3. La liturgia, luogo della sensibilità redenta
Tra le opposte derive di una liturgia che non si prende più cura delle forme e di una liturgia che si sofferma sulle forme in modo ingenuo e ‘carnale’ (secondo l’opposizione paolina tra carne e spirito), si gioca la sfida di una liturgia dei ‘sensi spirituali’: sensi inabitati dallo Spirito di Cristo, che attiva la varietà e la ricchezza dei codici sensibili e li integra in una scena armonica, capace di lasciar trasparire l’ordine evangelico della carità; sensi abitati dalla parola di Dio che orienta azioni e percezioni alla rivelazione del senso cristologia); sensi che sanno abitare il limite, nel pudore che accompagna l’ardore con cui la sensibilità si sporge, oltre se stessa, sull’eccedente rivelazione del Dio trinitario. Forma, senso, stile: ecco i capisaldi di un’estetica liturgica dei sensi spirituali, sospesi tra cielo e terra, a pregustare il compimento, desiderandolo e invocandolo.
1) Per un approfondimento più sistematico delle tesi qui accennate, cfr. P. Tomatis, Accende lumen sensibus. La liturgia e i sensi del corpo, C.L.V, – Edizioni liturgiche, Roma 2010.
2) Cfr. Agostino, Le Confessioni, Città Nuova, Roma 19915, X, 6; 30-35; IV, 15-18.
3) Cfr. al proposito, M. Lacroix, Il culto dell’emozione, Vita e Pensiero, Milano 2002.
(da Rivista di Pastorale Liturgica, n. 1, 2011, pp. 30-36)