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Neanche Johnny Depp può salvare “Transcendence”

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Aleteia - pubblicato il 24/04/14
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La buona notizia è che Johnny Depp non ha né mascara né eyeliner in “Transcendence”.
La buona notizia è che Johnny Depp non ha ne mascara ne eyeliner in “Transcendence”.

Ora, non fraintendetemi, non sto denigrando chi fa un uso giudizioso di un pizzico di nero per far risaltare un po’ il contorno occhi. Diamine, non sto nemmeno dicendo che l’evidente amore di Depp per il guyliner (l’eyeliner per uomini ndr) è una cosa negativa. Dopo tutto, Edward mani di forbice e il capitano Jack Sparrow non sarebbero gli stessi senza il mascherone. Ma siamo onesti, gli ultimi passaggi sotto il pennello non sono stati esattamente i momenti più belli di Depp. Il Cappellaio Matto, il vampiro Barnabas Collins, l’indiano Tonto . . . non sono questi i ruoli per cui un attore vorrebbe essere ricordato. Quindi si, è una buona notizia che Johnny abbia abbandonato la ridicola faccia dipinta, questa volta, scegliendo di fare affidamento solo sulla sua abilità di attore. 

La brutta notizia è che qualcuno si è dimenticato di dire al resto del film di fare le stesse sagge scelte di Depp. “Transcendence” è uno di quei film con una premessa opportuna, buoni attori e un forte senso visivo, il tutto viene però reso vano da un paio di passi falsi.

E ‘un peccato perché il film inizia piuttosto bene. Depp interpreta il Dr. Will Caster, un personaggio senza dubbio ispirato al capo di Google, Ray Kurzweil, il celebre inventore che è diventato il volto pubblico del moderno movimento transumanista dopo essere stato il soggetto del documentario del 2009 TrascendenteMan. Come la sua controparte nella vita reale, Will è il principale promotore della nozione che sostiene che le limitazioni della condizione biologica umana possono essere superate attraverso l’uso della tecnologia. In particolare, Will sta lavorando su una tecnologia che permetterebbe ad un’intelligenza artificiale di imitare il cervello umano, il primo passo di un processo che alla fine avrebbe consentito ad una mente umana di trasferirsi, o di “essere caricata” sull’hard drive di un computer.

Naturalmente, questa non è certo un’idea nuova. Gli scienziati hanno speculato su una cosa simile da quando fu presentato il primo computer, e gli autori delle serie di fantascienza hanno sfruttato l’idea subito dopo. Il trasferimento della mente è addirittura diventato un evento abbastanza comune nei film di fantascienza almeno dagli anni ’60 ( il ridicolo film “La creazione del umanoidi”) fino ad oggi (il top a livello mondiale è Avatar, film campione di incassi di tutti i tempi). Ma negli ultimi anni, gente come Kurzweil ha iniziato ad affermare che ora ci stiamo avvicinando ad un punto in cui tale processo sarà fattibile.

Ovviamente, questo comporta alcune importanti considerazioni etiche per il futuro del nostro mondo. Se Kurzweil avrà ragione e gli scienziati in qualche modo riusciranno a sviluppare un processo che permette loro di fare una copia digitale della mente di una persona e scaricarla in un contenitore sintetico, che cosa creeranno? Sarà davvero ancora una persona o semplicemente una macchina che pensa a se stesso come una persona? O sarà qualcosa del tutto nuova, un essere onnipresente capace di cose al di là delle capacità di noi comuni esseri umani?

Queste domande sono piuttosto interessanti e “Transcendence” le affronta a testa alta, almeno per un po’. Mentre sta esponendo le sue teorie durante una conferenza, Will viene contestato da un membro del pubblico. “Crede forse di creare un Dio?” “Non è ciò che l’uomo ha sempre fatto?”, risponde Will. Compiaciuto del fatto che Will non stia prendendo in seria considerazione il potenziale negativo delle sue ricerche, l’uomo tira fuori una pistola e ferisce mortalmente lo scienziato. Attacchi simili si sono verificati contemporaneamente in tutto il paese presso le strutture che hanno lavorato con Will, compresa quella gestita dal suo amico, il dottor Joseph Tagger, interpretato da Morgan Freeman. (Non preoccupatevi però, solo The Lego Movie ha avuto abbastanza coraggio da uccidere Morgan Freeman. Sopravviverà.). 

Sorprendentemente i terroristi anti-tech di “Transcendence” non sono presentati come fondamentalisti religiosi, una strada che ero preoccupato il film avrebbe preso ascoltando la stanca risposta ateistica di Will al suo interlocutore. Invece i terroristi sono solo persone che hanno prestato attenzione durante i film di Terminator giungendo alla conclusione che avere un’intelligenza superficiale autocosciente, con libero accesso a tutti i sistemi informatici del mondo, potrebbe non essere una buona idea. 

Ahimè, gli sforzi dei sabotatori gli si ritorcono contro. Evelyn (Rebecca Hall), la moglie di Will, e il migliore amico Max (Paul Bettany), sono anche loro dei geni che hanno lavorato a stretto contatto con lo scienziato morente. Quando scoprono che uno dei loro colleghi uccisi aveva eseguito con successo il backup di un cervello di scimmia in un computer (perché chi non desidera un computer che non vuole fare altro che sedersi in cerchio, mangiare le banane, e scagliare escrementi, ma questa è scienza), decidono di unire la sua tecnologia con la loro e digitalizzare la mente di Will prima che muoia per le ferite. Evelyn è felice della riuscita del lavoro mentre Max si preoccupa del fatto che l’entità con cui stanno parlando non è più Will, dato che chiede immediatamente di aver accesso ad internet. Max chiude il progetto ma, dopo essersene andato, Evelyn, in lutto, riconnette tutto e riesce a collegare Will con Internet pochi secondi prima che i terroristi facciano saltare tutta la struttura.  

