Una lettera scritta ad una moglie dopo 25 anni di matrimonio diventa il manifesto di un percorso compiuto nella compagnia, discreta e amorevole, del Signore
Il cammino di troppe famiglie del nostro tempo conduce dentro buie foreste di fatiche quotidiane dalle quali non si riesce ad uscire. Affaticati da ogni passo, l’Altro troppo spesso diventa l’ennesimo peso da caricarsi sulle spalle. Per non parlare dei figli, schegge impazzite di un’identità in frantumi, che si è prima rassegnati, poi contenti di perdere di vista. Vincenzo Testa, con il suo libro appena pubblicato dalle Paoline, Parole Dal Cuore. Lettera alla mia sposa, ci ricorda che l’Altro è una risorsa unica e preziosa, con la quale e “nella” quale ritrovare una felicità di cui abbiamo smarrito le tracce. L’autore coglie l’occasione del venticinquesimo anniversario di matrimonio per ripercorrere, con la penna, la lunga strada fatta, ringraziando ad ogni passo la moglie Franca per essergli stata accanto.
Dalla leggerezza del fidanzamento all’impegno dei figli, legati dal comune servizio reso alla Chiesa con tante attività, Vincenzo dipinge la sua storia d’amore con i colori di una santità del quotidiano che sono troppo gioiosi per non essere condivisi, prima con la moglie e poi con tutti i lettori. Ha deciso di farlo, come racconta nel libro, “perché è una delle tante storie di una coppia di sposi che, grazie a Dio, nonostante lo scorrere del tempo continua a stare insieme bene, a potersi guardare negli occhi, a stringersi le mani e a cercare di spingere i passi in avanti consapevoli degli errori, delle difficoltà, delle gioie che speriamo di assaporare e delle speranze che desideriamo vedere realizzate”. Noi di Aleteia lo abbiamo intervistato.
Come hai avuto questa idea?
Testa: Questa lettera non è nata per essere pubblicata. E’ una lettera autentica, scritta a mia moglie nel luglio del 2013; il manoscritto gliel'ho donato il 27 agosto, il giorno del nostro anniversario. Doveva rimanere tra me e lei, era il mio regalo del venticinquesimo anniversario. In realtà avevo scritto una copia che era anche per i miei figli. Dopo qualche settimana, tuttavia, abbiamo partecipato – io ne avevo fatto richiesta da un po’ – ad una celebrazione a Santa Marta con papa Francesco. Era il 21 settembre, il giorno di San Matteo, lo stesso in cui il papa ricevette la sua vocazione sacerdotale. Dopo la messa, come sempre in quelle occasioni il papa ha ricevuto ognuno dei partecipanti, soffermandosi con loro per qualche minuto. Così è stato anche per noi, e lì gli ho consegnato una copia della lettera.