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Essere cristiani coerenti, anche in ufficio?

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Centro de Estudios Católicos - pubblicato il 09/04/14

Conflitti lavorativi. C'è un modo cristiano per risolverli?

I conflitti più difficili da risolvere nelle organizzazioni non sono quelli che derivano da fattori esterni, ma quelli che nascono dalle rotture interiori dei propri membri. Chi è in conflitto con se stesso irradierà la propria rottura intorno a sé.

La superbia è uno dei vizi che generano più conflitti nelle organizzazioni. Il superbo si crede superiore agli altri e in genere è autosufficiente. Credendo di aver sempre ragione, non farà alcuno sforzo per ascoltare o comprendere la posizione dell’altro; penserà a convincere o a imporre il proprio punto di vista, a volte accecato dai pregiudizi nei confronti degli altri.

La superbia impedisce di avere una visione critica sulla propria realtà, credendo che i problemi delle organizzazioni dipendano sempre da mancanze di terze persone. Ad esempio, un leader di settore valuterà duramente un collaboratore per il fatto di essere negligente, ma non si chiederà se il proprio stile di leadership è il più adeguato o se i suoi atteggiamenti sono la causa dei problemi organizzativi. Allo stesso modo, un lavoratore che ha “zone d’ombra” tenderà a criticare facilmente il resto, ma avrà grande difficoltà ad avanzare proposte proattive. Ricordo un dialogo di fronte a un gruppo di lavoratori molto critici nei confronti del proprio capo. Ho chiesto loro cosa avrebbero fatto al suo posto e non sono riusciti a offrire idee costruttive.

Un’altra caratteristica della superbia è la tendenza a cercare giustificazioni di fronte ai propri errori, o la difficoltà a riconoscerli pubblicamente per paura di mostrarsi vulnerabili. In questi casi, sarà di grande utilità avere una sana sfiducia in se stessi, accettando la possibilità di sbagliare. L’autentica umiltà implica il fatto di vivere nella verità e di essere aperti alle opinioni altrui, valorizzando quello che può essere l’apporto di ciascuno senza atteggiamenti difensivi, ringraziando anche per le correzioni che ci permettono di crescere come persone.

Valorizzare ogni lavoratore come persona ci spingerà a compiere lo sforzo di comprendere ciascuno, ascoltare e lasciarci arricchire da ogni membro dell’organizzazione. Solo chi vive in pace con Dio e con se stesso potrà essere artefice di comunione, unità e riconciliazione con gli altri.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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