Samuel Gregg parla dei ripetuti attacchi alla libertà economica e religiosa nel Paese a stelle e strisce
di Mirko Testa
Qual è il ruolo dello Stato nel promuovere e tutelare la libertà religiosa e i diritti delle minoranze senza perdere mai di vista il bene comune? E quali sono le nuove opportunità e sfide che interpellano i credenti derivanti da una sempre crescente espansione dello Stato assistenziale e regolatore, così come dall’aumento del cosiddetto “capitalismo nepotistico”?
Al fine di indagare l’importante e complesso rapporto tra la libertà religiosa e le altre libertà, in particolare quella economica, l’Istituto Acton ha deciso di dare vita a una serie di cinque conferenze internazionali dal titolo Una e indivisibile? La relazione tra la libertà religiosa e la libertà economica. La prima di queste conferenze, che vedrà la partecipazione di diversi relatori, si focalizzerà sul tema Fede, Stato ed economia: prospettive dall’Oriente e dall’Occidente ed avrà luogo a Roma il 29 aprile.
Per questo Aleteia ha intervistato Samuel Gregg, direttore di ricerca presso l’Istituto Acton, che farà gli onori di casa introducendo con una conferenza dal titolo "Libertà religiosa e la libertà economica: sfide pratiche e intellettuali” la relazione del cardinale Zen Ze-kiun sul tema “Apertura economica e repressione religiosa: il paradosso della Cina”.
Qual è l’eredità che ci ha lasciato Giovanni Paolo II per quanto riguardo il legame tra governo limitato, libertà religiosa e libertà economica?
Gregg: Se hai trascorso la maggior parte della tua vita sotto il Comunismo, non puoi che apprezzare maggiormente la libertà. E sia la libertà religiosa che quella economica sono essenziali nel limitare la portata e l’entità dello Stato. Perché se lo Stato può privarti della libertà religiosa, allora può fare qualsiasi cosa. Inoltre, un governo che regola in maniera eccessiva l’economia – o anche cerca di imporre un’economia pianificata – finisce per minare praticamente la libertà delle persone in diversi modi. Giovanni Paolo II capì l’importanza della libertà religiosa, ed è chiaro che, da papa, giunse a realizzare come la mancanza della libertà economica non fosse una caratteristica solo del Comunismo, ma derivasse fortemente dai crescenti Stati assistenziali nell’Europa occidentale. Ciò non equivale tuttavia ad affermare che Giovanni Paolo II fosse un liberale. E’ ovvio che non lo fu. Ma forse fu il papa che riuscì meglio a collegare la libertà religiosa alla libertà economica sulla base dell’antropologia cristiana e della legge naturale. E la dottrina sociale cattolica ha un bisogno disperato al giorno d’oggi di referimenti più espliciti a queste fonti.
In che modo negli Stati Uniti l’eccessivo intervento del governo in ambito economico sta minando il suo impegno nei confronti della libertà religiosa?
Gregg: Negli ultimi 13 anni, abbiamo assistito a una constante corrosione della libertà economica in America attraverso l’espansione del welfare e dello Stato regolatore, e l’aumento di quello che sempre più viene etichettato come “capitalismo nepotistico”. Sulla scia di questo si è arrivati a tutta una serie di infrazioni a discapito della libertà religiosa. Perché? Perché la visione secolare liberale della vita che imbriglia lo Stato sociale moderno semplicemente non prende troppo sul serio la libertà religiosa. Quindi se la libertà religiosa di una persona entra in conflitto con il desiderio del governo di far sì che i suoi guadagni contribuiscano a coprire le spese legate alla pratica medica della sterilizzazione, ai farmaci ad azione eutanasica, o alla contraccezione, allora ciò che emerge è la priorità dello Stato assistenzialista moderno a puntare sempre più alla espressione di sé e alla cosiddetta liberazione sessuale. Le persone possono, chiaramente, chiedere un’esenzione. Ma la libertà religiosa in America non è, e non dovrebbe essere, fondata sulle "esenzioni". Come ha messo bene in rilievo il Concilio Vaticano II nella sua dichiarazione sulla libertà religiosa “Dignitatis Humanae”, la finalità della libertà religiosa di permettere ad individui e gruppi di manifestare la loro fede religiosa è soggetta unicamente alle limitazioni della legge naturale.