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Come si discernono i segni dei tempi?

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Padre Fabián - pubblicato il 07/04/14

La sfida di ascoltare anche attraverso la propria vita la voce di Dio che indica alcune vie

La Costituzione Pastorale Gaudium et Spes si centra sul dialogo che la Chiesa vuole intavolare con il mondo. A questo scopo, utilizza un metodo nel quale parte dalla realtà che condividiamo per illuminarla con la Parola e trovare così canali concreti per l'azione ecclesiale.

Oggi ci soffermeremo su ciò che significano esattamente i segni dei tempi e sul processo per il loro discernimento.

I valori del Regno non sono racchiusi solo all'interno dei limiti visibili della Chiesa, ma la trascendono. Perché la Chiesa compia la sua missione, è necessario che discerna i segni dei tempi, conosca il mondo in cui viviamo con le sue speranze e aspirazioni e ascolti anche attraverso la sua vita la voce di Dio che le indica cammini per la sua missione. Questa è la sfida.

Cosa significa discernere?

Il termine “discernimento” ha una forte connotazione evangelica. Nel Nuovo Testamento, il concetto di “discernere” (dokimasein) viene impiegato circa 22 volte e si considera un dovere pensare davanti a Dio le azioni e le decisioni (leggiamo ad esempio 1 Cor 11, 28-29; 2 Cor 13,5-6; Gal 6,4-5).

Nei documenti ecclesiali, il termine “discernimento” è utilizzato in modi diversi. A volte viene sostituito da sinonimi, come riconoscere, scoprire, scrutare, interpretare. Questa varietà di vocabolario nasconde una ricchezza di contenuto.

Discernere ha un doppio significato. Da un lato fa riferimento a separare o distinguere aspetti o livelli della realtà, dall'altro significa conoscere (o riconoscere) il bene o il male della realtà.

È importante tener conto di questi due sensi, perché si può “separare” senza arrivare propriamente a “discernere” cosa è positivo, negativo o ambiguo nella realtà.

Il primo discernimento (distinzione di aspetti) non impegna maggiormente il soggetto che compie la distinzione. Il secondo, invece, lo impegna ad agire (decidersi) in base a ciò che ha interpretato che sia, per lui, una volontà di Dio.

Quanto al soggetto che compie questo processo, possiamo dire che è una persona quando fa ciò che Sant'Ignazio di Loyola ha definito “discernimento degli spiriti”. Il soggetto, però, può anche essere una comunità di fede (comunità di base, movimento ecclesiale, parrocchia, chiesa locale…).

La prima è propria della Teologia Spirituale, la seconda è affrontata dalla Teologia Pastorale. Ci soffermeremo ora su quest'ultimo aspetto.

Distinguere tra i segni dei tempi e i segni di Dio

Cosa vuole dire discernere i segni dei tempi? La risposta che offre il Concilio è duplice. Da un lato si considera che sia il distinguere gli eventi che appartengono al nostro tempo presente.

è dovere permanente della Chiesa di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sulle loro relazioni reciproche. Bisogna infatti conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo, le sue attese, le sue aspirazioni e il suo carattere spesso drammatico (GS 4).

Più avanti, tuttavia, parla di riconoscere in questi segni la volontà di Dio per noi.

Il popolo di Dio, mosso dalla fede con cui crede di essere condotto dallo Spirito del Signore che riempie l'universo, cerca di discernere negli avvenimenti, nelle richieste e nelle aspirazioni, cui prende parte insieme con gli altri uomini del nostro tempo, quali siano i veri segni della presenza o del disegno di Dio” (GS 11).

La prima citazione si trova nell'esposizione preliminare, ovvero nel momento del “vedere” la realtà. La seconda è nella prima parte, dove c'è il “giudicare” fornendo i criteri in base alla rivelazione divina.

È così perché il primo aspetto possiamo condividerlo con tutti gli uomini di buona volontà e lo definiamo “distinguere i segni dei tempi”; il secondo, che è proprio del credente e del suo sguardo in base alla fede, lo chiameremo “discernere i segni di Dio”. Il secondo presuppone il primo.

Primo passo: distinguere tra segni e fatti del nostro tempo

Questa prima distinzione tra fatti e segni del nostro tempo è fondamentale. Per non fermarci ad eventi, esigenze o desideri che non configurano un segno del tempo in cui si vive. Per questa distinzione, gli autori offrono quattro criteri:

1. L'aspetto tipico, caratteristico

Quando un fatto (o un insieme di fatti) caratterizza la nostra epoca, allora merita di chiamarsi segno dei tempi. Può trattarsi di grandi fatti, eventi e atteggiamenti o relazioni.

Un modo di trovare queste note caratteristiche è concentrarsi sulle nuove espressioni giuridiche. Il diritto, come forma giuridica della vita sociale che cambia, non smetterà di riflettere (anche se con un certo ritardo) ciò che avviene di importante nella vita delle società.

2. Gli indizi di tempi migliori

L'evento (o insieme di eventi) è segno dei tempi quando è come la luce dell'alba in un contesto in cui non mancano le ombre.

Vediamo questo elemento con le parole di monsignor Pironio:

Quando l'uomo prende coscienza della profondità della sua miseria (individuale e collettiva, fisica e spirituale), si risveglia in lui una 'fame e sete di giustizia' vera che lo prepara alla beatitudine di coloro che devono essere saziati, e si va creando dentro di lui una capacità molto profonda di essere salvato dal Signore.

