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Ogni tanto lo Spirito Santo si diverte

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Giuseppe Savagnone - Tuttavia - pubblicato il 03/04/14
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Laici e religiosi devono portare Cristo ovunque, basta recinti…
Ogni tanto lo Spirito Santo si diverte a giocare con i meccanismi della società mediatica, così spesso utilizzati per il male, e li volge ai suoi scopi, tanto per dimostrare che essi non sono cattivi in se stessi, anzi possono costituire una risorsa sia per gli uomini che per Dio.

Sta già succedendo con papa Francesco, ma, a quanto pare, l’Autore di questa prima, immensa sorpresa ci ha preso gusto e intende continuare, sia pure in situazioni di molto minor rilevo. È il caso dell’inaspettato, travolgente successo di suor Cristina Scuccia, una suorina di venticinque anni, originaria di Comiso,  delle Suore Orsoline della Sacra Famiglia, che attualmente  vive e svolge la sua missione di religiosa a Milano. Il 19 marzo scorso Suor Cristina, a cui da sempre piace tanto cantare, oltre a esercitare questa sua dote nel coro della parrocchia ha partecipato a una trasmissione di Raidue, The Voice 2, cantando la canzone No one, di Alicia Keys. Era vestita di tutto punto da suora, col velo, la gonna sotto il ginocchio, insomma l’abito tradizionale che molte suore ormai hanno sostituito con quello secolare.
All’inizio la giuria, costituita da una variopinta rappresentanza del mondo dello spettacolo, stentava a credere all’identità di Cristina. “Colpa” anche della voce davvero bella, che ha reso molto efficace la performance della religiosa e ha colpito sia il pubblico (applausi scroscianti e prolungati) sia i giudici. «Scusa, ma… sei una suora vera o è una finzione?», le ha chiesto dopo l’esecuzione uno di loro, tatuato fino agli occhi.  «Sono una suora verissima!», ha risposto lei ridendo di cuore.   
 
E poi altre domande, del tipo: «Come mai sei venuta a questa trasmissione?». E suor Cristina, sempre in modo molto semplice, ma traboccante gioia:  «Ho un dono e ve lo dono!». E, di fronte al dubbio, avanzato da altri, che la sua iniziativa possa essere apprezzata nell’ambiente ecclesiastico, ha aggiunto:  «Mi aspetto una telefonata da Papa Francesco, perché lui ci invita ad uscire, a evangelizzare. A dire che Dio non toglie niente, ma anzi ci dona ancora di più. E io sono qui per questo!».
Poche battute, che però hanno molto impressionato tutti  presenti. L’hanno detto e ripetuto più volte: non credevano ai loro occhi. Una suora così! Chi l’avrebbe mai immaginato!

Il bello è che questo stupore è andato ben al di là dei confini della trasmissione. Riprodotta su You Tube, l’intera scena – la canzone e il dialogo successivo – ha avuto trenta milioni di visualizzazioni in tutto il mondo, è stata ripresa e commentata dall’Huffington Post, è stato oggetto di un tweet da parte della celebre attrice americana Whoopi Goldberg, protagonista del film Sister Act, dove interpretava una religiosa.

Inutile dire che, accanto alle approvazioni e alle congratulazioni, non sono mancate le indignate proteste. Una suora non dovrebbe lasciare ad altri, a dei laici e a delle laiche, il compito di testimoniare Cristo calcando le scene? (accusa di sottile clericalismo). Ci si fa suore per andare in Tv ad esibirsi? (accusa di esibizionismo). E poi, sarebbe mai stata selezionata per un simile spettacolo se non fosse stata suora? (accusa di strumentalizzare l’abito per far carriera). E inoltre, è opportuno che una religiosa canti una canzone con quelle parole? (accusa di cedimento alle mode, se non, addirittura, di compromissione col pansessualismo dominante).

Comincio dall’ultima accusa, la più insidiosa per chi, come me, non conosce l’inglese. Sono andato a verificare su Internet. Il ritornello, più volte ripetuto, tradotto in italiano dice così: «Nessuno, nessuno, nessuno può capire quello che sento, nessuno, nessuno, nessuno può capire quello che sento per te te, te, te, capire quel che sento per te. Quando cadrà la pioggia e il mio cuore soffrirà, tu sarai sempre qui, questo lo so per certo»
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Salvo a vietare alle suore la lettura e la divulgazione del Cantico dei cantici, dove c’è molto più erotismo che in questo testo (là sì si parla del corpo femminile e di quello maschile senza  troppe reticenze!) , non vedo perché una suora non possa cantare queste cose. Mica ci si fa suore perché si è prive di passione umana. Anche se oggi si è solito operare disinvoltamente queste riduzioni, l’eros non è solo sesso e il sesso non è solo uso dei genitali. Nessuno dovrebbe immaginarsi un consacrato o una consacrata come persone che hanno rinunziato all’eros, e neppure credere che la loro identità sessuale sia accidentale. Quasi fosse un abito superficiale, sovrapposto alla personalità dall’esterno. Si è uomini e donne anche nell’anima. Una suora rimane una donna per l’eternità.  E mi ha fatto piacere che Cristina, nel suo modestissimo abitino da suora, senza cadere neppure un istante  in pose finto-erotiche di cattivo gusto, abbia testimoniato non solo la sua fede, non solo la sua consacrazione, ma anche la sua femminilità e la sua passione di donna per il Signore.

Quanto alle altre critiche, c’è una cosa che accomuna laici e religiosi, ed è il desiderio di portare Cristo ovunque. Nessun recinto, nessun ambito chiuso. Ci siamo rimasti, noi cristiani, per troppo tempo. E’ il momento di uscire. E che lo sia, si vede anche dalla meraviglia della gente quando oggi sempre più si accorge che è possibile essere cristiani, essere suore, essere papa, in modo umano.

Qui l’originale