Il film prosegue con Evelyn e il nuovo Will che acquistano una piccola città nel deserto (siccome ora ha il cervello di un computer, Will guadagna decine di milioni di dollari online investendo sul mercato azionario durante la notte) e costruiscono nuovi laboratori con lo scopo di sviluppare una tecnologia per aiutare la razza umana e la Terra a guarire e trasformarsi. In un primo momento tutto va bene, la nuova tecnologia sviluppata da Will e basata sui naniti dà risultati che sembrano miracolosi. 

Tuttavia le cose cominciano a farsi inquietanti quando Will inizia a modificare le menti dei suoi assistenti così da poterne prendere il controllo in caso d’emergenza. Convinto ormai che le preoccupazioni dei terroristi si siano rivelate corrette, Max e Joseph uniscono le loro forze e approntano un piano per spegnere Will e i suoi uomini-robot.

In un certo senso, “Transcendence” è solo l’ultimo di una lunga serie di film che mostra i possibili rischi impliciti quando la scienza va troppo oltre. Abbiamo visto questo tipo di cose più e più volte da quando Colin Clive, fermo sopra Boris Karloff, urlava maniacalmente “E’ vivo! E’ vivo!”
Eppure, anche se è un cliché che tende ad irritare molti scienziati del mondo reale, è uno sketch ancora divertente quando è fatto bene. “Transcendence”, per la maggior parte, lo gestisce abbastanza bene. Il direttore della fotografia vincitore di un Oscar, Wally Pfister, porta avanti il lavoro e trasmette al film tutto il fascino visivo sviluppato dietro la camera da presa in film come Inception o la serie di film di Christian Bale su Batman. Il film sembra buono.

E, com’è noto, “Transcendence” spende del tempo, almeno all’inizio, per affrontare alcuni dei dilemmi morali legati all’idea di trasferire una mente umana in un computer. Ovviamente non è un gran problema per gli atei transumanisti come Will, perché loro non credono nell’esistenza dell’anima. Ma per coloro che accettano l’esistenza dell’anima, la questione è un po’ più complessa, soprattutto se si è Cattolici.

Senza voler
far di questa recensione una tesi tecnica, basti sapere che il problema risiede nella tradizionale credenza cristiana che la mente, intesa come parte informativa del processo del pensiero umano che può essere separata dalle componenti biofisiche del cervello, è semplicemente una delle facoltà dell’anima, non rappresenta l’anima nella sua interezza. Quindi, anche se la mente diviene, in qualche modo, incapace, l’anima resta. Questa è una delle ragioni per cui la Chiesa ha un tale interesse per questioni come quella di Terry Schiavo, perché anche se la mente non funziona (per quanto siamo in grado di comprendere), l’anima, il principio animatore, è ancora presente finché il corpo resta in vita. Seguendo questo ragionamento fino alla sua logica conclusione, ciò vorrebbe dire che tutto quello che la scienza potrebbe trasferire in un computer, sia ciò la mente reale o solo una sua simulazione, tale computer non sarebbe davvero una persona, perché non avrebbe l’anima.

Purtroppo “Transcendence” non approfondisce poi tanto l’argomento. Dopo alcune vane promesse, si arena presto sul concetto tipico dell’ateismo che considera la mente di per sé come una persona e prosegue su questa via. Se questo fosse l’unico problema del film, non sarebbe tanto male. Al massimo lo si potrebbe usare per far saltare fuori qualche interessante spunto di riflessioni post film. Sfortunatamente ha anche alcuni problemi nel copione. Nessuno dei personaggi agisce in modo consistente, la qual cosa potrebbe portare il pubblico, in un paio di occasioni, a grattarsi la testa chiedendosi perché un certo personaggio sta facendo una determinata cosa quando, appena nella scena precedente, era fermamente deciso a fare l’opposto. Scherzi a parte, ad un certo punto verso la fine, ho pensato di essermi addormentato per un secondo perché non sono riuscito assolutamente a capire l’improvviso cambiamento di un personaggio.

C’è anche il fatto che il film diventa semplicemente ridicolo dopo che Will usa il suo intelletto computerizzato per fare un salto quantico nel campo della nanotecnologia. Tecnicamente, non credo che tutto ciò che accade in “Transcendence” non possa succedere un giorno solo perché la scienza non ritiene che i naniti siano in grado di fare certe cose ma, per qualche ragione, tutto nel film sembra troppo futuristico (addirittura magico) e tutto accade come una sciatta scusa per indulgere sull’uso di qualche vistosa immagine creata al computer. E non fatemi parlare del perché Will non infetti direttamente tutti con i naniti che gli girano attorno, in modo da poter semplicemente governare il mondo senza alcuna resistenza. 

Quindi, “Transcendence” ha i suoi lati positivi e negativi. Depp non ha l’eyeliner, ma il film manca di logica. Potete usare il nostro cervello umano limitato per capire quale delle due cose sia più importante.

In un mondo che non ha creato, in un tempo che non ha scelto, un uomo cerca dei segni di Dio nel mondo attraverso . . . la visione dei film. Quando non sta facendo recensioni di nuovi film per Aleteia, David Ives passa il suo tempo ad esplorare l’intersezione tra il cinema low cost/cult e il Cattolicesimo suThe B-Movie Catechism.

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