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Lettera aperta ai giovani credenti

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Juan Ávila Estrada - Aleteia - pubblicato il 08/04/14

La nostra Chiesa ha la vitalità della gioventù che non solo ci chiama “padre”, ma che ci fa sentire così

Oggi vorrei dedicare le mie riflessioni a ciascuno di voi che avete saputo trovare la felicità al di fuori delle droghe, dell’alcool e del sesso sfrenato. Penso a ciascuno di coloro che fin dalla tenera età, come i lavoratori della vigna della prima ora, sono stati chiamati dal Signore a conoscerlo e amarlo. Penso a ciascuna di quelle migliaia e migliaia di persone che nel mondo intero si sono lasciate sedurre da un uomo indipendentemente dall’identità sessuale. Non posso fare altro che lodare e applaudire quanti sono caduti ai piedi di colui che sa risollevare.

Non è facile. Non lo è perché negli anni dell’adolescenza e della giovinezza la maggior parte delle nostre esigenze consiste nel riuscire a far sì che tutto abbia una logica, che nessuno resti al di fuori del nostro intelletto, che tutto abbia la sinderesi sufficiente per non sembrare davanti al mondo una massa di alienati ai quali hanno venduto una fantasia pericolosamente alienante che toglie la libertà e la voglia di divertirsi.

Non è facile perché la lotta che si ingaggia nella gioventù è simile a quella che ha avuto Giacobbe con l’angelo del Signore e in cui non è facile che cediamo dandoci per vinti. Perché? È una cosa da falliti, ci dicono. Le persone realmente intelligenti si aprono la strada con il loro intelletto per conquistare il mondo e metterlo ai propri piedi.

Ma questo è un altro gruppo: quelli che non cercano un mondo che si arrenda davanti alla loro giovinezza, simpatia, bellezza e abilità artistica o sportiva, ma sono stati semplicemente sedotti e si sono arresi davanti a un uomo povero, con idee rivoluzionarie e pericolose, un povero che è padrone di tutto ma non ha nemmeno dove poggiare la testa, che si chiama re ma nessuno vede il suo esercito, solo Lui perché lo chiama “esercito di angeli”, un uomo il cui miracolo più grande è stato accettare senza condizioni chiunque gli si avvicini non per rinfacciargli i difetti e i peccati ma per asciugargli le lacrime. Un uomo la cui onnipotenza è l’enorme forza del suo amore, un amore che lo ha reso debole e lo ha sfigurato. Un uomo che seduce tanto uomini come donne, che ha dato la vita e fa dare la vita, la famiglia, l’onore, il buon nome, tutto, tutto, perché vale tutto e di più.

Oggi rendo omaggio a tutti quei ragazzi e quelle ragazze che in tutto il mondo hanno scoperto in Gesù il primo e grande amore della propria vita; in Lui hanno imparato cosa significa amare ed essere amati con dignità, senza sentimenti ipocriti mendicati ad altri solo per non morire in solitudine.

Penso a quelli che vivono allegri all’università, che amano il proprio fidanzato, la propria fidanzata con la purezza di un affetto imparato dal loro Maestro. Penso a quei ragazzi che evangelizzano e non conquistano le ragazze per sé ma per Gesù. Oggi il mio omaggio è per loro.

Sono milioni, quasi tutti a me sconosciuti, ma riconosciuti perfettamente per nome dal Signore Gesù.

Un applauso a questi ragazzi che quando vedono il papa si emozionano, perché hanno visto in questo pastore venerabile un innamorato del Maestro. Quei ragazzi che sanno gridare Viva Gesù!!!, e per i quali una discoteca è solo quello e non il rifugio contro la solitudine e la panacea per tutti i loro vuoti interiori. Quelli che cantano, ballano, ridono, vanno al cinema, lodano, amano, piangono di emozione e difendono la vita degli altri come la propria.

Sono tanti i movimenti nella nostra Chiesa che promuovono il lavoro con loro. Evito di menzionarli per non commettere l’ingiustizia di ometterne moltissimi che non conosco. Mi unisco a ciascuno di loro nella preghiera, ed è lì che mi rendo conto che la Chiesa, la nostra Chiesa, ha la vitalità della gioventù che non solo ci chiama padre, ma che ci fa sentire così.

Noi pastori di oggi li amiamo e chiediamo perdono per quelli che per difficoltà affettive un giorno hanno provocato un danno scandalizzando i prediletti del Signore. Perdono per le volte in cui abbiamo pensato o detto che sono perduti; non è vero, molti conoscono la Via, perché conoscono Gesù. Perdono per aver detto una cosa e averne fatta un’altra, per il fatto di sembrare patrigni e non padri, per le volte in cui non consigliamo ma ci irritiamo.

Perdono di fronte a Dio per gli scandali che hanno allontanato il loro cuore da Colui che lottiamo per amare. Perdono per i pederasti e quelli che vivono di nascosto la propria infedeltà a Gesù. Abbiamo bisogno gli uni degli altri. Siamo i loro pastori, ma siamo anche pecore del Pastore supremo. Preghiamo per loro ma abbiamo anche bisogno della preghiera delle nostre pecore, perché quando il demonio vuole disperdere il gregge il primo che attacca è il suo sacerdote.

Benvenuti nel mondo della fede, nel mondo dell’amore in Gesù, l’amore vero. Mi inchino riverente e pieno di ammirazione di fronte a tutti coloro che amano il grande amore della mia vita. Grazie per avermi permesso di essere padre senza essere vostro padre.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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