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Il dilemma del “giovane ricco”

Jesus and the young rich man (H.Hofmann) – it

Public Domain

<span style="font-size:12px;"><span><em>Heinrich Hofmann (1824-1911), J&eacute;sus et le jeune homme riche, 1889, Riverside Church, New York</em></span></span>

padre Angelo Bellon, o.p. - Amici Domenicani - pubblicato il 09/05/14

Occorre domandare al Signore la grazia di amarlo sempre più. Perché infine solo di questo si tratta.

Quesito

Carissimo Padre Angelo,
ho appena finito di leggere una testimonianzaquesito vocazionale sul vostro sito: Caro Padre Angelo, come posso scoprire la mia vocazione? | Liturgia e pastorale | Sezione pastorale | visto 2586 volte | Pubblicato 12.12.2010 | (leggi tutto…).Ti ringrazio per la risposta data a questo giovane, mi è stata di grande aiuto e coraggio. Ho 35 anni e dopo lungo discernimento e come se fossi al punto di partenza o per meglio dire al bivio della scelta. Nel tempo sia le guide spirituali che io stesso ho compreso che il Signore mi ha visitato e mi ha chiesto di seguirlo. E’ un desiderio che porto dentro e che non vuole andare via. Ho provato a scacciarlo ma non ci sono riuscito. La mia condizione di difficoltà è quella patita dal giovane ricco del vangelo, ho poca fede, sono legato e innamorato anche di ciò che posseggo, affetti, cose, lavoro e perciò mi viene difficile lasciare tutto per seguire Gesù nonostante abbia capito che quello sguardo d’amore del figlio di Dio sia la mia felicità. Ho poca fede, poco amore nei riguardi di Gesù, e chissà quali prove avrei volute da Dio perchè mi dimostrasse e convincesse che mi chiamava davvero. Avrei voluto che mi parlasse con un apparizione, con un profeta acceso proprio per me- in qualche evento-, con un angelo suo messaggero, così che la mia fatica del credere, amare e buttarmi, fosse vissuta e ridotta a minimo rischio. Cosi non è avvenuto è cosi sono rimasto al bivio. In tante occasioni pregando intensamente il signore con la richiesta esplicita di – dirmi qual fosse la mia strada e vocazione- mi sono successe delle Dio-incidenze, non so… per es…. pregavo …. signore cosa vuoi che io faccia? e subito dopo vedevo o incontravo il seminarista di turno o il frate francescano; e di queste occasioni negli anni ne ho vissute parecchie. Dio mi ha voluto parlare anche cosi? confermare lasciandomi sempre comunque il margine di dubbio? segni deboli? Ora so che da questo bivio voglio assolutamente muovermi e decidere mi manca il coraggio e la volontà. So che il mio desiderio profondo è volermi fare sacerdote e frate francescano ma ottenere tutto questo -desiderato-, mi porta necessariamente ad affrontare il distacco e la croce  del lasciare ciò che ho. Voglio il fine ma mi frena la paura di dover attuare i mezzi. Non voglio affrontare questa croce del lasciare e vorrei avere maggior conferme da Dio che mi rassicurassero prima del salto. Vorrei avere i -sensi- che mi accompagnassero in questo salto, ma ho 35 anni e l’entusiasmo non è più il mio alleato (cromosomico), sicuramente il sentire della pace nel cuore della soddisfazione di sentirmi al posto giusto, lo riproverò dopo aver compiuto il salto, ma ora mi rendo conto che il salto sta solo da fare nella fede e nella ragione. Vorrei uscirne subito da questa tremenda tenaglia che mi tiene legato al bivio della scelta e non mi fa decidere e buttare. Il signore mi concedesse segni chiari come fece con Gedeone fosse tutto più semplice. Prego San Francesco di Assisi perchè mi aiuti, lui è il santo e l’ordine di cui rimasi innamorato anni fa in Assisi. Prego anche te Padre Angelo di chiedere al tuo confratello che tutto ottiene (come nel racconto sopra detto) con la preghiera e digiuno perchè io trovi la grazia della Volontà perchè mi butti nelle braccia di Cristo e nella sua sequela se questo vuole da me; che ottenga io quella certezza e pace di cuore perchè possa fare il passo. Vorrei domani svegliarmi con la pace nel cuore della mia Vocazione già intrapresa.
Un grazie anticipato.
Saluti in Cristo.

N.B.: se vuoi puoi pubblicare il mio quesito nel sito, per il bene di tante altre anime, che leggeranno, magari con i miei dati debitamente oscurati.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. a detta delle tue guide spirituali e anche di quello che tu avverti dentro di te vi sono indubbiamente dei segni di vocazione. Mi riferisco in particolare all’attrazione e al desiderio.

2. Mi dici che ti blocca il timore di dover lasciar perdere tante cose alle quali sei legato affettivamente.
Il tuo problema dunque sta nel timore. In questa mia risposta cerco dunque di esaminare da che cosa possa provenire questo timore.

3. Dico subito che il mio tentativo si basa esclusivamente sulla tua mail, perché non ho altri elementi di riferimento. E nella mail tu potresti non aver toccato determinati argomenti solo perché sul momento non ti sono venuti in mente.
Per questo la mia disamina, almeno su alcuni punti, potrebbe rivelarsi infondata.

