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“Che dice la Chiesa?”. Lo ascolteremo alla radio

Radio in Latinoamerica

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Emanuele D'Onofrio - Aleteia - pubblicato il 31/03/14

Dal 5 aprile parte su Radio Radio un nuovo programma in cui sei religiosi si confronteranno a turno con non credenti sui temi caldi della nostra vita

La Chiesa di papa Francesco, lo sappiamo, sta mettendo al centro le periferie, esistenziali e reali. Questo il suo paradosso e la sua sfida, che tante iniziative pastorali stanno raccogliendo. E in questo senso, l’avventura che vi raccontiamo è di quelle pionieristiche. “Che dice la Chiesa?” è un format che metterà a confronto – ogni sabato, dalle 10.30 alle 12, in onda su Radio Radio (Fm 104.5, Sky 518) a partire da aprile – uomini e donne di Chiesa con ascoltatori di una delle radio laiche più ascoltate a Roma e nel Lazio. I temi? Quelli più presenti nelle nostre vite di cristiani e cittadini: spiritualità, teologia, morale, ma anche affettività, sessualità, matrimonio e famiglia. Di questi ultimi, in particolare, si occuperanno don Fabio Bartoli, parroco nella diocesi di Roma, e suor Sabina Nicolini, della comunità delle Apostole della vita interiore, che di queste problematiche scrivono già ampiamente sul blog La Fontana del villaggio, e che hanno raccontato a noi di Aleteia le loro emozioni.

È la prima volta che sbarcate in radio?

Don Fabio: Sì. Soprattutto è la prima volta su una radio laica, qualche volta ci è capitato di parlare, separatamente, su Radio Maria e su Radio Vaticana. La sfida interessante sarà avere a che fare con un pubblico che presumibilmente sarà lontano dalla fede.

Com’è composta la vostra squadra?

Don Fabio: Complessivamente siamo sei, divisi in quattro squadre, due a coppie e due individuali. Ci alterneremo, ogni squadra parlerà più o meno una volta al mese di temi differenti: una coppia parlerà di temi e storie della Bibbia, uno di noi parlerà dei rapporti tra scienza e fede, un altro di temi d’attualità legati alla Chiesa cattolica, e poi ci siamo noi.

Suor Sabina: Don Fabio sul blog affronta spesso questi temi. E anch’io come consacrata me ne occupo tantissimo facendo evangelizzazione e accompagnamento spirituale; volentieri abbiamo accolto questa “sfida”, perché sono temi scottanti e che ci stanno a cuore. Ci metteremo in gioco completamente.

Ci saranno interventi da casa?

Don Fabio: Lo schema della trasmissione dovrebbe essere questo (dico “dovrebbe” perché è un working progress: andiamo in onda tra una settimana e scopriremo solo allora cosa succederà): in una prima parte interagiremo con un conduttore, mentre nella seconda parte apriremo i telefoni e vedremo cosa ci dirà la gente.

Porterete in radio le esperienze di cui vi occupate ogni giorno?

Don Fabio: Sai che c’è? Non si può essere uomini senza occuparsi di sessualità. Questa questione è al centro della vita umana di chiunque, anche dei consacrati. Il dramma del nostro tempo, a mio parere, è che se ne parla moltissimo, ma nella maniera più sbagliata. I nostri ragazzi crescono, senza sapere quasi nulla della propria sessualità, e così tutto viene terribilmente banalizzato. A questo punto erano molto meglio i vecchi moralisti, che almeno ti davano il senso del mistero, piuttosto che questa banalizzazione alla quale stiamo assistendo. Capiamoci: la vecchia educazione era sbagliata perché si basava molto sul senso di colpa. Giovanni Paolo II è stato il primo che ha rovesciato il paradigma e senza cambiare niente della dottrina ha cominciato a parlare del tema sessuale partendo dall’uomo, mostrandolo come aspirazione, come dono, come crescita, come cammino. Io ero in seminario a quel tempo, leggevo le sue catechesi e mi esaltavo. Tuttavia, anche se non è affatto il mio ideale, devo dire che in confronto allo sfacelo di oggi era meglio il senso di colpa dei vecchi moralisti, che almeno lasciava spazio a una crescita.

