Alla sesto e ultima tappa di un lungo processo giudiziario, il tribunale di Norimberga (Germania) conferma il suo verdetto
Salvo un ricorso davanti alla Corte Europea da qui a quattro settimane – apparentemente poco probabile –, la condanna penale di monsignor Richard Nelson Williamson è ormai definitiva: il tribunale regionale superiore di Norimberga (Germania) ha respinto il suo ultimo ricorso e il presule dovrà pagare i 1.800 euro di ammenda per affermazioni negazioniste a cui era stato condannato in prima istanza a Ratisbona il 16 gennaio 2013 e poi in appello il 23 settembre dello stesso anno.
In base a un comunicato del tribunale, l’ultimo ricorso di Williamson è stato respinto l’11 aprile scorso dopo un “esame” dell’ultima sentenza che “non ha rilevato errori procedurali a sfavore” dell’interessato.
Nel 2008, in un’intervista concessa a novembre a un canale televisivo svedese quando il vescovo si trovava nel seminario tedesco della Fraternità San Pio X a Ratisbona e diffusa all’inizio del 2009, il presule aveva negato l’esistenza delle camere a gas e aveva contestato il numero di ebrei deceduti nei campi di concentramento.
Nel corso delle varie fasi processuali, monsignor Williamson ha ammesso di aver negato l’Olocausto, ma pensava, hanno sottolineato i suoi avvocati, che il suo intervento sarebbe stato diffuso solo in Svezia, Paese in cui non c’è incriminazione per questo tipo di affermazioni.
La pubblicazione delle dichiarazioni del vescovo di origine britannica aveva provocato grande clamore in Germania, e poi nel resto del mondo, ma la loro diffusione era stata bloccata nel momento in cui la Santa Sede aveva revocato la scomunica contro monsignor Williamson e tre altri vescovi integralisti della Fraternità San Pio X.
Come ha commentato all’epoca monsignor Jacques Perrier, ex arcivescovo di Tarbes e Lourdes, Benedetto XVI aveva giocato la carta della “mano tesa” per “riunire il gregge”, ma era del tutto all’oscuro delle dichiarazioni negazioniste del vescovo.
Nel febbraio 2009, riferisce Vatican Insider, Williamson aveva chiesto perdono al papa, a Dio, ai sopravvissuti e alle famiglie delle vittime, spiegando che non aveva avuto intenzione di farli soffrire. Il 9 dello stesso mese era stato espulso dall’Argentina (dove dirigeva il seminario di La Reja, alle porte di Buenos Aires) su ordine del Presidente Cristina Kirchner, che l’ha dichiarato “persona non grata” per le sue “ignobili dichiarazioni antisemite”, dandogli 10 giorni di tempo per lasciare il Paese.
Monsignor Williamson, nato nel 1940 in una famiglia anglicana, si è laureato in Architettura a Cambridge e ha lavorato in Ghana prima di convertirsi al cattolicesimo e studiare Teologia al seminario di Ecône. Consacrato vescovo nel 1988 da Marcel Lefebvre, senza autorizzazione della Santa Sede, era stato ipso facto scomunicato.
[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]