4. Dalla lettura della tua mail manca un punto che secondo me è determinante per esaminare la consistenza di una vocazione al sacerdozio: la “salus animarum”, il desiderio di portare Gesù Cristo al tuo prossimo, di dedicarti con tutte le tue forze per la salvezza del tuo prossimo. Tu stesso non di rado vedi tanti giovani che vivono lontani dal Signore. Alcuni sono addirittura sbandati. E non tanto perché siano cattivi, ma perché non c’è chi si prenda cura di loro e della loro anima. Vederli incamminati per una strada di progressivo allontanamento dal Signore e dai Sacramenti dovrebbe costituire uno dei motivi più urgenti per rispondere con prontezza alla chiamata. Nel corso del mio ministero, soprattutto nei primi anni di sacerdozio, ho avuto la percezione netta che molti ragazzi sarebbero vissuti lontano dalla Chiesa solo perché non avevano l’opportunità di avere un sacerdote con loro. Quante volte mi sono detto: se io avessi risposto di no al Signore, questi ragazzi sarebbero rimasti senza sacerdote. E sarebbero rimasti senza non perché i superiori non ne volessero mandare, ma semplicemente perché non ce n’erano.

5. L’amore verso il prossimo, lo zelo per la sua salute soprattutto spirituale ed eterna, è il segno più bello e più autentico della vocazione al sacerdozio. D’altra parte il nostro amore per il Signore sarebbe ben poca cosa se non si potesse mostrare attraverso l’amore per coloro con i quali il Signore ha detto di identificarsi: “L’avete fatto a me” (Mt 25,40).
San Giovanni ricorda che “chi non ama il fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (1 Gv 4,20). Secondo me, l’autenticità della vocazione si mostra anche attraverso lo zelo per la salvezza del prossimo. Questo motivo dovrebbe essere sufficiente per farti superare ogni resistenza, lasciare tutto e metterti subito al servizio del Signore. Gli apostoli hanno fatto così: “Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono” (Mt 4,20).

6. Un altro punto che dovresti verificare nella tua vita è la consistenza della tua amicizia col Signore, la frequentazione dei sacramenti e la vita di grazia. L’amicizia ha questo di particolare: gli amici amano stare insieme, confidarsi i loro segreti, comunicare insieme. Di qui dovresti verificare non solo la vita di preghiera, ma anche la partecipazione per quanto possibile quotidiana all’Eucaristia, sapendo che il Signore ha un desiderio irresistibile di essere il tuo nutrimento ogni giorno: “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa pasqua insieme con voi” (Lc 22,15). Di qui anche il desiderio della frequentazione assidua e regolare alla Confessione sacramentale. La vita di seminario o di convento dovrebbe essere come un prosieguo di quanto già si è cominciato a fare per contro proprio come per esigenza d’amore.

7. Dovresti anche verificare la stabilità della tua
vita di grazia, se vi siano dei peccati che snervano la tua volontà e ti infiacchiscono. Faccio riferimento in modo particolare alla purezza. Il Concilio Vaticano II ricorda che il peccato tiene una persona come incatenata e divisa in se stessa (Gaudium et spes, 13). Mi sembrerebbe strano che un ragazzo forte e puro, che vive costantemente in grazia di Dio, non abbia la forza di rispondere.

8. Se vi fosse in te uno stato di altalena a proposito della grazia (cadute ripetute e continue) ti direi che non sei pronto per il seminario o la vita religiosa e addirittura ti sconsiglierei di fare il passo. Perché in breve lasceresti il seminario o il convento. Oppure vivresti in continua contraddizione (e pertanto in continua insoddisfazione) con quello che richiede il tuo stato di vita.

9. Dal momento che, come riconosci tu stesso, sei ad un bivio e non puoi più attendere, cerca di solidificare la tua vita cristiana soprattutto in due punti:
– nell’esercizio della pazienza e ripetere con spirito francescano nelle varie contrarietà della vita: “ivi è perfetta letizia”. Così stai alla presenza del Signore, acquisisci una mentalità di fede e diventi forte.
– nelle pratiche penitenziali, che sono tali solo all’esterno, perché nel nostro interno sono atti di amore uno più bello dell’altro. E questo al fine di poter dire con San Paolo: “Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24). Cerca di essere fedele a quanto la Chiesa richiede nei venerdì dell’anno. E se vuoi, con il consiglio del confessore, puoi fare anche qualcosa d’altro. Queste pratiche ti distaccano da te stesso, ti mettono davanti i beni preminenti della Chiesa e del mondo e così facilmente puoi trovare la forza per mettere da parte tutto ciò che è d’intralcio a seguire il comando del Signore.

10. Infine ti chiedo di domandare al Signore la grazia di amarlo sempre più. Perché infine solo di questo si tratta.

Pubblico volentieri la tua mail perché sono persuaso che anche altri giovani possano trovarsi nella tua medesima situazione. Ti assicuro la mia preghiera e il mio ricordo nella S. Messa.
Ti benedico.
Padre Angelo

qui l’articolo originale

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