Uno dei temi ricorrenti nelle discussioni nostrane è quello della scuola. Quella italiana è in grado di formare gli uomini e le donne del futuro? S’intende, da un punto di vista umano e culturale. I docenti italiani sono all’altezza del compito loro affidato? Poi, s’arriva alla questione cruciale che in Italia è posta sulla contrapposizione tra scuola pubblica e scuola privata, dove con quest’ultima s’intende quella cattolica.
A dirla tutta dietro oltre il pregiudizio contro i cristiani c’è anche la questione legata alla “legittimità politica” del finanziamento dello Stato agli istituti scolastici privati. Invece, lo Stato italiano – e soprattutto tanti teorici dell’esclusiva dello Stato in materia di Istruzione – avrebbero molto da imparare dal mondo scolastico cristiano. L’impegno in ogni parte del mondo di singoli o famiglie religiose lungo i secoli è una questione oggettiva. Per quanto riguarda l’Italia voglio segnalare una donna vissuta a cavallo tra 1600 e 1700. Si tratta di Rosa Venerini che la Chiesa cattolica festeggia come santa proprio oggi. La sua è una storia molto semplice che l’ha portata alla fine a fondare nel 1685, a Viterbo, la prima scuola pubblica femminile gratuita, unico esempio in tutti gli Stati italiani dell’epoca. Esempio anche per il resto dell’Europa. L’impegno di Rosa Venerini presenta molte declinazioni “solamente” laiche tanto da poterla definire una rivoluzionaria – per l’epoca – che ha combattuto per l’emancipazione della donna facendo riacquistare dignità per la “seconda metà del cielo”. Le sue studentesse dovevano ricevere una solida formazione umana e spirituale. Tanti i sacrifici sostenuti per questa opera compiuta comunque da cristiana. Come a ricordare ancora oggi che il cristiano è nel mondo ma non è del mondo.