È necessario che l'uomo (insegna San Tommaso, S Th 3,1,5) soffra prima l'umiliazione del suo peccato, sperimenti la necessità di un liberatore, riconosca la propria debolezza, perché possa chiedere il medico e avere fame della sua grazia…

Questa è la prima affermazione, piena di ottimismo soprannaturale e di responsabilità cristiana, per chi interpreta gli eventi attuali alla luce della fede… Per lo stesso motivo dobbiamo porci in una prospettiva di speranza… Ma la speranza è reale quando si prende coscienza anche del fatto che 'il mistero dell'iniquità è già in atto'(2 Tes 2,7)…

In questa duplice prospettiva (di speranza che deve essere riaffermata e di reale situazione di peccato, che deve essere vinto) dobbiamo interpretare i segni dei tempi in America Latina…” in Profeta de esperanza, pp. 198-200).

3. Il “consensus” o persuasione collettiva

Questo non riguarda i fatti, o gli insiemi di fatti, ma il loro senso ulteriore.

Sono eventi in cui siamo immersi e che in un primo momento non hanno alcuna relazione tra di loro né, men che meno, significato ulteriore, ma un giorno un osservatore attento scopre in loro un “senso”, un significato nuovo. E tutti ci rendiamo conto del fatto che questo ci cambia o ci ha cambiato la vita.

4. Importanza, profondità e irreversibilità

Questi tre criteri hanno una nota di totalità perché o interessano tutto l'uomo o interessano tutti gli uomini.

Secondo passo: discernere i segni di Dio

Questa seconda parte del processo è riconoscere la volontà di Dio, percepire la tentazione anti-divina e (grazie a questa) conoscere meglio l'appello divino, non in qualsiasi modo, ma nei segni dei tempi e riferendosi ad essi.

L'obiettivo finale è una decisione pastorale: quella di collaborare con la volontà di Dio per il nostro tempo e la nostra situazione.

Chi deve farlo?

Paolo VI, attento alla diversità di situazioni che deve affrontare il cristiano nel mondo, in base al luogo in cui deve vivere, invitava al discernimento comunitario:

“Certamente, molto diverse sono le situazioni in cui, volenti o nolenti, i cristiani si trovano impegnati, a seconda dei Paesi, dei sistemi socio-politici, delle culture. In alcuni Paesi essi sono ridotti al silenzio, tenuti in sospetto e per così dire messi al margine della società, inquadrati senza libertà in un sistema totalitario. Altrove essi rappresentano una debole minoranza, la cui voce si fa difficilmente sentire.

In altre Nazioni, dove la Chiesa ha una situazione riconosciuta e talvolta in maniera ufficiale, essa stessa si trova esposta ai contraccolpi della crisi che scuote la società, e alcuni dei suoi membri sono tentati da soluzioni radicali e violente, nella convinzione di poterne sperare uno sbocco più felice.

Mentre certuni, senza rendersi conto delle ingiustizie presenti, si sforzano di prolungare la situazione esistente, altri si lasciano sedurre da ideologie rivoluzionarie, che promettono, non senza illusione, un mondo definitivamente migliore.

Di fronte a situazioni tanto diverse, ci è difficile pronunciare una parola unica e proporre una soluzione di valore universale. Del resto non è questa la nostra ambizione e neppure la nostra missione.

Spetta alle comunità cristiane analizzare obiettivamente la situazione del loro paese, chiarirla alla luce delle parole immutabili dell'evangelo, attingere principi di riflessione, criteri di giudizio e direttive di azione nell'insegnamento sociale della chiesa, quale è stato elaborato nel corso della storia, e particolarmente in questa èra industriale, a partire dalla data storica del messaggio di Leone XIII 'sulla condizione degli operai', di cui abbiamo l'onore e la gioia di celebrare oggi l'anniversario.

Spetta alle comunità cristiane individuare, con l'assistenza dello Spirito Santo – in comunione coi vescovi responsabili, e in dialogo con gli altri fratelli cristiani e con tutti gli uomini di buona volontà -, le scelte e gli impegni che conviene prendere per operare le trasformazioni sociali, politiche ed economiche che si palesano urgenti e necessarie in molti casi.

In questa ricerca dei cambiamenti da promuovere, i cristiani dovranno innanzi tutto rinnovare la loro fiducia nella forza e nell'originalità delle esigenze evangeliche.

L'evangelo non è sorpassato per il fatto che è stato annunciato, scritto e vissuto in un contesto socio-culturale differente. La sua ispirazione, arricchita dall'esperienza vivente della tradizione cristiana lungo i secoli, resta sempre nuova per la conversione degli uomini e per il progresso della vita associata, senza che per questo si giunga a utilizzarla a vantaggio di scelte temporali particolari, dimenticando il suo messaggio universale ed eterno” (Octogesima Adveniens, 3-4).

Atteggiamenti da avere

Perché la Chiesa possa realizzare la sua azione pastorale in base a questo criterio dei segni dei tempi servono:

+ Un atteggiamento di apertura che rompa l'intraecclesialità e penetri nella vita degli uomini

+ Una valorizzazione del mondo come luogo della presenza incipiente del Regno

A sua volta, questo discernimento pastorale implica:

+ Una dottrina illuminante del senso della realtà e delle opzioni fondamentali di senso che devono soggiacere a ogni impegno d'azione

+ Un impegno concreto con la realtà assunto partendo dalle opzioni di ciascun cristiano. Impegno che si traduce nelle diverse presenze nella costruzione del mondo

+ Un atteggiamento critico di fronte alle proprie opzioni, confrontandole continuamente con il Vangelo, con la voce della Chiesa e con gli altri credenti.

[Traduzione a cura di Roberta Sciamplicotti]

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