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Giovanni XXIII e gli stivali da contadino che non si è mai tolto

botas de campesino – it

© Carlos Adampol

Aleteia - pubblicato il 22/04/14

Aneddoti dell'infanzia e della giovinezza di Angelo Roncalli

Angelo Giuseppe Roncalli nacque il 25 novembre 1881 a Sotto il Monte, vicino Bergamo, terzo figlio di una famiglia di lavoratori. Iniziò ad andare a scuola a sei anni con il parroco del suo paese, don Francesco Rebuzzini.

Quando frequentava la scuola pubblica, un giorno arrivò un ispettore scolastico che, registro alla mano, cominciò a chiamare un alunno dopo l’altro, rivolgendo domande alle quali otteneva come risposta solo un imbarazzato silenzio. Spazientito, l’ispettore sottoposte all’intera scolaresca il tradizionale problemino a trabocchetto: “Qualcuno di voi sa almeno dirmi se pesa di più un quintale di ferro o un quintale di paglia?”.

L’intera scolaresca, sollevata dall’apparente semplicità della domanda, rispose: “Un quintale di ferro, signor ispettore”. Solamente Angelo si alzò e disse con calma: “Un quintale è un quinale, quindi un quintale di paglia e un quintale di ferro pesano uguale”.

L’ispettore si congratulò con lui, e in seguito anche il maestro, ma i compagni, invidiosi, lo picchiarono, dando inizio a una specie di rituale: ogni volta che Angelino faceva per bene i suoi compiti lo aspettavano fuori e gliele suonavano. Lo difese solo un bambino, il suo amico Battistel.

In seguito Roncalli studiò a Bergamo, quando era già seminarista, e poi a Roma dal 1900. Nel 1905 il cardinale Giacomo Radini Tedeschi, successivamente assai importante nelle lotte tra la Chiesa e il potere temporale in Italia, venne designato vescovo di Bergamo e scelse come segretario Roncalli, ordinato da poco, che visse da vicino l’impressionante opera sociale del suo vescovo, che difese sempre gli operai.

Quattro anni dopo, Roncalli venne designato professore di Sociologia e Storia ecclesiastica al seminario di Bergamo, dopo aver pubblicato due libri: uno sulla vita del cardinale Cesare Baronio, l’altro, di carattere più erudito, intitolato “Gli atti della visita apostolica di San Carlo Borromeo a Bergamo”. Già professore, pubblicò una propria conferenza in cui trattava dell’opera assistenziale della Chiesa fin dall’antichità.

Erano famosi i suoi enormi stivali, che non si toglieva mai quando andava a fare lezione al seminario. Un allievo dell’epoca li ricorda così: “Non si tolse mai i suoi stivali da contadino. Anche se si fosse proposto di arrivare in classe in silenzio e senza essere sentito dagli allievi, non ci sarebbe mai riuscito per il rumore che facevano quegli stivaloni”. “Mi sembra ancora di vederlo arrivare in classe in tutta fretta, spesso in ritardo e con il respiro affannato per aver salito le scale correndo”. Quando morì il suo vescovo, nel 1914, il giovani Roncalli gli dedicò una biografia molto curata e appassionata.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

LEGGI QUI IL DOSSIER SU GIOVANNI XXIII

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