I Vangeli mostrano la grande stima dei primi cristiani per la Madre del SignoreCome mai nella Bibbia non viene mai menzionato e ordinato di dare culto a Maria di Nazaret, madre di Gesù? Anzi, Gesù stesso, in alcune circostanze, fa sì che la gente non elevi la figura di sua madre al di sopra di lui e di Dio Padre come oggetto di venerazione.
Stefano
Caro Stefano, alcuni passi del Vangelo sono in apparenza conto il culto a Maria. Uno si trova nel Vangelo di Luca (11,27-28). A una donna che gli grida: “Beato il grembo che ti ha portato e il seno che ti ha allattato!”, Gesù risponde: “Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!”. Ci sono altri brani simili in Luca 8,19-21 e nei paralleli di Marco e Matteo. Si concludono con questa affermazione di Gesù: “Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica” (Luca 8,21). In realtà Gesù non fa che mettere in evidenza il motivo per cui Maria è beata: perché ha ascoltato e osservato la parola di Dio. E' quello che Maria ha fatto accogliendo l'annuncio dell'angelo: “Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola” (Luca 1,37).
In breve, nel Vangelo non si vieta di venerare Maria. Anzi, vi appare piuttosto l'inizio e il fondamento di un culto nei suoi confronti da parte della primitiva comunità cristiana. Questo è evidente pensando al saluto particolare dell'angelo Gabriele, all'espressione “piena di grazia” che le rivolge, alle lodi con cui viene accolta dalla cugina Elisabetta (la quale la benedice, la proclama beata e la definisce “madre del mio Signore”). Maria stessa, nel Magnificat, dice: “D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata”. Tutte queste espressioni elogiative nei confronti di Maria non sarebbero state possibili se i primi cristiani non avessero avuto nei suoi confronti una grandissima stima. E' qui l'origine della venerazione verso Maria fin dalle origini della Chiesa.
Abbiamo anche altre attestazioni antiche. All'inizio del Novecento è stato scoperto un papiro del II-III secolo, con una preghiera a Maria da parte di una comunità egiziana: “Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio, non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta”. Da notare che appare già il titolo di Theotokos, Madre di Dio, che sarà definito nel 431 dal Concilio di Efeso. A cavallo tra gli anni '50 e '60, il padre Francescano Bellarmino Bagatti ha poi decifrato due graffiti in greco in una chiesa giudeo-cristiana sorta sulla casa di Maria a Nazaret. Il primo è la più antica testimonianza dell'Ave Maria (Chaire Maria in greco), il secondo è stato lasciato da un pellegrino che testimonia di aver scritto sul “luogo santo di Maria”. A partire da san Giustino, si sviluppa anche una riflessione teologica su Maria, messa in parallelo con Eva. Ricordo un famoso passo di Melitone di Sardi, che in un'omelia pasquale (circa 165) cita Maria, “la bella agnella” da cui proviene l'agnello del nostro riscatto.
In conclusione, il culto a Maria ha origine nel testo biblico e si è sviluppato con la riflessione della Chiesa, guidata dallo Spirito Santo. Non si tratta però di adorazione, riservata solo a Dio, ma di venerazione, cioè riconoscimento delle sue virtù, della sua fede, del suo essere stata docile alla parola di Dio. Venerazione che spinge a imitarla, a confidare nella sua intercessione, e ad adorare e lodare il Signore.