 luglio del 2012 a Bayamo, a circa 700 chilometri a nord dell’Avana. Con lui era deceduto anche un altro dissidente, Harold Cepero, una speranza per il futuro del Movimiento Cristiano Liberacion. In macchina c’erano anche Angel Carromero, giovane popolare spagnolo, poi condannato per omicidio colposo (secondo l’accusa andava troppo forte in un tratto sconnesso) e il giovane popolare svedese Jeans Aron Modig (leggermente ferito e rientrato quasi subito in patria). Dello stranissimo incidente abbiamo parlato in un’ampia intervista con Carlos Payà (fratello del leader deceduto) e Regis Iglesias (altro noto dissidente ora in Spagna), apparsa in questo stesso sito nella rubrica “Interviste a personalità” sotto il titolo: Cuba: parlano i dissidenti.
Dopo l’udienza papale, abbiamo sentito telefonicamente Rosa Maria Payà, figlia di Oswaldo, ricevuta a Santa Marta con la madre Ofelia e i fratelli Oswaldo e Reinaldo. Felicissima dell’incontro, ha subito evidenziato che in questa occasione la famiglia Payà aveva la responsabilità e il grande onore di rappresentare la Cuba che lotta per la libertà. “Mio padre è stato assassinato, è un martire della libertà e della Chiesa cubana”. Con il Santo Padre abbiamo parlato – ha proseguito Rosa Maria – della triste realtà quotidiana nell’isola. E abbiamo segnalato le proposte del Movimiento per l’indizione di un plebiscito così da permettere ai cubani di partecipare a elezioni libere e democratiche. La famiglia Payà ha anche ringraziato papa Francesco (“molto attento e amichevole”) per l’impegno e il sacrificio di tutti i sacerdoti e i laici che hanno accompagnato e stanno accompagnando il popolo cubano in questa dura fase di transizione verso un futuro auspicabilmente migliore. Ancora: nel colloquio la famiglia Payà ha evidenziato come il Governo cubano dia a intendere internazionalmente che si sono già fatti passi avanti sostanziali nell’ambito della concessione dei diritti civili: “Non è vero , ha ribadito Rosa Maria, di veri passi avanti non ce ne sono e la repressione verso l’opposizione – in cui ci sono tanti cattolici – continua”.
Un’udienza sperata, un’udienza voluta, un’udienza che ha permesso di certo a papa Francesco di ascoltare anche la voce di quei cattolici militanti di base che a Cuba continuano a battersi coraggiosamente per una libertà che ancora oggettivamente non c’è. Una voce portata dalla famiglia Payà, costretta qualche mese fa a lasciare l’isola a causa delle continue minacce ricevute, continuate, anzi accresciutesi anche dopo lo stranissimo incidente in cui era perito il padre Oswaldo. E su cui nessuno ha voluto aprire quella che sarebbe apparsa come una adeguata indagine internazionale. 

Qui l’originale

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