Suor Sabina: Io ci rifletto molto su questo annuncio, perché colgo un tale bisogno di significato, anche nei più giovani! Sono reduce da una missione popolare in Sicilia, sono rientrata proprio ieri sera. Nelle scuole superiori, che visitavamo ogni mattina, la domanda sulla sessualità è uscita più volte, magari con un po’ di pudore, di timidezza. Vedo quanto fa bene per loro che se ne possa parlare. Spesso, visto che sono consacrata, mi chiedevano: “come fai a rinunciarci”. In realtà mi ha fatto bene lo stupore che ho visto in questi ragazzi, di domanda, di senso, spalancavano gli occhi di fronte ad un discorso sulla sessualità sereno, felice, legato a un significato.

Quali saranno le problematiche più presenti?

Suor Sabina: Il discorso della sessualità si allargherà al campo della relazione. Com’è possibile costruire delle relazioni sensate, come si può vivere l’amicizia? Ho in mente una bambina di 13 anni che mi guardava e mi diceva: “l’amore non esiste”. Ti rendi conto che c’è tutto un vissuto personale esistenziale che dalla sessualità può essere anche molto ferito, e quindi che va raccolto, recuperato, a cui va data speranza. E poi ci saranno altri temi, magari arriveranno dall’attualità. Mi viene in mente il tema dell’omosessualità, che crea anche domanda e produce un vissuto che a volte è molto delicato, fatto di chiaroscuro, a cui tante volte i giovani non sanno dare un nome, di fronte al quale restano disorientati, anche se poi sposano delle bandiere che danno sicurezza.

Anche gli adulti vivono le stesse difficoltà?

Don Fabio: Ti ricordi un film dal titolo La verità, vi prego, sull’amore? Io credo che un grosso problema del nostro tempo sia che nessuno dice più la verità sull’amore. Ci hanno convinto che l’amore consista nelle farfalle nello stomaco, nei sogni, nelle aspirazioni romantiche… l’amore è tutta un’altra cosa. Io credo che il grosso problema stia qui: la gente non nutre più una grande passione per il sacrifico. E bada che questo va a toccare non solo i rapporti di coppia ma tutto, perché se uno non accetta più il sacrificio questo vale per tutti gli aspetti della vita. E d’altra parte l’unica cosa per cui valga la pena sacrificarsi è l’amore. Se non sai più cos’è l’amore ti cade ogni motivazione della vita: tanto più, nella vita di famiglia.

Vi spaventa l’idea di ritrovarvi in un contesto così laico?

Suor Sabina: Io sono molto serena. Anzi quest’opportunità mi riempie di entusiasmo, intanto perché so che sarò arricchita dal confronto, dal sapere quello che la gente pensa. E poi so che c’è un annuncio, che non è nostro e che ci supera, e questo è l’annuncio che Gesù Cristo dà sull’amore, sull’uomo e sulla sessualità, che è talmente bello e affascinante che, certo, può essere una provocazione, può fare scandalo, può dare fastidio, ma comunque vale la pena che sia comunicato. Per questo sento che abbiamo le spalle coperte dalla bellezza di quello che portiamo. Che poi non venga compreso ci sta e fa parte della missione del cristiano. Ma io confido in quella bellezza, e so che è talmente triste vivere la realtà umana senza Gesù che già per questo si dimostra la Verità della fede. Se il mondo senza Gesù funzionasse, se si vedessero persone felici, che sanno amarsi, alzerei le mani. Ma vedo tanta tristezza, tanta rabbia, tante ferite, vedo un mondo che sta aspettando a braccia aperte, desideroso di accogliere il messaggio che può arrivare. Sicuramente invocheremo lo Spirito Santo, prima di cominciare!

Don Fabio: C’è anche un valore aggiunto. La gente è abituata a vederci parlare da una cattedra: il fatto invece di vederci scendere “in piazza”, che ci mettiamo a chiacchierare con loro, sono sicuro che sarà accolto favorevolmente. Proprio perché ci mostreremo senza rete di protezione. Pensa, molti già ci hanno chiesto informazioni anche da fuori Roma: chissà, magari potrebbe anche succedere che questa diventi un’esperienza pilota, da replicare anche in altre città, un format da esportare.

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