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Ask.fm: chiedo aiuto ma chi mi risponde?

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Chiara Santomiero - Aleteia - pubblicato il 15/04/14

Il suicidio di due ragazzine in pochi mesi. Dai social pesanti insulti per entrambe e il tentativo di condividere un dolore inascoltato

Insicuri, in competizione con il proprio aspetto come tutti gli adolescenti e presi di mira in modo violento attraverso il web: è un identikit che potrebbe attagliarsi a migliaia di giovanissimi nel nostro Paese dove il cyberbullismo è un fenomeno sempre più allarmante tanto che si aprono ambulatori ad hoc per aiutare vittime e aggressori. Quando si arriva in tempo. Perché può anche succedere che per qualcuno la pressione sia troppo forte e il suicidio un mezzo per trovare la libertà. E’ il caso, almeno secondo le prime indagini dei carabinieri, di una ragazzina di 14 anni trovata morta due giorni fa nel giardino di casa sua a Venaria (Torino).

“Cesso, vatti a nascondere, dimostri 10 anni, sei la vergogna delle ‘2000’ (cioè le ragazzine nate nel Duemila”: dai profili su social network della ragazza, e in particolare su ask.fm, emerge che negli ultimi tre mesi era stata oggetto di invettive via web legate al suo aspetto fisico mentre altri insulti la descrivevano come una ragazza “facile” (Repubblica.it  14 aprile).  Anche lei non si sentiva bella – perché piccola e mingherlina probabilmente come conseguenza di una patologia renale e problemi cardiaci verificatisi al momento della nascita – e lo scriveva anche sui social network, soprattutto “quando qualcuno provava a farle dei complimenti” (Repubblica.it 14 aprile).

I genitori, ovviamente sconvolti, non sapevano nulla di questi problemi e non sanno spiegarsi il gesto estremo. I carabinieri, che hanno sequestrato cellulare e pc della ragazzina, non si sbilanciano: spiegano che faranno approfondimenti sui contenuti del pc e sui messaggi perché bisogna vedere chi li scriveva e perché (Repubblica.it 14 aprile).

Poco più di due mesi fa la stessa cosa era successa a un’altra quattordicenne di Cittadella (Padova). Anche Amnesia – questo era il suo nome sui social – aveva ricevuto insulti pesanti via web. “«Cosa stai aspettando?» «Di morire», rispondeva lei. Un flusso continuo di botta e risposta. Condito da insulti e inviti: «Secondo me tu stai bene da sola!!!!!!!!!!! fai schifo come persona!!!», «spero che uno di questi giorni taglierai la vena importantissima che ce sul braccio e morirai!!!! » (scritto così nel sito, ndr). Senza risparmiarle pesanti allusioni sessuali e proposte oscene, che lei respingeva con battute acide. In questi mesi Amnesia ha risposto 1148 volte alle domande che le arrivavano su Ask. Fino a 9 giorni fa. Poi tutto si è interrotto” (mattinopadova.it 11 febbraio).

Anche Amnesia, infatti, ha deciso di lanciarsi nel vuoto per sfuggire a un dolore che confidava inutilmente sui social, con il solo effetto di diventare ancora una volta oggetto di attacchi. “L’accusa di non fumare davvero, di non bere come tutti gli altri: «Sei una ritardata, grassa e culona, fai finta di fumare, ma non aspiri, fai finta di bere, ma non bevi, fai finta di essere depressa per attirare l’attenzione, sei patetica». Con il senno di poi tanti piccoli segnali, tante richieste di aiuto. «Cosa credi che accada dopo la morte? Non lo so diosss, ogni tanto ci rifletto anche D:». «Dove pensi che vivrai tra cinque anni? Vivrò tra 5 anni? wow :’)». «Qual è l’ultimo libro che hai letto? Il diario di una ragazza suicida (stupendo tra l’altro)». E quella storia dei tagli sulle braccia, fatti con un temperino. La tempestavano di richieste di foto delle ferite. Aveva ceduto ma poco dopo aveva tolto l’immagine. «Secondo me, i tagli sono tutti delle piccole bocche che gridano aiuto», ammette. «Ti tagli solo per farti vedere…», insistono. «Sì certo, mi rovino la vita solo per farmi vedere, rovino tutto il mio corpo, al punto di non ricordarmi più com’era la mia pelle normale, solo per farmi vedere, certo, è come dici tu, sì», risponde ironica (mattinopadova.it 11 febbraio).

Piccoli mostri crescono? Ciò che accade tra adolescenti-bambini su Internet è un fenomeno al quale prestare molta attenzione perché questo diventa il luogo in cui esasperare gli atteggiamenti e in cui veicolare affermazioni che non si avrebbe il coraggio di fare di persona. “L’aggressività – spiega lo psichiatra Federico Tonioni che è responsabile dell’ambulatorio per l’ascolto e la cura delle vittime del cyber bullismo del Policlinico Gemelli – è importante per un adolescente, perchè significa affermazione di sé”. Il problema è lo strumento Internet che amplifica questa aggressività impedendo che venga stemperata nelle relazioni faccia a faccia. Lo stesso avviene per l’estrema visibilità dell’aggressione verbale. “Per realizzare un atto di bullismo – aggiunge Tonioni – non bastano un bullo e una vittima, ma c’è bisogno di spettatori che assistano alla dimostrazione di forza di uno a spese dell’altro. La visibilità su Internet è enormemente amplificata e il bullo diventa una star. Per questo il cyberbullismo è più pericoloso del bullismo esercitato in un incontro faccia a faccia” (Aleteia26 febbraio).

Alla base c’è un dolore a cui non sanno dare un nome: “Soffrono di solitudine – afferma Tonioni -. Tanti ragazzini che vengono all’ambulatorio non riescono a incontrarsi, non reggono le relazioni dal vivo, e tanti sono vittime di cyberbullismo. Inoltre, disinvestono da qualsiasi discorso legato al corpo: non fanno sport, non c’è movimento che li invogli, hanno tutti lo stesso fisico, e tendono al ritiro sociale. (…) Quei ragazzini hanno una rabbia rimossa, e soprattutto realizzano attraverso Internet l’unica relazione possibile, altro che dipendenza!” (www.cowinning.it 3 dicembre 2013).

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