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Le “Confessioni” di Sant’Agostino, un coraggioso viaggio nella propria intimità

Le “Confessioni” di Sant’Agostino, un coraggioso viaggio nella propria intimità

© Public Domain

Emanuele D'Onofrio - Aleteia - pubblicato il 07/05/14

Al Salone del Libro di Torino, Alessandro Preziosi leggerà alcuni passi scelti dal testo più tormentato del vescovo di Ippona

In quella personale ricerca che ognuno di noi compie, costantemente ed in modo rinnovato, esplorando figure religiose del passato anche lontano che ci possano essere di riferimento nelle tempeste del quotidiano, l’avvicinamento a Sant’Agostino ha sempre significato mettere in gioco molto di quanto riteniamo già stabilmente acquisito. Le certezze della nostra spiritualità, spesso indebolite ed erose nel corso di mille sentieri interrotti, tornano vigorosamente in movimento ed in discussione nel momento in cui ci immergiamo nella lettura dei testi del santo di Ippona, in particolare, delle sue Confessioni. E quelle antiche certezze non solo escono rivitalizzate da questo viaggio, ma addirittura rivoluzionate dal coraggio che questo ci ha richiesto, accese di una nuova luce e mosse da una nuova forza.

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L’esperienza che ci si accinge a vivere al Salone del libro di Torino (Sala Gialla, giovedì 8 maggio, ore 20) sarà di quelle intense: Alessandro Preziosi, attore italiano tra i più amati e richiesti del cinema, del teatro e della televisione, per la quale nel 2010 è stato protagonista di una miniserie di successo dedicata proprio a Sant’Agostino, leggerà alcuni passi scelti da una traduzione attuale e fedele, tra le quaranta che esistono in Italia, delle Confessioni. Quest’esibizione live, tra l’altro, si potrà acquistare nel CD “Agostino, Le Confessioni. Legge Alessandro Preziosi”, disponibile con questa edizione del testo, e frutto della collaborazione tra Città Nuova editrice e la produzione teatrale Khora.teatro (libro+cd, pp. 400, € 14,00).

Aleteia ha incontrato l’attore e gli ha rivolto alcune domande.

Come si legge Agostino di fronte ad una platea di oggi?

Preziosi: La lettura costituisce almeno per me una grande scoperta. Il pubblico, infatti, vive contestualmente al dicitore che segue un ragionamento all’interno dei vari passaggi estratti dalle Confessioni. Questi passaggi rappresentano di volta in volta una scoperta condivisa con il pubblico. Quindi tanto più si scopre quanto più l’interpretazione provoca un impatto per l’ascoltatore in questa lettura di S. Agostino, sulla base del quale io mi sono formato negli anni. Oramai sono sette anni che leggo le Confessioni pubblicamente e tutti i passaggi del testo hanno una sequenza di ragionamenti che determinano uno stato emotivo. Tutto viene a galla in maniera davvero molto potente. Mi spiego: ci sono dei passaggi di grande criticità all’interno dei brani che noi abbiamo selezionato e messo a fuoco. Su tutti c’è quello della volontà: cioè, come è possibile volere in parte e in parte non volere? Quando questo passaggio viene comunicato con una scoperta graduale ed estemporanea, e si conclude poi con un’impotenza dell’uomo rispetto al fatto che si accascia sotto al peso dell’abitudine, ecco, quello stato emotivo sembra di riviverlo attraverso quella che è in apparenza un’esibizione pubblica, ma allo stesso tempo un percorso di un’intimità davvero molto profonda. E’ lo stesso criterio che c’è quando ci si chiede: cosa bisogna fare prima, lodare o invocare Dio? Diciamo che questa sottilissima e sublime, dal punto di vista poetico, dicotomia tra i due momenti, è ciò che poi si realizza durante lo spettacolo. Lodarlo vorrà dire esibirlo, e quindi pronunciarlo; invocarlo vorrà dire invece partire da una sospensione interiore molto molto forte, che ci spinge ad invocare Dio dentro di noi. Insomma, un bel viaggio.

Agostino ha avuto una parte importante nel formare la sua spiritualità?

Preziosi: Più che formare la mia spiritualità, l’ha sollecitata in continuazione. Ed essere sollecitati verso qualcosa, che si è convinti di avere dentro, può recare meno benefici di quanto uno si possa immaginare. Questo vuol dire che, in teoria, noi diciamo che dobbiamo essere sempre in discussione, sempre alla ricerca, attraverso i labirinti della contraddizione, dell’incoerenza, della fede convinta e poi del quotidiano che ci mette contro le nostre stesse regole. Però, poi, è complicato ammettere una sollecitazione così chiara, coriacea e indissolubile che è quello che ci propone S. Agostino, così talmente chiaro, intellegibile comprensibile e accessibile, che non si potrebbe poi concretamente fare diversamente. L’uomo non ha questa immediata reazione alle sollecitazioni che ci arrivano attraverso la lettura. Io voglio rispondere un po’ come fanno i Buddisti: la confusione perché apra realmente un percorso di chiarezza dev’essere una vera confusione, perché se si è confusi solo in parte ci si barcamena, e quindi non ci si pone mai di fronte ad una scelta opposta. Ecco, io non vivo in confusione. Sicuramente non ho mai smesso di credere, non ho mai avuto problemi così profondi come Sant’Agostino. Anche quando l’ho girato, non mi sono messo in discussione come credente. Sicuramente ci sono tanti gradi, tanti livelli, nell’incontrarlo.

Sono tanti i santi che appaiono sul piccolo schermo. Come si racconta la santità oggi?

Preziosi: L’impegno della televisione pubblica nel raccontare queste storie credo sia encomiabile. Ti può, certo, venire in mente, che si speculi sulla vita di un santo per ottenere maggiori ascolti. Il dubbio ti può venire, ma poi il risultato è talmente profondo che socialmente credo che questo tipo di fiction abbia un significato. Per quanto non si possa condensare in quattro ore la vita di un santo, ci sono dei criteri che sono quelli di creare delle sottostorie, dei ganci, dei link tra puntata e puntata, tra le varie situazioni che a volte tradiscono la biografia del santo che si va a raccontare. Detto questo, credo tuttavia che l’esperimento di raccontare santi come Padre Pio o Sant’Agostino susciti molto interesse. Non credo che cambi la natura delle persone: è una serata trascorsa, perché di questo si parla. La televisione, la fiction è intrattenimento, e credo che sia sbagliato dare alle fiction il compito di migliorare, di modellare la percezione della realtà. Quello lo fanno i quotidiani, lo fanno i mass media, non lo fanno certo le fiction. Il grado di approfondimento che c’è dipende dagli sceneggiatori, e a volte anche dai produttori.

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