La Chiesa di Milano in pellegrinaggio per le vie della città nei luoghi della sofferenza dell’uomo di oggi
Non più per scongiurare la peste, come avvenne la prima volta con san Carlo Borromeo nel 1576-77, o per allontanare dal tessuto sociale il cancro della corruzione come indicò il cardinale Martini nel 1984, ma per andare incontro all’odierno travaglio di Milano e del Paese: è questo il motivo per cui la croce di san Carlo con la reliquia del Santo Chiodo custodita nel duomo di Milano, hanno percorso nel pomeriggio dell’8 maggio le vie della metropoli lombarda e raggiunto luoghi emblematici nei quali si sono svolti incontri e dibattiti con i protagonisti della vita civile. Malati, cultura, lavoro e crisi economica, immigrazione: queste le tappe del pellegrinaggio concluso nella piazza del duomo con la professione corale di fede dei partecipanti. “Come cristiani – ha affermato l’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola – attraversiamo con riconoscenza, apertura, la nostra metropoli così come si va configurando, per porre la questione del senso, che per i cristiani ha la sua origine in questo singolarissimo uomo crocifisso ingiustamente, che ha mosso non solo i suoi discepoli ma uomini di ogni tempo”. Aleteia ha parlato dell’iniziativa con don Walter Magnoni, direttore della pastorale sociale e del lavoro della diocesi ambrosiana.
Ancora una volta la croce pellegrina in luoghi simbolo delle situazioni problematiche dell’oggi. Di certo quella relativa al lavoro è una di queste: come avete pensato questo momento?
Magnoni: L’iniziativa si inserisce nel percorso di questo anno pastorale il cui titolo è: “Il campo è il mondo. Vie da percorrere incontro all’umano”. L’idea è quella di uscire – come ci chiede Papa Francesco – incontro agli uomini là dove vivono. Così la croce percorre i luoghi dove si intrecciano fatiche e speranze degli uomini di questa città. Alla tappa dedicata ai problemi del lavoro, in piazza Gae Aulenti, abbiamo dato il tema “La solidarietà nel mondo dell’impresa e dell’economia. Utopia o realtà?”. Insieme a rappresentanti del mondo delle istituzioni, dell’impresa, delle attività bancarie, delle organizzazioni del lavoro ci chiediamo perché si deve e si può parlare di solidarietà e come è possibile crearla e quali reti di solidarietà si possono promuovere. Abbiamo anche chiesto a cinque rappresentanti di questi diversi mondi, a partire dal presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, di raccontare in 5 minuti un’idea concreta da realizzare. L’incontro vuole essere essenzialmente un momento di ascolto di tutte le forze in campo sia per affidare obiettivi e proposte alla preghiera in piazza Duomo che concluderà il pellegrinaggio della croce, sia per raccogliere spunti per successivi momenti di confronto ed elaborazione. Non abbiamo tesi prefigurate, ma siamo convinti che dallo sforzo di tutti qualcosa nascerà.
In che modo la crisi economica ed occupazionale ha sollecitato l’intervento della Chiesa di Milano?
Magnoni: A Natale del 2008 l’allora arcivescovo, il cardinale Tettamanzi istituì il Fondo Famiglia e lavoro per sostenere i nuclei familiari nei quali qualcuno dei componenti aveva perso il lavoro. Si pensava a uno strumento la cui durata fosse limitata nel tempo, ma poi si è capito che la crisi aveva natura strutturale ed era necessario continuare a sostenere le famiglie. Basti pensare che ad oggi sono più di 7 mila le famiglie aiutate direttamente tramite il Fondo ma almeno 10 mila quelle a cui si è arrivati attraverso altre iniziative. Per questo, con il cardinale Scola, è nata la Fase 2 del Fondo che offre non solo contributi, ma forme di sostegno al lavoro come la formazione, il microcredito per chi vuole fare impresa e aiuti alle aziende in difficoltà. Nello stesso tempo, anche sui diversi territori della diocesi – che è molto estesa e ha 5 milioni di abitanti – si è sviluppata la fantasia anti-crisi e sono ormai diverse decine le iniziative avviate in questo campo.