Morto a soli 15 anni di leucemia fulminante, ha offerto la sua vita per la Chiesa e il papa“Essere sempre unito a Gesù, ecco il mio programma di vita”. Con queste poche parole Carlo Acutis (1991-2006), il ragazzo morto a soli 15 anni di leucemia, e oggi Servo di Dio, delinea il tratto distintivo della sua breve esistenza tutta incentrata sull'amicizia con Gesù.
Carlo Acutis è un ragazzo del nostro tempo: moderno, spigliato, esperto di computer. Pieno di vita e di fede, e con una intelligenza superiore alla media. Tutto rosario e volontariato. La sua vicenda ha suscitato profonda ammirazione ed è divenuta in poco tempo molto amato e popolare. E proprio grazie alla rete, la vicenda di Carlo è riuscita ad andare oltre i confini, pur molto ampi, delle amicizie e conoscenze dirette.
Ma ciò che ha permesso a Carlo di vivere con letizia ogni istante, fino alla fine, è proprio il rapporto con l’Ostia, di cui si nutre tutti i giorni, e con l’adorazione eucaristica a cui dedica molto tempo. Devoto, ma per nulla bacchettone, ricevette la prima comunione a 7 anni, grazie a un permesso speciale.
Così ricorda la superiora del monastero di suore di clausura a Perego, in Brianza, dove fece la Comunione la prima volta nel libro Eucarestia. La mia autostrada per il cielo: “Composto e tranquillo durante il tempo della santa Messa, ha cominciato a dare segni di 'impazienza' mentre si avvicinava il momento di ricevere la Santa Comunione. Con Gesù nel cuore, dopo aver tenuto la testina tra le mani ha incominciato a muoversi come se non riuscisse più a stare fermo. Sembrava che fosse avvenuto qualche cosa in lui, a lui solo noto, qualche cosa di troppo grande che non riusciva a contenere” (Tempi, 20 maggio 2013).
Oggi, anche grazie alla mostra virtuale sui miracoli eucaristici da lui ideata (www.miracolieucaristici.org), la sua eredità spirituale è stata raccolta, lo si può ben dire, in tutto il mondo: dalle Filippine a Capo Verde, dal Brasile alla Cina.
Ai primi di ottobre del 2006 manifesta i sintomi di quella che inizialmente viene scambiata per una parotite. Poi la diagnosi: leucemia fulminante di tipo m3. Il decesso arriva in pochi giorni, il 12 ottobre. “Carlo ha capito cosa stava succedendo e ha offerto le sue sofferenze per la Chiesa e per il papa – spiega Francesca Consolini, postulatrice della causa di beatificazione, attualmente all’esame della congregazione vaticana competente –. In ospedale si preoccupava per i genitori, ringraziava infermieri e medici. Ha vissuto con pienezza anche la morte, come aveva vissuto prima. Vivere bene l’oggi, cercando l’essenziale: questo credo sia il messaggio più forte che ci ha lasciato” (Credere, 30 giugno 2013).
Qualcuno racconta di un riavvicinamento alla fede successivo alla morte dell’amico. “Al funerale – racconta la mamma – c’erano diversi immigrati, alcuni musulmani e induisti: immagino li avesse conosciuti nei suoi giri del quartiere in bici, quando si fermava a parlare con i portinai, quasi tutti stranieri. Sotto casa nostra c’era un senza fissa dimora, lui gli portava il pasto. Una volta regalò un sacco a pelo a un signore anziano che dormiva nei cartoni. Le piccole mance che si guadagnava le dava ai frati cappuccini”.
“Era anche molto austero – prosegue la madre –: ricordo che una volta si arrabbiò perché gli avevo comprato un paio di scarpe che lui riteneva superflue. Insomma, allenava la volontà.'Il problema – diceva – è far scattare la volontà. L’unica cosa che bisogna chiedere al signore nelle preghiere è di darci la voglia di diventare santi'”.
“Sono contento di morire – scrisse Carlo – perché ho vissuto la mia vita senza sciupare neanche un minuto di essa in cose che non piacciono a Dio”.
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![]() Il libro propone le brevi biografie di 14 giovani già canonizzati nel corso dei secoli e di 16 giovani contemporanei con storie di vita esemplari anche se poco conosciute. Tra questi c’è lo stesso Carlo Acutis. |