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Vivere in famiglia, essere amati, dare la vita senza perderla… è possibile?

Why You Shouldnt Focus on the Family Amanda Tipton – it

Amanda Tipton Photography

padre Carlos Padilla - Aleteia - pubblicato il 10/04/14

Si può vivere allo stesso tempo con paure e desideri

A volte abbiamo paura di non fare ciò che Dio vuole che facciamo. Paura di non essere fedeli nella dedizione. Paura di vivere senza luce, nell’oscurità della notte, adagiati e tranquilli. Paura di non obbedire a ciò che ci chiede, adducendo scuse, pretendendo di non ascoltarlo.

A volte penso che pregare per la pace possa diventare un pregare perché ci lascino in pace, tranquilli e sicuri. È qualcosa di abituale, ci piace la comodità e vivere senza problemi.

A volte abbiamo paura che i desideri non diventino realtà. Ma quali sono questi desideri così profondi che arriviamo addirittura a non conoscerli? Guardiamo dentro di noi e cerchiamo. Cosa desideriamo? A cosa anela il cuore?

Una persona pregava: “Cosa desidero? Donarmi. Amare con il cuore come Te. Vivere con te. Sognare sempre le stelle e credere. Camminare. Ricominciare. Toccare gli altri e lasciare che mi tocchino. Imparare ad amare davvero, con misericordia. Essere comprensivo. Essere creativo, fare come Te con il cieco. Quanto poco lo faccio! Fare della rinuncia una fonte d’amore. Dell’amore vero. Amare tutti in modo puro”. È il desiderio di pienezza, pace eterna, acqua infinita, luce che abbaglia, paesaggio che accoglie, abbracci, riposo, giorno senza tramonto, vita eterna, resurrezione.

Sì, il desiderio di dare la vita senza perderla. Di lanciare la palla e recuperarla all’istante. Di dare il tempo e il nostro sforzo e ricevere il cento per uno. Morire e rinascere nello stesso momento, senza alcuna perdita, senza fallimento né distruzione, senza oblio.

A volte desideriamo vivere senza consumarci ma dando tutto. Completati, senza perdere nulla. Essere sepolti sotto una lastra di marmo e tornare alla vita, improvvisamente, ascoltando una voce che ci ama. Vivere l’eterna giovinezza e non subire mai i limiti, le frustrazioni, la perdita. Tante paure, tanti sogni.

Il cuore trabocca e non è tranquillo finché non riposa in Dio e tocca il cielo, finché non ascolta la sua voce nella notte, finché non sente il suo amore e le sue lacrime, finché non si sa profondamente amato.

Taciamo e ci rialziamo raccogliendo le forze, così è la vita. Come il cieco che recupera la vista e può vedere i colori. Come la donna samaritana che trova un’acqua che placa la sete di infinito dell’anima e non ha più sete. Come Pietro che scende pieno di luce dall’incontro sul Tabor e sogna tre tende. Come Gesù che esce rafforzato da tanti giorni e tante notti nel deserto, tentato, vittorioso.

È vero che impariamo solo dagli errori, dalle sconfitte, dalle cadute, dalle assenze, dalle mancanze. Il cieco valorizza la luce che non vedeva, l’assetato l’acqua a cui anelava. Il morto la vita perduta. Con le vittorie possiamo abituarci a non imparare niente dalle cose buone che abbiamo fatto, non valorizzarle o darle per scontate.

Ci fa paura che la vita ci sfugga senza prendere le decisioni giuste, senza amare davvero fino all’estremo. Ma abbiamo paura anche di donarci più del previsto e perdere tutto. Paura di essere noi stessi e di subire il rifiuto. Paura della vita che è confusa, ingiusta, imprevedibile, dispersa.

È possibile vivere con paure e desideri allo stesso tempo. Vivere ciechi tante volte. Perché spesso non vediamo Gesù, non lo ascoltiamo, non lo troviamo. Non lo vediamo negli uomini feriti, non ci soffermiamo, non c’è tempo. Non curiamo nessuno. Siamo fragili di nascita.

Forse abbiamo bisogno di essere curati. Non sappiamo come fare per toccare il cielo con le mani impacciate. Vediamo molte cecità, feriti sul ciglio della strada, e non sappiamo come restituire loro la vita.

Dio si nasconde negli uomini, nella vita. Dio si nasconde nella tormenta, nella notte, dietro quel peccato che ci blocca, che ci spezza e ci separa, che ci isola. Il peccato costruisce una muraglia insormontabile intorno a noi. Per coprire la vulnerabilità dell’anima. Abbiamo paura di mostrare la purezza del bambino. Paura che la feriscano. Meglio nascondersi dietro un muro, per evitare il dolore.

Quello che abbiamo davanti è un tempo speciale. Un tempo di conversione, di vita, di vista, di luce, di speranza. Un tempo nuovo, per placare la sete, per calmare la fame, per vedere tutto con occhi nuovi, per recuperare la vita perduta, per guarire in tante malattie, per vedere chi soffre e avvicinarci, per toccare chi muore in solitudine. Un tempo di speranza, un tempo di cambiamento.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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