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Come si fa a capire in modo inequivocabile cosa vuole il Signore da noi?

Hands of a sad woman in front of a window – it

Vladimir Volodin / Shutterstock

padre Angelo Bellon, o.p. - Amici Domenicani - pubblicato il 02/05/14

Quando c’è vocazione si prova gaudio anche al solo pensiero di vedersi realizzati per quella strada

Quesito

Caro Padre Angelo,
sono una ragazza di 2… anni e visito assiduamente il vostro bellissimo sito da anni, trovandovi sempre interessanti spunti di riflessione nonché risposte esaurienti ai quesiti più vari. Mi sono decisa a scriverle perché non so più come fare a liberarmi da un disturbo spirituale che mi affligge da anni… Nel 2005, dopo un’adolescenza problematica, mi sono riavvicinata a Dio (da cui mi ero allontanata all’inizio dell’adolescenza), e sono ormai molti anni che partecipo quotidianamente alla Santa Messa e recito il Santo Rosario. Mi confesso con frequenza abbastanza regolare (almeno una volta ogni due mesi). Eppure sono sempre inquieta: sebbene io abbia agli occhi degli altri una vita normale e sia ritenuta anche una ragazza tranquilla e solare come poche, in realtà desidero spesso morire, soffro di crisi di pianto e insoddisfazione perché non so cosa fare nella vita… a breve inizierò a lavorare, un buon posto di lavoro inerente agli studi che ho fatto eppure sento sempre che questa non è la mia strada, che c’è qualcosa che non capisco nella mia vita, e non riesco a capire se ciò sia indice di una possibile vocazione alla vita religiosa (non mi sento portata per il matrimonio e infatti non ho mai avuto un ragazzo) o sia al contrario una strana forma di depressione… Le crisi sono infatti frequenti ma molto brevi, e quando passano me ne dimentico per un po’, fino all’attacco successivo….pregare, andare a Messa e all’Adorazione Eucaristica non mi ha mai liberata purtroppo. Come si fa a capire in modo inequivocabile cosa vuole il Signore da noi? Perchè a volte ho il dubbio che questa mia situazione possa dipendere dal fatto che non sto facendo ciò che il Signore vorrebbe da me…
Grazie mille per l’attenzione


Risposta del sacerdote

Carissima,
1. la vocazione, perché sia tale, non può poggiarsi solo sul fatto che non ci si sente pienamente soddisfatti per la via che si sta conducendo. Potrebbe essere un indizio, ma, da solo, è un indizio molto povero.

2. Di fatto la vocazione si basa innanzitutto su una reale attrazione a un certo tipo di vita. Inoltre quando c’è vocazione si prova gaudio anche al solo pensiero di vedersi realizzati per quella strada. Infine la vocazione si basa su disposizioni naturali e di grazia che permettono di dire: questa à la mia strada.

3. Può darsi che la fragilità psicologica che ti porti dietro sia dovuta in parte anche al vuoto di vita cristiana che ha contrassegnato alcuni anni della tua adolescenza. Per questo confido che la perseveranza nelle pratiche religiose che stai conducendo ti porti a vivere sempre più con maggiore serenità ogni tua situazione di vita.

4. Dal momento che vivi in  grazia, ti consiglio di godere della presenza del Signore nella tua anima. È il tesoro più bello che possiedi. Quest’unione ti permette di volgere agevolmente ogni evento che ti può capitare verso il progresso della tua vita cristiana. San Paolo ci ricorda che “tutto coopera al bene di coloro che temono Dio” (Rm 8,28). In tutto ciò che ti capita di bello o di brutto devi cogliere il disegno di bene da parte di Dio. La consapevolezza che il Signore, almeno per il momento, ha voluto o ha permesso che tu ti trovi in una determinata situazione dovrebbe essere sufficiente per allontanare ogni pensiero di depressione.

5. Mi dici che vai a Messa tutti i giorni. A Messa fai ogni giorno l’offerta di te stessa. Questa offerta la rinnovi nella preghiera del Santo Rosario. Ebbene, trasferisci l’offerta che fai di te stessa nel concreto delle tue azioni: sii ovunque e sempre “un sacrificio perenne gradito a Dio”. Sii un sacrificio di adorazione della sua volontà, un sacrificio di ringraziamento e di lode per i suoi benefici, un sacrificio di offerta in espiazione dei tuoi peccati e di quelli del mondo intero, un sacrificio di supplica per te stessa e per tutti.

6.  I pensieri di tristezza cerca di allontanarli dalla tua mente appena si affacciamo. Il minimo che si possa dire è che non vengono da Dio. Se permetti loro di entrarvi, ne rimani soggiogata.Tieni sempre presente il principio che don Bosco dava ai ragazzi: “Tutto ciò che turba e porta via la pace non viene da Dio”. Il pensiero della vocazione in nessun modo può essere accompagnato da simili tristi pensieri.

7. Se posso darti un consiglio: intensifica la confessione. Per una ragazza che va a Messa tutti i giorni e che recita quotidianamente il santo Rosario la Confessione almeno quindicinale sarebbe di grande vantaggio.

Ti ricordo al Signore ti benedico.
Padre Angelo

qui l’articolo originale

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