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Adinolfi: a Sinistra oggi difendere il debole crea turbamento

Mario Adinolfi su Sentinelle in Piedi a Roma

© Sentinelle in Piedi

Emanuele D'Onofrio - Aleteia - pubblicato il 04/04/14

L'ex deputato del PD aderirà sabato all’iniziativa Sentinelle in piedi indetta a Roma per la libertà di espressione

La libertà è un concetto che può facilmente mutarsi nel suo contrario, specie quando diventa ideologia. Una bandiera innalzata a difesa di un diritto può capitare che divenga uno strumento di persecuzione nei confronti del nemico. È questo che oggi sta succedendo, un po’ ovunque, e sono episodi capitati in vari Paesi a testimoniarlo. In Italia è ormai giunto in Senato il Disegno di Legge Scalfarotto, che se fosse approvato definitivamente nella sua forma attuale introdurrebbe una condanna a un reato di pura opinione. Il vero obiettivo di questo testo? L’omofobia in tutte le sue forme, che secondo gli estensori non ha alcun diritto di cittadinanza tra le libere opinioni di un Paese democratico. Il movimento, anzi, “lo stile” delle Sentinelle in Piedi, infatti, che si riunirà sabato 5 aprile in Piazza del Pantheon a Roma, è una forma di presenza già attivo in Francia e in altri Paesi europei. Alla manifestazione di sabato parteciperà Mario Adinolfi, ex parlamentare del Partito Democratico ma anche giornalista e scrittore, che nel suo Voglio la mamma appena pubblicato ha raggruppato tutti i temi – dal matrimonio omosessuale all’eutanasia, dalla famiglia alla legge 40 – che oggi mettono in imbarazzo la Sinistra. Aleteia l’ha raggiunto e intervistato.

Oggi le vittime di discriminazione sono diventati i carnefici?

Adinolfi: C’è una storia, quella di Brendan Eich, un genio informatico licenziato da Mozilla, che mette i brividi perché segnala il passaggio a un livello molto più pesante della discriminazione contro chi pensa che la famiglia debba essere formata da un uomo e una donna, che il matrimonio sia questo, non possa che essere questo, sia sempre stato questo. Anche solo affermare questa “ovvietà” è diventato sinonimo dell’essere omofobico, ed essere omofobico è diventato ormai sinonimo di essere razzista, antisemita. Brendan Eich, infatti, non è un attivista, non è Adinolfi; è uno che semplicemente ha dato un finanziamento, nel 2008, di 1.000 dollari, a un comitato referendario che indisse un referendum in California – la famosa Proposition Eight – per abolire il matrimonio omosessuale. Tra l’altro, il referendum venne approvato dai cittadini californiani, e ricordo che la California non è esattamente uno Stato conservatore e retrogrado: è lo stato liberal per eccellenza, è lo Stato degli Studios di Hollywood, è lo Stato che in ogni elezione presidenziale vota democratico. Ebbene, quella Proposition Eight fu approvata dai cittadini californiani, tuttavia Eich che non era uno che si era impegnato particolarmente contro il matrimonio gay, ma aveva semplicemente dato un piccolo finanziamento per far svolgere un referendum democratico, viene indicato al pubblico ludibrio; quando un sito di accoppiamenti online come OkCupid – perché questa è la verità – per farsi pubblicità racconta di questo “obbrobrioso” finanziamento, gli attivisti gay si organizzano per il boicottaggio nei confronti di Mozilla. Eich peraltro è noto nella comunità web per essere un uomo di grandissime capacità, è colui che ha ideato Javascript e che occupa il posto che occupa per totale e assoluto merito. Ebbene, perde il lavoro, viene discriminato per un finanziamento di 1.000 dollari a un comitato referendario? E’ un salto di qualità che mi preoccupa molto, una formula discriminatoria che riguarda tutti coloro che in questa fase storica si oppongono all’idea che il matrimonio sia cosa diversa dall’unione di un uomo e di una donna.

Nel disegno di legge Scalfarotto intravede lo stesso atteggiamento discriminatorio?

