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Donare il bimbo che ho abortito a Cristo è stata la cosa più grande

mano de bebé – it

© Dino Olivieri

Alfa y Omega - pubblicato il 10/04/14

Lettera di ringraziamento al Progetto Rachele di una donna che ha abortito

Non potevo immaginare che per un dolore si potesse rendere grazie a Dio e celebrare l’Eucaristia. Poter donare il mio bambino a Gesù Cristo è stata la cosa più grande che mi sia accaduta”. La lettera di ringraziamento che riportiamo mostra perfettamente il significato del Progetto Rachele per le persone che soffrono dopo un aborto: non si tratta solo della necessaria guarigione psicologica, ma di un processo integrale di riconciliazione con Dio, con il figlio perduto e con tutte le persone coinvolte nell’aborto.

Carissima: voglio iniziare rendendo moltissime grazie a Dio per averci messo sulla stessa strada, per averti conosciuta e incontrata. E per aver posto nella mia vita il Progetto Rachele, che mi ha fatto tanto bene liberandomi dal dolore e dalla sofferenza che avevo e che mi rendevano incapace di camminare.

Sono già trascorsi già alcuni mesi da quando, per grazia di Dio, siamo arrivati al Centro di Orientamento Familiare (COF) di Valladolid, mandati dalla parrocchia, per imparare i metodi naturali [di riconoscimento della fertilità]. È stato al COF che ci sei venuta incontro. In una delle sessioni, esprimendo anche difficoltà nella relazione sessuale, mi hai chiesto se avevo avuto altre gravidanze. Ti ho raccontato che nel 2007 mi ero sottoposta ad aborto volontario. Allora mi hai parlato del Progetto Rachele, del suo significato e del suo scopo. Mi hai invitata a partecipare. Ho avuto fiducia in te, mi sono messa nelle tue mani e abbiamo iniziato, sessione dopo sessione.

La prima sessione è stata molto dura, perché non parlavo dell’aborto da anni. Tenevo tutto nascosto. Ho pensato che con gli anni sarebbe passato tutto. Parlarne mi faceva male, ed è stato molto difficile ricordare tutto ciò che è accaduto. Al termine della sessione, sono uscita spaventata e con la voglia di non tornare, ma ricordo che, prima di iniziare, mi avevi proposto di recitare una preghiera insieme. E alla fine abbiamo recitato l’Angelus con due tue compagne. La preghiera mi ha dato una forza molto grande, l’ho ripetuta giorno dopo giorno, per poter tornare alla sessione successiva. Grazie a Dio ci sono riuscita.

Mi faceva male, ma mi liberava

Anche le sessioni successive sono state molto dure, perché stavo ricordando tutto il mio passato, e c’erano molte cose di questo che non mi piacevano. Mi faceva molto male parlare di tutto ciò, ma allo stesso tempo mi faceva sentire bene. Mi sembrava che mi stessi liberando da un peso molto grande, che avevo portato dentro di me per tanti anni.

C’è stata una sessione che mi ha segnato moltissimo: la sesta, quando ho letto davanti al Santissimo alcune lettere a tutte quelle persone che hanno fatto parte della decisione di non portare avanti la gravidanza. Ricordo che, mentre le leggevo, pregavamo insieme per tutte quelle persone davanti al Santissimo, che era esposto davanti a noi. Stavo vivendo qualcosa di incredibile. E tu eri al mio fianco. Voglio ringraziarti, perché mi hai accompagnata in ogni momento e mi hai difesa. Grazie, perché per me sei stata come una madre.

Quando sono uscita dal santuario della Grande Promessa dopo quella sessione, mi sembrava di fluttuare, perché nonostante il dolore che provavo il Signore Gesù, nella sua infinita misericordia, mi aveva concesso la grazia di far uscire tutto ciò che avevo dentro di me: risentimento, rancore, ira… che avevo custodito per tanti anni; e mi aveva concesso il dono di perdonare tutte quelle persone e di offrire tutto al Santissimo. Mi sono sentita libera, come se mi avessero tolto uno zaino che pesava moltissimo e che mi aveva fatto molto male per anni.

La stessa gioia che ho con mia figlia

Le sessioni successive sono state più leggere, fino a quando siamo arrivati a quella della celebrazione dell’Eucaristia in azione di grazie per mio figlio, e alla preparazione del corredino. È stato bellissimo. Non potevo immaginare che per un dolore si potesse rendere grazie a Dio e celebrare l’Eucaristia. È stata una Messa bellissima, tra le più belle che abbia mai vissuto in vita mia. Poter donare il mio bambino a Gesù Cristo è stata la cosa più grande che mi sia accaduta, e ho provato un grandissimo senso di liberazione.

La preparazione del corredino [che permette di avere un ricordo del figlio, per superare il lutto e dimostrare che è amato] è stata molto bella. All’inizio non la capivo, perché mio figlio non esisteva più fisicamente. Mi sono messa a pregare, e nella preghiera ho trovato Cristo, che mi ha dato la forza, la speranza e l’entusiasmo di cui avevo bisogno per preparare il corredino con la stessa gioia di quando è nata nostra figlia. Mio marito mi ha accompagnata.

Voglio ringraziarti moltissimo; ringraziare la tua dedizione gratuita e quella di tutti i tuoi compagni, per tutto il tempo che mi hai dedicato e che dedicate perché questo Progetto vada avanti. Grazie perché mi hai accompagnata e mi hai protetta per tutto questo tempo. Grazie per le tue preghiere, grazie per la tua dolcezza, grazie per tutto l’amore e l’affetto che hai dato a mia figlia, a mio marito e a me.

Grazie anche per la tua comprensione, per il tuo sostegno e per aver pianto con me quando ne avevo bisogno; per le tue preghiere, per i tuoi abbracci, per il tuo incoraggiamento nei momenti di abbattimento. Grazie per avermi fatto capire che ora, nel presente, sono moglie e madre, e per avermi aiutata a dare un nuovo senso alla mia vita. Ho recuperato una gioia di vivere che non avevo!

Ringrazio molto Dio per aver fatto incrociare le nostre strade e per tutta questa storia di guarigione e di salvezza che sta facendo con me. Prego Dio perché il Progetto Rachele raggiunga molte donne come ha raggiunto me, e perché possano essere guarite come me. Grazie a tutti i collaboratori del Progetto per la loro dedizione. Dio vi benedica.

Una madre

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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