Le influenze esterne catalizzano le aspirazioni della popolazione: i giovani per l'indipendenza, gli anziani nostalgici dell'Urss
di Stefano Magni
L’Ucraina dell’Est sta attraversando una nuova escalation di violenza. L’operazione lanciata da Kiev contro i pro-russi è in stallo. Le milizie tengono 40 persone in ostaggio. Fra queste figurano anche i 7 osservatori dell’Osce rapiti la settimana scorsa, sulla cui liberazione si continua a negoziare. Altri uomini armati hanno dato l’assalto alla sede del governo locale di Luhansk. Ed anche la città di Kharkiv, finora abbastanza tranquilla, è stata teatro di scontri fra i filo-russi e gli ucraini fedeli al governo di Kiev. Il sindaco della città, un politico che era del Partito delle Regioni (pro-Mosca), poi passato alla causa della rivoluzione del Maidan, è stato vittima di un attentato lunedì: colpito alla schiena versa in gravi condizioni.
Il giornalista, saggista e scrittore Dario Fertilio (Corriere della Sera) si è recato in Ucraina, a Kharkiv e a Kiev, in questi giorni, per un ciclo di conferenze su invito dell’Istituto Italiano di Cultura e col patrocinio dell’associazione Libertates. La Nuova Bussola Quotidiana lo ha contattato telefonicamente.
I media italiani esagerano o c’è realmente un clima da guerra civile?
A prima vista non c’è guerra. A Kharkiv il traffico è regolare, i negozi e i caffè sono aperti, i servizi funzionano. Arrivando in città non si nota nulla di strano. Ma questa è solo una prima impressione superficiale. A un secondo esame, invece, si scopre un mosaico di paure, sentimenti, interessi contrapposti sotto la calma apparente. In generale, se vogliamo sintetizzare, i giovani (fino ai 30 anni), quelli che non hanno mai vissuto in Unione Sovietica, sono ormai acquisiti alla causa dell’Ucraina indipendente, hanno appoggiato e appoggiano il Maidan, la rivoluzione di Kiev. E questo nonostante siano russofoni e non neghino affatto la loro identità. Tra le persone di mezza età, sopra i 30 anni, è diffusa soprattutto una preoccupazione per la situazione economica e una paura dell’avvenire. Più si sale con l’età e più si trovano persone che dicono “stavamo meglio sotto l’Urss e magari staremmo meglio in una situazione più tranquilla, se ci fosse Putin”. Ma non si può parlare di “separatisti”, quanto di “scontenti”. I veri separatisti, da fonti diplomatiche affidabili, non sarebbero più del 15% della popolazione dell’Ucraina orientale. È una minoranza che esiste, ma non sensibile.
Si tratta, dunque, di uno scontro generazionale?
Sì. E ad avvalorare questa tesi è anche il comportamento delle tifoserie locali. Gli ultras dello Shaktar (Donetsk) e il Dnipro (Dnipropetrovsk), solitamente rivali, formano il servizio d’ordine delle manifestazioni pro-Kiev e filo-europee nell’Ucraina orientale, contro le aggressioni dei filo-russi. E questo dà la misura di una frattura fra generazioni e non fra nazionalità. Chi rientra nella generazione degli “scontenti”, più che volere una secessione da Kiev, non crede in un governo filo-europeo.
A Kharkiv ha visto, però, i separatisti in azione?
Non molti. Nella Piazza della Libertà, dove c’è ancora una statua di Lenin, periodicamente si riuniscono i filo-russi. Sono considerati “rivoluzionari della domenica”: non ci sono per tutta la settimana, se non cinque-dieci persone munite di bandiere rosse o tricolori russi. La massa arriva solo nel fine settimana. Parlando con molti studenti locali, i giovani e gli scalmanati che affluiscono nel fine settimana, come quelli che hanno provocato gli scontri più recenti, vengono tutti dalla Russia. Fanno molto presto a passare il confine, sono poche decine di chilometri. A Donetsk e Luhansk la situazione è diversa, perché lì il numero dei separatisti è maggiore e, con l’aggiunta di quelli che arrivano dalla Russia, formano una massa critica, occupano edifici pubblici e organizzano picchetti. Si tratta, comunque, di manifestazioni palesemente organizzate. L’aria che si respira è quella di una destabilizzazione. Anche morale e psicologica, perché gli ucraini sono sottoposti da mesi a uno stillicidio di notizie su scontri e dichiarazioni bellicose, si aspettano la guerra da un momento all’altro e si terrorizzano ancora maggiormente vedendo i video amatoriali su YouTube sugli scontri nell’Est. Anche le persone più salde hanno i nervi scossi.