Adinolfi: Esattamente. Quello che è successo a Brandon Eich è successo a Guido Barilla non più di qualche settimana fa, ed è successo a Costanza Miriano che si è trovata denunciata in Spagna, mentre il Parlamento proponeva di bruciare i suoi libri. Succede ovunque, succede a ogni latitudine, mi preoccupa molto perché è un atteggiamento violento. In particolare, sulla legge Scalfarotto io avevo anche qualche dubbio, non ero convintissimo. Poi qualche sera fa l’ho visto a Le invasioni barbariche, intervistato da Daria Bignardi, e ho sentito cose a cui non volevo credere. Insomma io sono amico di Ivan, ho stima in lui, condivido la parte di quell’intervista in cui ha parlato delle riforme costituzionali, ma poi l’ho sentito parlare della sua legge. L’ho sentito sostanzialmente paragonare Le Sentinelle in Piedi ai gruppi antisegregazionisti americani, c’è mancato poco che facesse il paragone anche con il Ku Klux Klan. Gli ho sentito dire che non c’è diritto di contraddittorio per chi è contrario al matrimonio gay, perché sarebbe come dare diritto di contraddittorio agli antisemiti e ai nazisti. Insomma, se è questa la sua impostazione è evidente che se dovesse passare la sua legge il libro che ho scritto, Voglio la mamma, sarebbe da mettere all’indice, non si potrebbe scrivere, e chi lo facesse finirebbe anche in galera. Dopo aver ascoltato Scalfarotto mi sono precipitato ad aderire all’iniziativa delle Sentinelle in Piedi al Pantheon a Roma.

Che cosa ti aspetti da questa iniziativa?

Adinolfi: Mi piace molto l’idea che si manifesti in silenzio e leggendo un libro. È una modalità evidentemente straniante, per chi è abituato a Roma, alle manifestazioni chiassose, agli slogan, agli insulti, ai fischi e fischietti. Invece qui ci sono persone che si mettono in piedi e leggono un libro. La modalità mi ha attratto, prima di tutto, perché l’ho vista come una risposta non violenta, laica, trasversale, anche esteticamente bella. Per questo farò questa fatica – io sono grosso, quindi stare in piedi tanto tempo è una cosa problematica – ma lo farò volentieri per dare la mia testimonianza.

Che reazioni ha provocato il tuo libro?

Adinolfi: Tu sai che il suo sottotitolo è “Da sinistra, contro i falsi miti di progresso”. È un libretto di colore rosso, agile, che si mette in tasca, che parla non solo di matrimonio omosessuale, ma anche di aborto, eutanasia, famiglia, ruolo della donna, eutanasia infantile, utero in affitto, legge 40, offrendo dati precisi e cifre. È sintetico, usa un linguaggio molto semplice, in modo che possa essere per tutti uno strumento da utilizzare quando ci si trova in discussioni di questo genere. Beh, questa cosa ha dato fastidio, e in particolare quel sottotitolo, oltre al fatto che sia rosso. Io ho voluto portare, nel campo che ho sempre frequentato da parlamentare e fondatore del Partito Democratico, questo elemento di discussione e di contraddizione. Ovviamente questa cosa è stata vista con estrema difficoltà e rabbia, da parte di molti. Per questo c’è il gusto intellettuale ancora maggiore nell’averlo fatto, perché non è stato indifferente andare a citare Pasolini, De Andrè, Bobbio e spiegare che mi rifaccio a quel pensiero. Non sto scrivendo un libro da cattolico reazionario, sto scrivendo un libro da persona di sinistra convinta che stare a sinistra sia difendere sempre il più debole, e quindi il bambino che ha diritto a una mamma, il bambino che non ha voce e rischia di essere abortito perché magari ha una piccola malformazione – oramai si abortisce in condizioni molto banali –, l’anziano che ormai si trova in condizioni di malattia molto pesante, perché spiego come in Belgio e in Olanda questi anni di eutanasia hanno significato 20.000 persone soppresse. La difesa del più debole è la finalità di questo libro e ovviamente questa cosa crea turbamento a Sinistra. Bisogna cercare di rendere la discussione più trasversale possibile. Io l’ho voluta portare nel mio campo e continuerò con una certa ostinazione, perché come diceva De André, bisogna andare “in direzione ostinata e contraria”. Questo è il lavoro che sto provando a fare.

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