È compito degli sposi pronunciare davanti a Dio il giudizio sulla possibilità e sull’opportunità di procreare
Quesito
Mi domandavo come vede la Chiesa il matrimonio tra due persone che decidono di non avere figli per comprovati e gravi motivi di salute di uno dei due coniugi.
Ringrazio di cuore per la Sua risposta.
Cordiali Saluti.
Risposta del sacerdote
Carissima,
1. La Chiesa ritiene che per comprovati motivi due coniugi possano decidere di sospendere la generazione di figli. Pio XII nel discorso alle ostetriche (29.X.1951 ha detto: “Da quella prestazione positiva obbligatoria (la procreazione) possono esimere, anche per lungo tempo, anzi per l’intera durata del matrimonio, seri motivi, come quelli che si hanno non di rado nella cosiddetta indicazione medica, eugenica, economica e sociale”.
2. È compito degli sposi pronunciare davanti a Dio il giudizio sulla possibilità e sull’opportunità di procreare. Il Concilio Vaticano II dice espressamente che “questo giudizio in ultima analisi lo devono formulare, davanti a Dio, gli sposi stessi” (GS 50). È un giudizio che devono emettere “di comune accordo e con sforzo comune… tenendo conto sia del proprio bene personale che di quello dei figli, tanto di quelli nati che di quelli che si prevede nasceranno; valutando le condizioni sia materiali che spirituali della loro epoca e del loro stato di vita; e, infine, tenendo conto del bene della comunità familiare, della società temporale e della Chiesa stessa” (GS 50).
3. Il Concilio aggiunge che non appartiene invece ai coniugi decidere quali siano le vie lecite da seguire nel sospendere la procreazione perché arbitro del bene e del male è solo Dio, il quale sa quali sono i veri bisogni del cuore dell’uomo e quali siano gli obiettivi che egli è chiamato a raggiungere. Dice la Gaudium et spes: “Però nella loro linea di condotta i coniugi cristiani siano consapevoli che non possono procedere a loro arbitrio, ma devono sempre essere retti da una coscienza che sia conforme alla legge divina stessa; e siano docili al magistero della Chiesa, che interpreta in modo autentico quella legge alla luce del Vangelo. Tale legge divina manifesta il significato pieno dell’amore coniugale, lo protegge e lo conduce verso la sua perfezione veramente umana” (GS 50).
4. In altri termini i coniugi non possono fare contraccezione perché altererebbero il disegno divino sulla sessualità e sull’amore coniugale.
5. Possono invece far uso dei ritmi infecondi, perché salvaguardano la totalità del dono: “Da ciò consegue che l’osservanza dei tempi infecondi può essere lecita sotto l’aspetto morale e nelle condizioni menzionate è realmente tale” (Pio XII, discorso alle ostetriche). Il Papa usa l’espressione “può essere lecita sotto l’aspetto morale” perché vuole ricordare che non basta l’osservanza materiale dei ritmi di fertilità per rendere pienamente umano l’atto dell’amore coniugale. Esso deve essere sempre un atto di autentico amore e non di puro sfogo di libidine.
Deve giovare, in altre parole al cammino di santificazione che tutti siamo chiamati a percorrere.
Ti saluto, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo